Guerriero americano è la saga di cui avevate bisogno

I primi quattro capitoli di Guerriero americano arrivano su Amazon Prime Video: è l’occasione giusta per scoprirli

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I film della saga di Guerriero americano dall’1 al 4 sono su Amazon Prime Video

Lasciateci aprire questo pezzo con una lamentela in ritardo di quasi quarant’anni: il titolo italiano Guerriero americano è una pessima scelta, che tradisce in parte lo spirito stesso del franchise con Michael Dudikoff, e in particolare quello che lo faceva spiccare negli anni Ottanta in mezzo a una pletora di action più o meno bellici. Il titolo originale (del primo film e poi dell’intera saga) è American Ninja, che oltre a suonare come il titolo di un reality show è anche un efficace riassunto di ore e ore di girato. Si capisce subito che i film non parlano del “solito” soldato, ma di un G.I. Joe (di nome Joe, peraltro) che ha imparato le antiche e proibite tecniche delle arti marziali miste a guerriglia giapponesi. La traduzione italiana riduce invece il protagonista al solito ammasso di muscoli, quale peraltro il nostro Joe non è.

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Chi è il Guerriero americano?

Nato dalla prolifica mente produttiva del mito Menahem Golan e del suo Cannon Group, Guerriero americano avrebbe dovuto essere inizialmente un nuovo veicolo promozionale per Chuck Norris, che nel 1985 stava cominciando a diventare una vera e star e che quindi rifiutò la proposta perché intimidito dal concetto di “ninja” – che avrebbe previsto di doversi coprire la faccia. Per nulla scoraggiato dal suo rifiuto, Golan decise quindi di ingaggiare un fotomodello con alle spalle studi di psicologia infantile, e che non aveva alcuna esperienza con le arti marziali che gli sarebbero servite per interpretare la parte.

Michael Dudikoff, però, era anche un atleta, o quantomeno era portato a imparare a usare il suo corpo in maniera espressiva anche fuori da una passerella o un set fotografico: per lui garantì il karateka, e coreografo dei combattimenti del film, Mike Stone, convinto che Dudikoff avrebbe imparato senza problemi i movimenti. Che erano poi quello che contava davvero in Guerriero americano: con una storia semplicissima e molto lineare, un’altrettanto chiara divisione tra buoni e cattivi e nessuna aspirazione “alta”, il film aveva bisogno di un atleta capace per funzionare, e di affidarsi per il resto allo spettacolo imbastito da Stone, dal regista Sam Firstenberg e da tutta la squadra produttiva Cannon, che nel 1985 aveva già alle spalle una storia quasi ventennale e decine di film in cantiere.

Cosa fa il Guerriero americano?

Tira le botte e i calci volanti, e occasionalmente fa parkour. Abbiamo parlato di storia semplicissima, ed eccola qui: Joe è un ex galeotto al quale è stata proposta un’alternativa al carcere, e questa alternativa è arruolarsi nell’esercito degli Stati Uniti d’America e vedersi spedito nelle Filippine. Dopo una breve intro nella quale impariamo che Joe è anche un solitario al quale non frega nulla di comunicare con il resto del suo squadrone, ecco che Guerriero americano impenna immediatamente: durante il trasferimento della figlia di un qualche generale dell’esercito da un posto sicuro all’altro, il convoglio viene attaccato da un gruppo di ninja, che Joe sconfigge da solo a colpi di inaspettate arti marziali, sorprendendo e preoccupando il capo degli assassini.

Una volta scoperti i poteri segreti di Joe, Guerriero americano diventa una sua lunga celebrazione. C’è un cattivo con un accento francese, certo, con un piano criminale e con un esercito di tanti altri ninja a disposizione. C’è la figlia del generale che si innamora di Joe. Ma soprattutto c’è Joe, appunto. Michael Dudikoff non è il protagonista più carismatico degli anni Ottanta, e molti dei suoi combattimenti nel film non sono spettacolari quanto potrebbero perché vengono un po’ ammazzati da un montaggio raffazzonato e da inquadrature poco chiare. Ma l’idea dietro al film rimane fortissima: un tizio americano, classico soldato biondo e mascellone, che maneggia i segreti dei ninja, e li usa per menare qualsiasi cosa gli si pari davanti – tutto mentre contende con un’amnesia che, entro la fine del film, servirà per spiegare le sue origini e le sue capacità.

L’improbabile successo di Joe

Guerriero americano uscì in un mercato già saturo di film del genere, e nel quale stavano già emergendo, o erano già emersi, nomi come Chuck Norris, Van Damme e Steven Seagal, per non parlare dei soliti Sly e Schwarzy. Eppure, nonostante i suoi evidenti difetti, la sua povertà produttiva e un protagonista non impeccabile, il film si costruì un suo piccolo culto, e Joe in particolare risulterà, con il senno di poi, uno dei personaggi più longevi della storia dell’action anni Ottanta. Dopo il primo capitolo ne usciranno altri tre: La sfida sposta l’ambientazione nei Caraibi e introduce il concetto di “ninja mutante”, in Agguato mortale manca Michael Dudikoff, e Distruzione totale mette insieme il redivivo Joe con il protagonista del terzo capitolo.

In realtà esiste anche un quinto film della saga, American Ninja V, anch’esso senza Michael Dudikoff e in origine slegato dal franchise di riferimento. Non è un granché, è quasi apocrifo e infatti non è inserito nel pacchetto di Amazon; ma vale comunque la pena provare a recuperarlo per i seguenti motivi: la presenza di un Game Gear come plot point, la presenza di Pat Morita (!) e il fatto che uno dei protagonisti sia l’attore inglese Clement von Franckenstein. Una cosa comunque possiamo garantirvela: se quello che vedrete in Guerriero americano vi dovesse piacere, andate sul sicuro e recuperate anche gli altri tre capitoli presenti in streaming. Non solo non ve ne pentirete, ma potreste scoprire una delle più grandi quasi-star del magico mondo dell’action anni Ottanta.

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