Guardiani della Galassia Volume 2 ha il miglior incipit Marvel | Un film in una scena
L'inizio di Guardiani della Galassia Volume 2 è perfetto e travolgente perché dice tutto dei personaggi senza che ce ne si accorga...
Quando si guarda Avengers la cosa che stupisce di più di un film così equilibrato è la debolezza dei suoi primi minuti. L’arrivo di Loki e il quartier generale dello S.H.I.E.L.D in panico sono ripresi senza la verve e l’ironia che arriverà di lì a poco. Stessa cosa con Avengers: Infinity War, che ha sicuramente lo shock di morti illustri ma che inizia così in medias res da portarci nel conflitto già finito. Thanos ha sconfitto gli Asgardiani restanti e si prepara a invadere la terra. Il freno a mano è tirato anche con Endgame, da cui ci si sarebbe aspettati una continuazione diretta del cliffhanger del film precedente. Invece il soggetto principale è Clint Barton, che nemmeno era a combattere la battaglia del Wakanda!
Con il primo Guardiani della Galassia, dove sia lui che la Marvel si giocavano di tutto e di più, ci ha dato cinque minuti densissimi. Come un cortometraggio, l’inizio con Peter Quill che saluta la madre morente e viene rapito da un’astronave che arriva dal cielo è un riassunto di tutto il range di emozioni che verrà affrontato nel film.
Con Guardiani della Galassia Volume 2 la scena di apertura si divide in due sezioni. La prima in Missouri con Kurt Russell ringiovanito in digitale che sfreccia nelle strade sulle note di Brandy dei Looking Glass. Si scopre subito che la ragazza con lui è Meredith Quill, la madre di Peter - Star Lord. Due minuti nel film e già si è rivelato il tema principale: il confronto con il proprio padre.
È una sequenza per nulla memorabile e molto funzionale, che fa da preludio al vero inizio: 34 anni dopo, nel Sovereign la “banda di idioti”, come si autodefiniscono, è pronta all’azione. Un mostro intergalattico sta per arrivare dal cielo. I Guardiani si preparano a combatterlo. In men che non si dica partono gelosie infantili sulle armi scelte e sfottò (da Rocket a Drax) degni di un adolescente in piena crisi da competizione. Stanno preparando il campo di battaglia, e hanno piazzato due altoparlanti per sentire la musica mentre salvano l’universo. Non fanno in tempo ad avviarlo: si devono lanciare nella battaglia. Tutto il gruppo unito imbraccia le armi.
Un “boss finale” da videogame, in una scenografia che richiama direttamente gli spazi limitati dei videogame, viene affrontato all’inizio del film. Invece che concedere la solita posa eroica al rallentatore James Gunn devia però l’attenzione su Baby Groot.
Lui non partecipa, è troppo piccolo, e resta in panchina. Distratto attiva il riproduttore musicale. Sulla terra si ascolta Brandy, nello spazio Mr. Blue Sky. Il piccolo alieno a forma di ramoscello balla come se nulla fosse, gioioso e spensierato, mentre dietro di lui accade di tutto. L’azione è sullo sfondo, sfocata come se fosse fuori campo. non interessa al regista. Una dichiarazione di intenti: ci saranno colori, esplosioni e follie da space opera, quello che conta sono però i personaggi e quello che fanno in questo film. Il loro essere una famiglia, seppur disfunzionale.
La cosa eccezionale di questi titoli di testa è che sono fondamentalmente un riassunto nascosto. Non della trama del film precedente ma dello stato dei rapporti e il carattere dei Guardiani della Galassia. Quando entrano nell’inquadratura monopolizzata da Groot raccontano molto di quello che sono. Peter sbattuto a terra con violenza fa fatica a rialzarsi, stordito dal colpo. Appena capisce che il piccolo è inconsapevolmente in una situazione di pericolo lo chiama… prima di venire lanciato nuovamente fuori dall’inquadratura. È un umano: empatico e debole.
Groot continua a girare intorno al campo di battaglia. Drax, in secondo piano, è prigioniero del tentacolo del mostro, ma resiste. Non c’è dubbio che lui sia il più forte del gruppo anche per chi non conosce questi personaggi. Gamora è più paziente, quasi materna, gli spiega di spostarsi perché rischia di farsi del male. Un dialogo insolito per il personaggio, se fossimo stati nel Volume 1. Qui invece è maturata, ha trovato altre persone di cui preoccuparsi, pur senza nascondere lo spirito da guerriera. Infatti, mentre dice queste cose, spara raggi colorati con un cannone gigantesco.
Drax quasi lo travolge. Non attutisce la caduta, arriva scomposto pur di non fare male al piccolo. Nessuno ha però la cura che ha per lui Rocket che lascia la battaglia per impedirgli di mangiare un insetto alieno. Infine, correndo da una parte e dall’altra, Groot finisce nel mezzo dell’azione coloratissima e frenetica.
La sequenza è stata definita da James Gunn, in una prima versione dello script, come “i più grandi titoli di testa di sempre”. Il compito è stato affidato alla società di effetti visivi Framestore. Le difficoltà tecniche erano molte: si fondevano personaggi reali, con altri in computer grafica, in un piano sequenza. La cinepresa non opera tagli, per cui hanno dovuto creare effetti che durassero anche 800 fotogrammi. Ci lavorarono dalla fine di agosto 2016 fino a febbraio 2017. Hanno suddiviso la sequenza in 11 tagli invisibili. Il più corto dura 20 secondi. In ognuno di questi tagli gli animatori hanno lavorato su un minimo di cinque personaggi presenti contemporaneamente nell’inquadratura.
Il merito delle mosse di danza di Baby Groot è tutto di James Gunn il quale si è fatto filmare con il cellulare e ha mandato il filmato agli animatori come punto di riferimento su cui modellare il personaggio.
View this post on Instagram
L’ultima cosa che si nota in quella scena sono le nuvole. Eppure il supervisore degli effetti visivi James Fawkner ha spiegato di avere sviluppato una nuova suite di strumenti per ricrearle. A ben guardare si muovono infatti come se fossero in time-lapse. La città d’oro che riflette le luci ha messo un ulteriore livello di difficoltà nel creare i VFX.
L’inizio di Guardiani della Galassia: Volume 2 non è la scena più bella del film. Per quella ci pensano i Ravagers o Mary Poppins. Però è una delle più funzionali al raccontare il film ai neofiti, nonostante si possa togliere dal film senza cambiare una virgola della trama. Quel “Guardiani della Galassia” che compare enorme freezando tutto come nel bullet time di Matrix e occupando tutto lo schermo, è puro James Gunn. In quel momento il film tende la mano. Sta a noi prenderla. Per decidere se farlo ci concede quei pochi minuti di titoli di testa, poi si va all’avventura.