Guardate Prospect, un piccolo film con grandi ambizioni
Prospect, disponibile su Prime Video, è uno di quei film che si meriterebbero una categoria a parte: una gemma nascosta che potrebbe non piacere a tutti
Uscito nel 2018 e rimasto in sala il tempo di uno starnuto, è arrivato su Prime Video, dove con ogni probabilità farà una manciata di visualizzazioni i primi giorni per poi finire dimenticato nel gran calderone delle opere che occupano spazio sui server di Amazon; è un vero peccato ma è per questo che siamo a provare a convincervi a dargli una chance e soprattutto a farvi capire se fa per voi o meno.
Prospect è un film di fantascienza fatto con pochi soldi, tante idee e una presa saldissima sul concetto di world building. Scritto e diretto da due debuttanti, Zeek Earl e Chris Caldwell (che a quanto ci risulta da allora sono ancora fermi al palo), è una storia piccola piccola ambientata in un universo grande grande e del quale vediamo solo alcuni sprazzi sullo sfondo. È un western spaziale, nello specifico una di quelle storie di “grande corsa all’oro” fatte di pionieri, esploratori, avidità spaziocapitalista e risorse che sembrano solo un modo per arricchirsi ma trascendono fino a diventare una ragione di vita, o una metafora di qualcosa di più grande.
Tra questi ci sono Cee e Damon, padre e figlia che vogliono fare un ultimo colpo, un ultimo scavo, per diventare finalmente ricchi e abbandonare la loro vita di minatori spaziali di piante velenose; ovviamente la dritta sulla posizione di uno di questi giacimenti arriva da una fonte poco raccomandabile, e altrettanto ovviamente la loro ricerca non andrà liscia ma li porterà a incontrarsi e scontrarsi con gentaglia poco raccomandabile e con la faccia di Pedro Pascal (la cui presenza ha catalizzato, a occhio, l’80% del budget del film).
Questa storia di estrazioni pericolose e di criminali spaziali dal cuore d’oro viene raccontata con un’attenzione estrema al dettaglio e con un grande talento nel far intuire – senza mostrarlo per ragioni di tempo e di mezzi – che sullo sfondo c’è molto di più, e che il mondo di Prospect potrebbe diventare un universo narrativo ben più ampio.
Non è però questa l’ambizione di Earl e Caldwell, che vogliono invece omaggiare una certa fantascienza fatta di dettagli e piccolezze (in una delle interviste promozionali i due spiegavano con dovizia di particolari come hanno fatto a creare i caschi spaziali che si vedono nel film), e soprattutto sporca, raffazzonata, più interessata alla funzionalità che all’estetica: Prospect è lontanissimo da quella perfezione un po’ asettica in stile Apple Store che caratterizza gran parte della sci-fi moderna, è un film di oggetti che non funzionano e di operazioni pericolose, di astronavi danneggiate e di caschi crepati.
E poi è un film di personaggi, o meglio di personaggio: se Pedro Pascal, Jay Duplass e il resto del cast di supporto sono più archetipi che vere persone, Sophie Thatcher è protagonista di un arco di crescita raccontato con poche efficaci pennellate, che la trasformano da adolescente con broncetto in vera e propria sopravvissuta; in questo aiuta sicuramente che lei per prima ci creda tantissimo e dia vita al personaggio di Cee con tutto il talento e la voglia di fare di una che è al suo primo film e ne vuole girare molti altri dopo di questo.
Dopodiché, se dalla fantascienza cercate il grosso budget, lo spettacolo visivo da “ho trovato un nuovo sfondo del computer”, il respiro epico, soprattutto se cercate l’azione mozzafiato e il virtuosismo di regia potete anche girare alla larga da Prospect, che è un film (passateci l’espressione fastidiosissima) lento e compassato, che cresce lentamente e costruisce la tensione a botte di sottrazione, silenzi e set pieni di nebbia e di vegetazione inquietante. Un film invendibile, plastica rappresentazione dell’anti-cool fatto cinema, e per questo adorabile se avete a cuore un certo tipo di fantascienza sempre meno esplorata perché impossibile da monetizzare a dovere. Lo ripetiamo: si meriterebbe una categoria a parte su Prime Video.