Grattachecca, Fichetto e la cancel culture
Lo sceneggiatore più acuto scrive un trattato semplicissimo che attraverso Grattachecca e Fichetto spiega cosa sia libertà, in tutti i sensi
Questo articolo è parte della rubrica Tutto quello che so dalla vita l’ho imparato da I Simpson in cui ogni settimana rivediamo, raccontiamo e celebriamo i 50 episodi della serie che riteniamo più significativi.
Grattachecca, Fichetto e Marge - I Simpson, Seconda stagione, episodio 9
HOMER: “Mi hai sentito benissimo non verrò al lavoro per tutta la settimana... Te l’ho detto la mia bambina mi ha pestato... Non è vero, non è la peggiore scusa che abbia inventato!”
Il più grande amante di Grattachecca e Fichetto all’interno della squadra di sceneggiatori di I Simpson è John Swartzwelder. È lui a scrivere la maggior parte degli episodi anche quando sono contenuti in puntate che non ha scritto. È normale quindi che sia stato lui lo sceneggiatore a cui è stato assegnato l’episodio in cui Marge rimane scandalizzata dalla violenza e inizia una battaglia per cancellare quei cartoni. È una puntata molto delicata in un momento delicato. È la seconda stagione di I Simpson dopo che la prima è stata un trionfo di popolarità immediato e ovviamente di polemiche. E ogni volta che ci sono polemiche riguardo la violenza (lo abbiamo visto anche per altre puntate che vengono dopo questa), ogni volta che il network chiede una stretta, ogni volta che qualcuno protesta, la serie tira fuori l’artiglieria pesante: una puntata tutta dedicata a Grattachecca e Fichetto.
Per diverse ragioni questa però è più fondamentale di altre. Perché è sciocca come tutte le puntate scritte da John Swartzwelder ma aggredisce un principio basilare e non lo molla, descrivendo bene i meccanismi contorti dei media.
L’inizio è molto semplice ed è il classico quadretto familiare. La mamma (Marge) prepara la cena, il padre (Homer) vuole costruirle un portaspezie, i figli guardano i cartoni. Il portaspezie viene chiaramente malissimo (ma fa ridere che Homer ne sia soddisfattissimo) e accade che Maggie lo colpisca alla testa con un martello.
La sequenza copia quella della doccia di Psyco, è fatta per imitarla quasi inquadratura per inquadratura, con tanto di musica di Bernard Hermann. Oggi è un espediente molto usato, all’epoca era avanguardia pura. Non si tratta di una citazione, non è vestire il personaggio come uno di un film, non è usare battute di un film o citarne qualcosa, è proprio calcare un’azione importante per la trama esattamente come è stato fatto in un grande film. È un’operazione comica a più livelli perché fondata sul ribaltamento più semplice (un terribile maniaco omicida è sostituito da una bambina con il ciuccio) e capace al tempo stesso di operare quell’eccesso che caratterizza l’umorismo dei Simpson. Non basta che il colpo sia uguale ma anche tutta la parte dopo che non è utile, è rifatta come quella di Psyco con la tenda strappata e il sangue (che qui è vernice) nello scolo. Fino anche alla visuale dall’alto. Per questo è stata un punto di non ritorno per tutta la tv.
È lo snodo cruciale della puntata. Marge scopre che quest’idea di colpire il padre Maggie l’ha presa dalla tv, dai cartoni di Grattachecca e Fichetto, e non ci sono dubbi, ci viene mostrato chiaramente: quei cartoni la spingono a compiere i medesimi atti violenti che vede. È così. Nella realtà ovviamente le cose non funzionano in questo modo ma per l’economia di questa puntata l’attacco dice che i bambini replicano la violenza che vedono nei cartoni, prende cioè la posizione più dura. Specie per un cartone che poi tramite Grattachecca e Fichetto quella violenza in effetti la mostra. È la cosa pazzesca di Swartzwelder, il fatto che prenda il percorso che nessuno al posto suo prenderebbe e ci mette dalla parte della protesta, dando tutte le ragioni a Marge.
I cartoni vengono proibiti a Bart e Lisa e il fatto è così increscioso che durante la ricreazione Bart incassa la solidarietà di Nelson. Ma non basta, Marge prende nota di quel che avviene nelle puntate di Grattachecca e Fichetto e scrive una lettera di protesta agli autori. Autori che chiaramente la accartocciano e cestinano. Solo il creatore e capo della produzione Roger Myers le risponde e lo fa con spocchia, provocandola (cosa che contribuisce a metterci dalla parte di Marge). È guerra, Marge che aveva chiesto di moderare la violenza ora ha deciso di battersi perché non siano più violenti e nel picchettare davanti la sede inizia ad incassare la solidarietà di persone come Maude Flanders e poi di una folla in cui ci sono diversi padri con la testa fasciata perché colpite in testa da un martello dai figli esattamente come Homer. Intanto Lisa e Bart con una scusa scappano e mentre i genitori picchettano con i cartelli vanno a vedere lo stesso il cartone a casa di amici.
Questo è niente rispetto a quando vanno in trasmissione da Krusty a protestare al solo annuncio dei cartoni. E Krusty ovviamente è subito terrorizzato di alienarsi il pubblico. In un inciso che è puro Swartzwelder (cioè potere + idiozia) Roger Myers in una riunione con il suo staff chiede delle idee su come fermare Marge e la sua protesta e gli altri, che sono gli autori dei cartoni, hanno solo idee da cartone violento tipo “colpirla in testa con un pianoforte” o “la imbottiamo di dinamite poi le ficchiamo un fiammifero in gola e scappiamo”. Qui arriva la seconda gag, Myers li disprezza per la mancanza di idee serie e loro annuiscono dandogli ragione come degli yes men. Le persone in questione sono disegnate per essere caricature di David Silverman, Rich Moore e Wes Archer, abituali registi di I Simpson.
La crociata che parte è ricalcata su quella di Terry Rakolta, casalinga e attivista anti-oscenità, moglie di un’esponente del partito repubblicano, contro la serie Sposati… con figli, che era sempre della Fox. Solo l’anno precedente infatti Rakolta aveva condotto un’aspra battaglia su tutti i media per via di una puntata di quella serie in cui il protagonista guardava lascivamente una donna spogliarsi. Ci furono mobilitazioni, lettere di protesta e minacce. La Fox spostò la serie di mezz’ora in avanti (alle 9 di sera) e cancellò un altro episodio potenzialmente controverso. Di fatto non accade nulla di che, anzi l’anno dopo gli ascolti erano cresciuti, ma la discussione fu rumorosa e Rakolta divenne un personaggio mediatico, invitata a diversi talk show, fino anche al più serio di tutti, Nightline.
La cosa che è incredibile di Grattachecca e Fichetto è che per tutto l’episodio tutti quelli che ne guardano anche solo un segmento ridono tantissimo. Tutti tranne Marge. Lo fa Homer (che dopo aver visto diverse puntate dice anche “Non sapevo che i topi avessero una vita così interessante”) e lo fa anche Kent Brockman nell’apertura della puntata di Smartline (ovviamente calcato su Nightline) in cui affronta la questione. La trasmissione è da subito di parte, fin dall’attacco, dipinge Marge come una scema e non la fa parlare, gli altri ospiti sono tutti contro di lei, incluso il grande psichiatra Marvin Monroe in collegamento da Vienna. Solo negli ultimi 9 secondi le consente di parlare e lei li usa per mobilitare tutti quelli che stanno guardando.
La produzione di Grattachecca e Fichetto è inondata di lettere, centinaia di migliaia, un mare. È la cancel culture quando non la chiamavamo ancora cancel culture. Le richieste sono estreme, la folla indignata vuole la rimozione di quella società e dei suoi prodotti dal mercato, cancellazione totale se non proprio minacce di morte: “Smetterò di vedere i vostri programmi, comprare i vostri prodotti o frenare se mi attraversate la strada”. Di fronte a questo Myers si arrende. È una parabola attualissima, la mobilitazione della folla per un percepito danno morale costringe una società a rivedere l’atteggiamento. Disperato su come gestire i cartoni Myers chiama Marge chiedendo a lei come risolvere le puntate. Swartzwelder è impietoso: da una parte della cornetta c’è il team di autori e disegnatori che lavora, dall’altro capo del telefono Marge che condisce costolette e dà consigli un po’ a caso che trasformano Grattachecca e Fichetto in un programma gentilissimo. Invece che far fuori Fichetto perché gli ha rubato una torta, Marge propone di condividerla così la possono avere entrambi. Dopo un po’ di silenzio pensieroso Myers risponde: “...è diverso questo è sicuro”.
Questa puntata è la prima in cui conosciamo il creatore e manager dell’impero di Grattachecca e Fichetto. In seguito scopriremo che è il nipote del creatore originale perché il cartone diventerà l’equivalente della Disney nel mondo dei Simpson (con parchi e una storia che affonda negli anni ‘20 e strani legami con il nazismo), cosa che in questa puntata ancora non è, non è un impero anzi è un’impresa relativamente piccola nella quale Myers stesso partecipa alla stesura degli episodi. A doppiarlo c’è Alex Rocco, attore noto per il ruolo di Moe Greene in Il padrino, che dà un grandissimo afflato al personaggio.
I nuovi Grattachecca e Fichetto hanno una nuova sigla gentilissima (già nella musica), fatta di scene di cordialità, e quando Maggie vede i personaggi offrirsi la limonata a vicenda li imita e ne offre una a Homer anche lei. La cosa che fa ridere è che lo fa comunque all’improvviso, spaventandolo, come se stesse per dare una coltellata. Bart e Lisa, ma anche tutti i loro coetanei sono schifati, spengono la tv e decidono di uscire all’aperto. Parte una sequenza eccezionale, una specie di finto piano sequenza unico in cui vediamo tutti i bambini recuperare i giochi all’aperto, correre in bici, fare tutte quelle attività da America tradizionale, dal baseball ad una scena di steccati dipinti presa da Tom Sawyer. In sottofondo La Pastorale di Beethoven come fosse Fantasia di Disney.
È la presa in giro definitiva. Levando la violenza ai cartoni il mondo diventa un posto perfetto. Il sogno bagnato di ogni tradizionalista si materializza e i bambini tornano indietro nel tempo. Tutto è eccessivamente perfetto di colpo, c’è chi aiuta gli anziani ad attraversare e altri che vanno in monopattino in formazione davanti ad una bambina con l’aquilone e altri con il frisbee. Era la violenza nei cartoni la responsabile di ogni male nel mondo.
La puntata è diretta dal mestierante Jim Reardon, che avrebbe avuto una gran carriera nella serie ma qui era alla sua prima regia. Tuttavia questa scena eccezionale è merito di Bob Anderson, regista all’epoca assistente di Reardon e poi arrivato ad essere primo regista. Era così buono il montaggio che addirittura James L. Brooks voleva che fosse il finale della puntata.
A questo punto, una volta esposto il punto di vista di Marge, cioè che la violenza nei cartoni va abolita, la puntata lo mette in crisi. Da Firenze arriva a Springfield il David di Michelangelo. Visiterà New York e Springfield (se c’è tempo Boston e Los Angeles!), il gruppo attivista formato da Marge la sveglia al mattino presto per questa una nuova battaglia, impedire l’arrivo di questa statua che espone nudità maschili, che tuttavia lei non condivide. È un gruppo che non controlla più, ora comandato dal fronte religioso e che si capisce essere stato contro la violenza nei cartoni perché in realtà contro tutto quello che è diverso da una morale bigotta. La puntata si sta ribaltando con una coerenza invidiabile.
Convocata a Smartline di nuovo Marge stupisce tutti dicendosi a favore dell’arrivo del David con la sua nudità. A questo punto è Marvin Monroe (in collegamento stavolta dalla Grecia, con la macchina fotografica al collo tradendo il fatto che è sempre stato in vacanza) a insorgere: com’è possibile che lei sia contro una forma di libertà d’espressione (i cartoni violenti) ma favorevole ad un’altra (il David)? Marge non sa rispondere e dice una frase eccezionale: “A quanto pare una persona può davvero fare la differenza ma nella maggior parte dei casi forse non dovrebbe”.
La frase è così definitiva che Kent Brockman chiude la trasmissione in largo anticipo e annuncia il tema della prossima puntata: “Religione: qual è l’unica vera fede?”
Quel contenuto violento che mentre i genitori protestavano i bambini continuavano a vedere rappresenta la libertà di espressione e di scelta tanto quanto vedere il David di Michelangelo. Non siamo noi a scegliere cosa sia libertà e cosa no, anche ciò che ha risvolti negativi è espressione di libertà e in questo senso necessario, non possiamo cancellarlo arbitrariamente con le minacce, altrimenti poi cancelleremo anche il bello. Anzi la grande chiusa ironica è che Marge e Homer, soli davanti al David (il cui pene comunque non viene mostrato nella puntata, sempre coperto da qualcosa), si dicono che è un peccato che nessuno lo vedrà, perché Grattachecca e Fichetto è tornato normale e tutti sono in casa a vederlo. Homer però la rassicura spiegando che invece lo vedranno e come perché la scuola li obbligherà!