Gomorra - La serie: il valore della finzione di fronte all'attualità
Di fronte ad un prodotto di genere che vuole soprattutto intrattenere, spesso prevalgono considerazioni di altro tipo: sono gli "effetti della gente su Gomorra"
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Gomorra non è una storia, è un'idea, un concetto, e può essere declinato nei linguaggi e con gli strumenti più diversi. La Gomorra "da inchiesta" di Roberto Saviano non è la stessa, quasi falsamente documentarista, di Matteo Garrone, che a sua volta è molto diversa da quella di Stefano Sollima, che abbraccia il genere gangster. Ed è da questa dichiarazione d'intenti che dobbiamo partire se vogliamo capire bene il tipo di medium che abbiamo di fronte e le sue priorità. Gomorra – La serie è un racconto di genere, ed è strano che questa sua caratteristica passi sempre in secondo piano di fronte a considerazioni più o meno opportune sulla "necessità" di una serie di questo tipo, o sul "messaggio" che veicola, ammesso che un messaggio ci sia. Gomorra è innanzitutto un prodotto che vuole, e che deve intrattenere, e ci riesce molto bene.
Ridurre tutto questo ora a esaltazione della figura del criminale ora a fotografia troppo negativa di un territorio non rende giustizia a un prodotto che ha esaltato le possibilità del piccolo schermo in Italia e all'estero. Senza essere perfetto, tutt'altro. Con la sua gestione del tempo spesso confusionaria e le varie forzature di sceneggiatura, Gomorra è un prodotto che può aspirare a fare meglio (quest'anno peraltro è riuscito a migliorarsi), ma almeno con queste critiche rimaniamo nell'ambito di ciò che compete alla serie, senza dirottare il discorso su giudizi di valore. Senza contare i molti paralleli che potremmo fare con le vicende del Padrino che, ci azzardiamo a dire, rimangono un modello di riferimento in molti casi.