Gomorra fuori dagli Oscar: le reazioni

Come era prevedibile, l'esclusione di Gomorra di Matteo Garrone dalla lizza di titoli per l'Oscar ha suscitato reazioni vivaci in Italia. Di solito, anche confuse e poco competenti. Ma star zitti mai?

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Chi parla di sorpresa e delusione (praticamente tutti) per l'esclusione di Gomorra dalla corsa agli Oscar, ha la memoria corta. E' difficile che gli Oscar li vincano film così pessimisti e antinarrativi come Gomorra, considerando che negli ultimi dieci anni si sono aggiudicati la statuetta titoli come Il falsario, Tsotsi, Nowhere in Africa e La vita è bella. Anche alcuni dei prodotti più meritevoli, come No Man's Land, Mare dentro o Le vite degli altri erano comunque pellicole non certo difficili da seguire. Insomma, si può amare o detestare Gomorra, ma che non fosse un titolo fatto apposta per l'Academy era chiaro. Iniziamo dagli addetti ai lavori e dai produttori. Riccardo Tozzi ha detto:

"Pensavo davvero che ci fossero tutte le condizioni per la candidatura di Gomorra. E questo anche perchè il produttore Domenico Procacci aveva fatto una campagna promozionale molto intelligente negli Stati Uniti"

Ah, c'è stata una campagna promozionale? Ma se il film neanche è uscito (se non per una settimana in un cinema a Los Angeles, condizione necessaria per concorrere nelle altre categorie)? A parte qualche intervista di Garrone a siti americani (in inglese non proprio perfetto, nostro eterno problema, che almeno Benigni risolse in maniera autoironica, ma un aspetto sul quale forse ci dovremmo concentrare di più se vogliamo sfondare in certi ambienti), tutta questa promozione non la si è vista.

Paolo Ferrari, presidente dell'Anica, ha invece sostenuto:

"Ero convinto che vincesse Gomorra - esordisce invece Paolo Ferrari presidente dell'Anica - e proprio in questo senso avevo parlato alle ultime Giornate professionali del cinema di Sorrento".

Quando si dice un parere competente. Domenico Procacci invece vede già nel futuro:

"Il pubblico in sala era entusiasta e anche la critica sui giornali lo ha osannato".

"Il pubblico in sala"? Quale pubblico in sala, se la pellicola non è ancora uscita ufficialmente? Quello delle anteprime, in cui si invitano gli amici degli amici?

E veniamo ai giornalisti, che ci regalano ovviamente le cose migliori. Sostanzialmente, le idee sono due. 'Non si capisce perché un film così premiato sia stato escluso' (risposta mia: perché l'Academy ha criteri estetici ben diversi dall'Europa, cosa che non dispiaceva quando a vincere erano i nostri titoli ruffiani). E poi, 'c'è sicuramente qualche titolo debole tra questi nove che poteva lasciare il posto a Gomorra'. Ragionamento bislacco, perché magari tra gli altri 57 titoli scartati ce ne sono di più meritevoli di Gomorra e quel posto nei 9 se lo meritavano loro. D'altronde, tutti i commentatori ammettono tranquillamente di non aver visto tutti questi titoli (e come avrebbero potuto, visto che quasi tutti sono inediti da noi?), ma questo non impedisce loro di criticare un comitato di persone che invece li ha visti tutti (e che magari sbaglierà, ma non può essere tacciato di ignoranza nella materia). Il peggiore, in questo senso, è Fabio Ferzetti:

"Possibile che l’Academy non abbia capito e apprezzato un film già premiato e riconosciuto da una platea internazionale come quella di Cannes?"

"Platea internazionale"? Nove giurati fanno una platea internazionale? O si parla del consenso dei critici (ma allora è un'altra cosa, visto che l'Academy non è composta da critici)? E ancora:

"Gli altri non li abbiamo visti e non possiamo formulare un giudizio, ma diversi sono i film in costume, cosa che raramente si accompagna a grandi novità, e il fatto stesso che non fossero nei massimi festival internazionali crea un sospetto legittimo"

Questo non ve lo commento neanche, non credo ce ne sia bisogno.

Massimo Gramellini e Paolo Mereghetti fanno invece queste affermazioni (ai limiti di un razzismo inconscio e discutibilissimo):

Prima di dichiarare guerra alla becera Academy di Los Angeles che ha osato escludere la nostra cara Gomorra dalla cinquina, anzi dalla pre-cinquina dell’Oscar in cui hanno trovato posto anche film turchi e messicani.

mentre entrano la Francia e la Turchia, la Svezia e l'Austria, Israele e il Canada, la Germania e il Giappone. Persino il Messico è entrato... Perché noi no?

Traduzione: i film turchi e messicani sono di serie B. Qualcuno spieghi a Gramellini (che di sicuro non è un critico cinematografico, ma tanto abbiamo visto che nei quotidiani essere esperti della materia non è un requisito importante per parlare di cinema), che il cinema turco ha vinto diversi premi negli ultimi anni in festival prestigiosi. Sul cinema messicano, magari basta fare tre nomi che forse a Gramellini sono sconosciuti: Alfonso Cuaron, Guillermo Del Toro e Alejandro González Iñárritu. Questi tre registi solo due anni fa facevano incetta di candidature all'Oscar con i loro film, ergo il Messico ha una vitalità cinematografica che noi ci sognamo. Almeno Mereghetti queste cose le dovrebbe sapere, ma forse il Messico è diventato un capro espiatorio cinematografico, come la Romania per la criminalità nostrana. Così come Martin Scorsese è diventato un tormentone:

"Martin Scorsese era un enorme sponsor". (Silvia Bizio per Repubblica)

Bella l'idea che si propone: se Martin Scorsese ama un film, allora i giurati lo devono votare. Spero che i tanti giornalisti che implicitamente dicono questo, si fermino un attimo a riflettere cosa significa. Martin Scorsese 'Padrino' di Gomorra, che fa votare per questo film? Inquietante... 
La stessa Bizio parla poi di come è stato accolto Gomorra dal pubblico americano (peccato che, come detto, il film non sia uscito ufficialmente, quindi non si capisce di che responso si parli) e si scaglia contro il film messicano, che "è melenso, una favola, che non ha nulla a che fare con l'intensità di Gomorra". Siamo sicuri che la Bizio (così come tanti altri critici) l'anno scorso abbiano fatto gli stessi articoli/servizi di fuoco per l'esclusione di Persepolis e di 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni, magari criticando invece l'inserimento nella short list de La sconosciuta di Tornatore, pellicola non certo acclamata dalla critica internazionale.

E anche la nostra beniamina Natalia Aspesi ci regala delle belle chicche, in un articolo sostanzialmente sul nulla, in cui si fanno ipotesi fantapolitiche (e ammettendolo anche!) degne di un bloghetto di esaltati ("Al massimo si può pensare che abbia destato incredulità, che sia apparso come una storia virtuale, immaginaria, non collegabile con un paese moderno, con un premier così contento di sé e del suo perfetto paese", "se fosse la camorra, che si dice ben installata in California, a punire uno specchio spaventoso della sua pochezza di vita, della sua miserabile sanguinaria avventura?") e non di un grande giornale come Repubblica. E poi i soliti errori, in questo caso quando si parla delle vittorie di Gomorra:

"Lo aveva capito quella degli Oscar inglesi, che lo aveva scelto come miglior film straniero"

Peccato che gli Oscar inglesi siano i Bafta, che ancora devono comunicare i loro candidati (e quindi, a meno che la Aspesi non sia una sensitiva, direi che è il caso di aspettare a cantare vittoria).
La Aspesi probabilmente si sbaglia con i British Indipendent Film Awards, che sono ovviamente un'altra cosa. Tanto altra che Gomorra è stato candidato, ma ha perso (anche lì con Valzer con Bashir).

Ma la perla del giorno forse ce l'ha regalata Giovanna Grassi sul Corriere della Sera:

Soprattutto, il francese La classe di Laurent Cantet, vincitore a Cannes. A tutt'oggi, sembra questo il più forte candidato specialmente se Valzer con Bashir verrà spostato dall'Academy nei film d'animazione.

Verrà spostato? Eeeeh? Mica è un pacco, è un film, che magari potrebbe essere candidato sia come titolo straniero che come pellicola d'animazione. O anche nessuno dei due. Ma non è che una cosa escluda l'altra. Fa invece eccezione il parere del Giornale:

Non era un’affermazione da poco, ma a rendere smisurate le attese italiane non erano stati questo o altri riconoscimenti professionali: era stata l’adozione del libro e del film a priori, come simbolo di un’Italia onesta, quindi democratica, contro l’altra Italia, disonesta, quindi antidemocratica. E ciò aveva favorito la candidatura di questo, e non di un altro film italiano. Lo si era scelto non per spettacolarità, non per probabilità di successo, per un premio che ha natura meno estetica che commerciale. Insomma, lo si era scelto - non è certo la prima volta - per politica. [...] Lasciamo perdere la promozione: i componenti dell’Academy sono centinaia e centinaia nel mondo: quanti avranno visto Gomorra? I fratelli Weinstein della Miramax sono diventati famosi anche per la generosità nel distribuire loro copie in home video dei film che avevano acquistato per gli Stati Uniti.

Da dove iniziare? Come sempre in Italia, quando il candidato italiano non riesce a entrare in lizza agli Oscar, gli altri titoli scartati sono sempre meglio e magari invece ce la avrebbero fatta. In realtà, sebbene si possa sostenere tranquillamente che Il divo sia un prodotto superiore a Gomorra (è anche, per quel che poco che vale, la mia opinione), per una volta la scelta del candidato era obbligatoria. Il divo magari avrebbe (forse) ottenuto qualche consenso in più a livello stilistico, ma sarebbe risultato ancora più incomprensibile ai giurati dell'Academy, che invece preferiscono storie semplici. D'altronde, Il divo non ha un distributore americano e ci si chiede come si sarebbe potuto promuovere un film in queste condizioni. Insomma, altro che scelta politica, Gomorra era una scelta obbligata, considerando le alternative (o volevate Avati?).
Sull'Academy, difficile capire se il giornalista si riferisca ai giurati complessivi (che sono allora quasi 6.000) o a quelli che si occupano di film stranieri. In questo secondo caso, sono sì qualche centinaio, ma per votare sono anche obbligati a vedere tutti i film nelle proiezioni che l'Academy organizza ufficialmente. Ergo, non è una questione di vedere o non vedere il film (se hanno votato, l'hanno visto), ma di promuoverlo con ricevimenti, interviste e ovviamente anche screener, che aumentano il buzz.

In tutto questo, piccolo consiglio personale. Smettiamola di vedere il cinema italiano come una questione di premi e di Festival e magari concentriamoci più sugli incassi. I francesi fino a La classe non vincevano la Palma d'oro da 21 anni, mentre all'Oscar sono più di 15 (Indocina) che non si aggiudicano la statuetta. Sono in crisi? Manco per niente, visto che sono in grado di portare avanti megaproduzioni costosissime e tanti loro registi vanno a lavorare a Hollywood. Come diciamo sempre, meno autori (o magari, almeno, autori veri, non pseudotali come tanti che prendono soltanto i finanziamenti statali per le loro masturbazioni mentali), più industria...

P.S.
Già che ci siamo, colgo l'occasione dell'inserimento del film svedese nella lista dei 9 titoli per correggere un MIO errore. Avevamo detto che Lasciami entrare non era stato selezionato dalla Svezia come loro candidato e ironizzato su questa scelta 'assurda'. In realtà, scopro ora, il film è uscito in Svezia oltre i limiti temporali per selezionare i propri candidati e quindi non era eleggibile per quest'anno. Lo sarà, se la Svezia vorrà proporlo, per l'edizione del 2010.

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