Gomitata Atomica Volante: Wannabe fantastici e dove trovarli

Jacopo Paliaga e i wannabe: cose da non dire quando vi proponete con un editore o a un autore da cui volete ottenere qualcosa

R2, R2, L1, R2, sinistra, giù, destra, su, sinistra, giù, destra, su.


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Wannabe. Contrazione di want to be. "Voler essere". Che non c’è niente di male, a voler essere. Dico davvero. È lo specchio dell’ambizione, indirizzato verso il futuro. Il proprio futuro. È che c’è modo e modo.

C’è una sfumatura negativa di "wannabe", infatti, che viene a galla quando ci si pone in maniera sbagliata, quando non si rispetta chi si ha di fronte (o dall’altro lato della tastiera), quando si dà tutto per scontato e quando ci si approccia con una maleducazione di fondo che viene da fare i complimenti a mamma e papà.

Da quando ho cominciato a muovere i primi passi nel mondo del fumetto, colleghi che già lavoravano nel settore, dall’autoproduzione a posizioni di editor per realtà ben consolidate, mi raccontavano delle assurde richieste che, quasi quotidianamente, arrivavano in chat su Facebook o per mail. Persone che propongono il proprio lavoro senza avere le capacità linguistiche o sociali necessarie per rispondere serenamente a domande come “Ce l’hai la tessera punti?” al supermercato, “Faccio il pieno?” al servito di una pompa di benzina, “Con o senza cipolla?” al kebabbaro che sta sveglio dalle sei del mattino, lavora da otto ore e che di fronte a quello sguardo ebete e indeciso l’unica cosa sensata a cui pensa è di prendere un palo, infilarvelo nel retto e farvi girare a cottura media vicino al fornello elettrico verticale.

Quando i colleghi mi raccontavano di queste cose io stentavo un po’ a crederci. Pensavo stessero esagerando e che, alla peggio, uno svalvolato o due avessero presentato richieste fuori dal mondo finendo con l’essere ignorati e derisi in forma anonima sui social.

Poi, da quando è stata annunciata Wilder, l’etichetta indipendente che curo assieme a French Carlomagno, qualcosa - per quanto mi riguarda - è cambiato.

Ora, premessa: Wilder è appena nata, non è uscito ancora mezzo fumetto, le informazioni a riguardo non sono poi così dettagliate, ma comunque siamo stati sommersi da richieste assurde.

Visto che questi wannabe, questi aspiranti fumettisti, si sono rivolti a noi con così tanta leggerezza e ignoranza, ho paura a pensare alla quantità (e alla qualità) dei messaggi che si possa trovare a leggere un curatore di una testata importante, un editor, un professionista di quelli affermati.

Se questa Gomitata Atomica avesse un sottotitolo, sarebbe: Cose da non dire quando vi proponete con un editore o a un autore da cui volete ottenere qualcosa.

Di tutte le cretinate lette in queste settimane, ho selezionato la mia personale Top 3.

Alla terza posizione troviamo… il Boss.

Era il giorno del lancio di Wilder. La news è stata data proprio qui su BadComics.it, alle nove del mattino. La persona che chiameremo “il Boss” mi scrive alle nove e venti chiedendomi se può proporre qualcosa per Wilder. Senza sapere che tipo di fumetti facciamo, con che taglio, senza pensare a niente di orientato all’etichetta, senza domandarsi se a noi ce ne frega qualcosa delle proposte non richieste. No: senza pensarci troppo, il Boss si propone.

La mia risposta, cordiale, è che ci siamo attivati da venti minuti e che, in caso, prima di valutare proposte esterne vorremmo curare al meglio le nostre, e vedere dove portano. O, comunque, di aspettare un paio di settimane, tanto per non farci sentire come “una delle tante”, come a farci intendere di aver ideato qualcosa appositamente per noi. Tutto questo alle nove e venti del mattino, dicevo, che non sono sicuro nemmeno di come mi chiamo, a quell’ora.

La sua risposta, cordiale, è che va bene, non fa niente se gli ho rifiutato una sua proposta, e che se voglio posso presentare una serie a fumetti a lui, che fa i webcomic all’estero (non si sa dove) e che se l’idea gli piace, SOLO se gli piace, la prende in considerazione per permettermi di pubblicarla assieme a lui.

Grazie, le faremo sapere.

Alla seconda posizione troviamo… l’Astro Nascente.

Qualche mese fa ricevo un messaggio in chat, una proposta scritta così come la scriverebbe Ciano, che a Trieste sta per Luciano, il porchettaro sessantenne da cui vado fin dal liceo, che fa il panino con la porchetta, la melanzana impanata e il cren grattato a mano, che non sa cosa sia Facebook ma che, di contro, possiede un campionario di bestemmie con cui potrebbe farcire panini d’ignoranza per quattro generazioni.

Morale, parafraso, la proposta era: Ciao, posso disegnare io la prossima stagione di Aqualung?

Spuntato dal nulla a gamba tesa. Ha aggiunto qualcosa sul colore, che non lo convinceva.

Si dice convinto di essere un professionista, perché l’anno prima è arrivato quarto a un concorso. Che già il secondo classificato è il primo dei perdenti, figuriamoci il quarto. Per curiosità guardo il suo profilo: studia in una scuola del fumetto, quindi - penso - in qualche modo si sente legittimato a propormi quest’alternativa ai disegni di French, questa variante sul tema che, da quanto mostrano i disegni sul suo profilo, avrebbe sistemato Aqualung in linea con i fumetti che facevo io durante le ore di matematica, un misto tra Davide La Rosa e il Dr. Pira, molto meno divertenti.

Però mi piace, questo Astro Nascente: inconsapevole e con più pelo sullo stomaco della De Filippi quanto si è limonata per la prima volta Maurizio Costanzo. Che fegato.

Gli dico che andare a proporsi per lavorare su una serie già avviata e pubblicata dal leader di settore per quanto riguarda la libreria di varia, soprattutto quando nessuno sente la necessità del suo contributo, mi sembra un pelo arrogante e vagamente irrispettoso.

Mi risponde: "Va bene."

Sentiremo presto parlare di lui.

O, più probabilmente, no.

E alla prima posizione svetta… il Genio della Truffa.

Il Genio della Truffa è il migliore, a mani basse.

Mi scrive perché vuole proporre qualcosa a Wilder, ma al contempo ha già un editore che gli pubblicherebbe il libro. Lui s’informa, rispondo a tutte le sue domande, saluta.

Una settimana dopo ritorna con un progetto presentato con una font in stile typewriter a grandezza diciotto, senza uno spazio che sia uno, con pagine di sceneggiatura mezze in inglese e mezze in italiano, con studi di personaggi mescolati a pagine di trattamento, ma tralasciando dettagli di poco conto come foliazione, genere della storia e contatti. Cose del genere.

Così come al Boss, spiego che al momento non stiamo valutando proposte e che, a ogni modo, trovo la sua storia debole, i personaggi piatti e nessuno sviluppo degno di nota.

Queste cose gliele spiego durante una giornata già densa di suo, scrivendogli messaggi densi e dettagliati in cui snocciolo per filo e per segno ogni problema della sua proposta.

Giuro, ci perdo davvero quindici minuti buoni e intensi. Un po’ perché mi dispiace dire di no senza motivare, un po’ perché mi sembrava corretto.

La sua risposta è, copio: “Jacopo ma non possiamo sentirci a telefono? Perché rispondere a tutto richiederebbe tempo."

Perché rispondere a tutto richiederebbe tempo.

Capite? Richiederebbe tempo. A lui. Che poverino, ha da fare.

In quel momento c’ho sulla lingua un potentissimo stravaffanculo da Guinness World Record, ma faccio il signore, e mi contengo.

Rincara la dose dicendo che vorrebbe pubblicare il fumetto online per poi venderlo all’editore (noi non siamo una casa editrice, quindi tecnicamente l’idea è corretta, umanamente no) una volta che avrà avuto visibilità, chiedendo - intanto - a noi di curargli lettering e grafica, di editarlo e lucidarlo al meglio.

Fortuna che Mark Zuckerberg ha piazzato il pollice “okay” in chat. E che se tieni premuto sul pollice il dito si gonfia e diventa gigante. Ecco, ho risposto con quello.

Insomma, da queste situazioni si notano almeno due cose: evidente mancanza di trasmissione sinaptica e propensione all’immobilità, come sciacalli che aspettano che qualcuno gli prepari il pranzo, per poi abbuffarsi scortesemente. O come iene, come quelle del Re Leone, opportuniste e senza ambizione, che sorridi quando le vedi ma che poi, in fondo, non stanno simpatiche a nessuno.

GOMITATA ATOMICA VOLANTE:

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