Gomitata Atomica Volante: Un Black Science con tanta cipolla, per favore
Oggi Gomitata Atomica Volante di Jacopo Paliaga vi parla di Black Science, la spettacolare serie Image di Remender e Scalera
Fu solo quando mi confrontai con la cognizione di successo degli altri, che capii di aver fallito.
Lo dico: Black Science è la mia serie preferita tra quelle in uscita attualmente, ma non ho voglia di farne una recensione, quanto di parlare brevemente di quegli aspetti che la posizionano al primo posto della mia personale classifica di gradimento. Tranquilli, niente spoiler.
Come un coltello da cucina che affetta, appunto, una cipolla. Una lama tagliente, che lascia solchi e sangue a ogni strato, da mescolarsi nel soffritto immaginato da Rick Remender e Matteo Scalera.
Da scrittore, la cosa che apprezzo di più dei lavori di Remender, in generale, e che provo continuamente a spogliare e a studiare per migliorare il mio lavoro, è la sua capacità di toglierti ogni certezza e distruggertela sotto al naso. Remender è l’equivalente del ragazzino rompipalle che, quando stai posizionando gli ultimi due pezzi sul tuo castello di carte alto sei piani, arriva, soffia, fa crollare tutto, ti sfotte e se ne va.
La sua scrittura parte lenta, butta sul piatto gruppi di elementi ben circoscritti che piano piano s’incontrano nella parte centrale delle sue storie. E tu, da lettore, ti senti appagato, perché hai la conferma che l’autore non ti sta prendendo per il culo, che sa esattamente dove andare a parare. Infatti, lo sa talmente bene che volti pagina e il fumetto cambia completamente. Dico davvero.
Ti ritrovi con dei pezzi di roba per le mani e non sai cosa farci.
È successo con la sua X-Force, con gli Avengers, con Capitan America e il Punitore, dove si è attirato le antipatie di quei fan che, probabilmente, scopano solo durante le feste comandate.
Continua a farlo anche in tutte le sue serie creator owned, ma su Black Science gli sta riuscendo decisamente bene.
Al momento, a metà della corsa, il castello di carte di Remender, o, meglio, la sua torre di Jenga, è arrivata al punto il cui l’autore ha smesso di fare lo spavaldo togliendo i legni più semplici, e sta cominciando a far annaspare il lettore, sapendo che ogni tassello tolto potrebbe essere fatale. Che la torre potrebbe cadere, e cadrà, e che Remender con i legnetti del Jenga ci costruirà un percorso il stile domino o una casetta per gli scoiattoli.
La costruzione dello scrittore, però, non starebbe in piedi senza l’immaginazione, la dinamicità e la solidità di Scalera, che ha l’ingrato (e divertente, immagino) compito di rendere palpabili le follie uscite in fase di scrittura. Su tutte, i centurioni romani rimangono una delle cose più fighe, fuori di testa e di gusto viste quest’anno.
Un’altra delle cose che mi gasano di Black Science, oltre agli universi alternativi e a tutto ciò che comportano, con cui vado proprio a nozze, è il fatto di essere diretta. Un pugno, non una sberla, che fa il giro e ti prende sulla guancia e che magari, se sei distratto, a vedere un amico con la mano aperta magari t’immagini una carezza. No, un pugno. In bocca.
È così com’è, non è qualcos’altro travestito da fantascienza, ma è così come la vedi.
È fantascienza classica contaminata da altri generi, dal sapore pulp e d’avventura, che lasciano spazio di manovra ai personaggi di spostarsi a piacimento tra gli strati della cipolla, rimanendo credibili e riconoscibili.
È coinvolgente e destabilizzante. È folle e colorata. È una bomba pronta per esplodere, e che presto esploderà.
Il quarto volume italiano, Mondo Nume, è la parte centrale di cui parlavo sopra. Il punto di svolta che mette in bilico la costruzione di carte, l’impalcatura della serie. Inutile dire che sono carico a molla per i prossimi archi narrativi, e che ovunque mi portino Remender e Scalera, sì: io sono pronto. Andiamo.
GOMITATA ATOMICA VOLANTE: