Gomitata Atomica Volante: Tutto muore, tutto vive - la Marvel secondo Jonathan Hickman

Nel nuovo appuntamento con Gomitata Atomica Volante, Jacopo Paliaga ci porta a spasso tra le opere Marvel di Jonathan Hickman

R2, R2, L1, R2, sinistra, giù, destra, su, sinistra, giù, destra, su.


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Tutto muore. Voi. Io. Tutti gli abitanti di questo pianeta. Il sole. La galassia. E alla fine, l’universo stesso. È così che stanno le cose. È inevitabile. E io lo accetto.

Fantastic Four di Jonathan HickmanComincia così, nel primo numero di New Avengers, la decadenza dell’universo e degli eroi, la fine degli Avengers, degli uomini che hanno salvato il mondo innumerevoli volte, ma che quest’ultima sono destinati a fallire. La run vendicativa di Jonathan Hickman parte proprio dal presupposto del fallimento, con i protagonisti alle corde e costretti a compiere l’impensabile per poter aggiustare ogni cosa.

Ora, vi avverto: sono abbastanza fanboy di Jonathan Hickman, quindi sicuramente di parte. Leggere i suoi albi ogni mese, o ogni quindici giorni, mi ha riportato nel 2004, a quando dopo ogni episodio di Lost ci si ritrovava con domande tipo: cos’è il fumo nero? Chi è Ethan? Chi sono gli Altri? In una scala da uno a dieci, quanto sono inutili Nikki e Paulo? Quindi, sì, prima o poi vi avrei tafazzato (vedi alla voce “Tafazzi”) con Jonathan Hickman. Meglio prima che poi, insomma: via il dente, via il dolore.

Questa non è una recensione, non è un riassunto: sono sette punti chiave per interpretare tutto quello che Hickman ha scritto per la Marvel dal 2009 al 2015.

Andiamo con ordine.

Il principio

La fine del Multiverso ha inizio sulle pagine della serie dei Fantastici Quattro, nel 2009, anno in cui Hickman è chiamato a prendere le redini del quartetto. Comincia con l’ossessione di aggiustare ogni cosa, con il concilio multiversale dei Reed e una guerra di quattro città. Comincia con un funerale e con l’idea del diventare più grandi, che prima porterà Reed Richards a mettere in piedi la Fondazione Futuro, e poi spingerà Tony Stark ad allargare le fila degli Avengers. La crescita esponenziale è necessaria per fronteggiare avversari impossibili. Hickman se la prende comoda, e molto larga, quindi se amate le storie ad ampio respiro piene di misteri e rimandi, queste run fanno assolutamente al caso vostro. Altrimenti lasciate perdere, perché è roba che o si ama o si odia.

Fantastic Four di Jonathan Hickman

L’artefice

Il deus ex machina delle storie di Hickman è senza dubbio Reed Richards. È il personaggio centrale nelle trame dei New Avengers - gli Illuminati - e del crossover Secret Wars, oltre ovviamente dei F4 (basito), in barba a chi li dava per spacciati. Reed è il fulcro dell’azione, la costante in ogni universo parallelo raccontato da Hickman. Se vogliamo dirla tutta, era da anni che i Fantastici Quattro non erano così vivi e centrali nell’Universo Marvel.

L’intreccio

Ultimates, di Jonathan Hickman ed Esad RibicIl piatto forte. Come dicevamo, Hickman se la prende comoda, molto comoda, prima di far confluire le trame l’una nell’altra. Durante la sua permanenza sulla testata dei Fab Four, lo sceneggiatore viene chiamato a scrivere una (poi due) miniserie sulle origini dello S.H.I.E.L.D. in cui trovano spazio personaggi come Howard Stark e Nathaniel Richards (quest’ultimo verrà ripreso nel finale della run sui F4). Sempre nello stesso periodo, Hickman succede a Mark Millar alle redini degli Ultimates, di cui firma una maxi serie di dodici numeri assieme a, guarda caso, Esad Ribic. Il villain dei suoi Ultimates è, neanche a dirlo, un Reed Richards alternativo, il Creatore, folle e orribilmente sfigurato, una sorta di: cosa sarebbe successo se Reed Richards fosse diventato come Victor Van Damme, il Dottor Destino della Terra Ultimate?

Sembra un progetto come un altro, no? Hickman scrive gli Ultimates e pace fatta. Sbagliato, perché le trame apparentemente concluse in quella maxi-serie s’intersecano alla perfezione con il finale dei suoi Avengers, prima di Secret Wars, come se tutto fosse stato pianificato da tempo. E questa cosa, da lettore, mi ha fomentato parecchio. Ci sono molti altri intrecci nella saga di Hickman, troppi intrecci, ma forse è meglio fermarsi qui, che altrimenti sfondo la barriera del fanboysmo e mi ritrovo a costruire un Ponte per andare a caccia delle mie versioni alternative, in stile Pokemon GO (oppure c’è un gioco del genere per iOS su Rick & Morty, se può interessarvi).

Il prezzo

Infinity, di Jonathan Hickman e Jim CheungQuello da pagare. C’è sempre, ed è alto. Più alto che mai, oserei dire. Gli eroi di Hickman, soprattutto la parte illuminata, sono chiamati a sacrificarsi più e più volte, a rinunciare alla propria integrità, alla propria umanità, a vendere letteralmente l’anima al diavolo per uscire da una situazione impensabile.

Per salvare il loro mondo dovranno essere disposti a distruggerne altri, a spezzare delle vite, a decimare i protettori degli altri universi. Un lavoro che non si addice a degli eroi, ma che nessun altro avrebbe potuto fare, con la convinzione che il male minore è pur sempre un male, anche quando non si ha altra scelta.

Le situazioni in cui Hickman cala i suoi personaggi contribuiscono a renderli umani, ma di certo non delle belle persone, tanto che finiscono per non assomigliare più a eroi, quanto a delle divinità, in alcuni casi strizzando pesantemente l’occhio alla Justice League.

I Re

Divinità, dicevamo. Non eroi. O, meglio, persone che si fanno carico del peso del mondo ma che, all’occorrenza, alla necessità, prendono decisioni di quelle che cambiano radicalmente ogni cosa. Non necessariamente in meglio.

E quindi, oltre a Reed Richards, salvatore del Multiverso, abbiamo Namor che si fa carico della distruzione di mondi; Pantera Nera che, dal regno dei morti, capisce che i sacrifici sono necessari; un altro sovrano, Freccia Nera, costretto ad anteporre il bene del proprio popolo; il Dr. Strange, signore delle arti oscure, e non solo, che probabilmente ha gli sviluppi più imprevisti di tutta la saga; e quel Tony Stark a capo del più potente esercito planetario, gli Avengers, dal quale ha cercato di escludere con la forza uno Steve Rogers particolarmente contrariato riguardo l’élite di Illuminati e dal loro modo di risolvere i problemi.

L’universo

È anche vero, però, che i problemi gestiti dagli Avengers dell'era Marvel NOW! non sono le risse da strada, non è la riscossa di un gruppo di villain, non è Norman Osborn che prende il potere. La nemesi di questi Vendicatori è l’universo tutto, un pericolo talmente grande da coinvolgere man mano le schiere di nemici che hanno messo a dura prova gli Avengers, Thanos e la sua Cabala su tutti; Cabala che in seguito finirà per il rappresentare la salvezza di tutto il Multiverso, con gli eroi e i Re costretti a scendere a patti con le proprie nemesi, così come Reed Richards aveva già fatto in precedenza, accogliendo tra le fila della Fondazione Futuro vari nemici dei Fantastici Quattro, per una questione di priorità. Su tutti, Destino, lo zio arrabbiato e borderline che, da solo, aggiusterà ogni cosa. Più o meno.

Il destino

New Avengers #24, copertina di Gabriele Dell'OttoQualche paragrafo più in alto parlavo di come Reed fosse il vero mattatore delle storie di Hickman. In parte è vero, ma non sarebbe così senza Destino, il villain per eccellenza (mai scritto meglio, tra l’altro) che fa da contraltare al buonismo di Reed, la mente che si spinge dove il dottor Richards non oserebbe mai, il sovrano che non pensa solo a se stesso, non solo al suo popolo, ma a tutti. E, proprio per questo motivo, muove i fili dietro le quinte, riuscendo a rattoppare ogni falla del piano degli Avengers e a ergersi come Re di ogni cosa.

La figura di Victor è probabilmente quella che mi ha più galvanizzato lungo tutta la grande saga di Hickman, partendo dai primi numeri dei Fantastici Quattro, fino al finale di Secret Wars.

Destino, da solo, combatte l’universo tutto, mostra ai Re cosa significa prendere decisioni drastiche, e ne paga il prezzo più alto, scegliendo una vita illusoria fatta di menzogne, rimanendone consapevole. Ordisce l’intreccio che potrebbe smorzare il pericolo, supera l’artefice in astuzia e pianificazione e, fin dal principio, tenta di aggiustare ogni cosa, riuscendoci.

Se questo quadro generale non vi basta per recuperare (o apprezzare) le storie di Hickman, vi meritate la Nuovissima Marvel. Che io sarò un fanboy, ma Hickman lo è sicuramente più di me e ve lo dimostra con un ciclo di storie epico e memorabile, divertendosi a giocare con i personaggi con cui è cresciuto da ragazzo.

Credevo nella contrazione universale. Nell’entropia e nella fine di tutte le cose. Be’, ho cambiato idea. Non ci credo più. Ora credo nell’espansione, nella sopravvivenza. Non capisci? Tutto vive.

Secret Wars, di Jonathan Hickman ed Esad Ribic

GOMITATA ATOMICA VOLANTE:

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