Gli studios potranno possedere le sale: il dipartimento di giustizia USA ha fiducia, gli esercenti hanno paura
La normativa che lo impedisce ufficialmente decadrà dal 2020 ma rimarranno valide le leggi antitrust. C'è chi pensa che bastino e chi continua ad avere paura che non bastino
Questo almeno fino al 2020 quando probabilmente, per effetto di una decisione del Dipartimento di Giustizia, il divieto imposto nel 1948 per evitare che la Paramount comprasse delle sale e i grandi studios creassero un cartello mettendo in minoranza gli indipendenti, scomparirà. Questo non significa automaticamente che gli studios potranno fare cartello o imporre la programmazione.
“Quello che ci auguriamo è che la fine di questa regola possa sospingere l’innovazione in un’era in cui nuovi modelli di business si stanno affacciando” ha detto Delrahim. Non la pensa così sia l’associazione degli esercenti americani e sia il sindacato degli sceneggiatori, per i quali quel decreto ha ancora la sua utilità.
In America come in Italia ad oggi i film spesso si comprano a pacchetti (“block booking”) cioè chi vuole programmare un grande blockbuster che gli garantirà buoni affari deve comprare un pacchetto che contiene quel film ma anche altri, medi o minori, che deve programmare alla stessa maniera. Questo garantisce che i cinema non programmino solo film grandi ma che ci sia spazio anche per i piccoli (o meglio garantisce agli studios che non gli venga comprato un solo prodotto ma una varietà).
La decisione del Dipartimento di Giustizia non è quindi non è campata in aria e soprattutto la sua finalità è benedetta, cioè favorire un cambiamento in un sistema che è identico dagli anni ‘40. Di fatto però è anche impossibile sapere se il resto dell’infrastruttura legale statunitense sia o meno in grado di impedire la marginalizzazione del cinema indipendente.
“Sono cambiate così tante cose in questo mezzo secolo che è molto improbabile che si possano creare cartelli come quelli per evitare i quali la legge fu creata” ha concluso Delrahim.
Gli occhi di tutti, ovviamente, andranno sulla Disney, lo studio che ha comprato la Pixar, la Marvel, la Lucasfilm e la 20th Century Fox (salvo poi chiudere i film del suo archivio in una cassaforte in modo che non vengano più proiettati per aumentarne il valore sul mercato home video).
Il megastudio di produzione già ha una grandissima presenza sul territorio ad ogni uscita dei suoi film, in virtù del loro grande appeal e dei grandi incassi e avere delle sale non farebbe che enfatizzare tutto ciò (senza contare che i film chiusi in cassaforte forse potrebbero finire in esclusiva in quelle sale di proprietà).
Ma il mercato oggi non è fatto solo da Disney e dagli altri studios tradizionali, come detto in apertura sono gli streamer come Netflix o Amazon (tra cui poi andrebbe annoverata anche Disney, ironia della sorte, ma è un’altra storia) che potrebbero adottare nuove soluzioni e considerare un modello ibrido. Il business dell’esercizio cioè potrebbe diventare una parte di quello digitale. O molto altro.
È senza dubbio un salto nel buio parzialmente imprevisto dall’industria ma uno che potrebbe anche ribaltare l’attuale crisi della sale aprendo a nuovi modelli di business.