Gli Oscar peggiori
In attesa di vedere cosa ci riservano gli Oscar del 2009, scopriamo quali sono state alcune delle peggiori scelte dell'Academy. E una ci riguarda decisamente da vicino...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
1953 - La vittoria de Il più grande spettacolo del mondo
Molto spesso, tra i titoli del passato meno meritevoli di vittoria del massimo riconoscimento, viene citato Il giro del mondo in 80 giorni, pellicola che si affermò nel 1957. Titolo di sicuro non fondamentale, ma che uscì da una serie di candidati non straordinaria in generale (Io e il re, I dieci comandamenti, La legge del signore). Discorso diverso, invece, per Il più grande spettacolo del mondo, che quattro anni prima sconfisse immeritatamente pellicole prestigiose come Mezzogiorno di fuoco e Un uomo tranquillo di John Ford. Senza contare che in quell'anno uscirono anche film fondamentali come Il bruto e la bella, L'incredibile avventura di Mr. Holland, Viva Zapata!, Il grande cielo, Operazione Cicero e soprattutto Cantando sotto la pioggia, all'epoca assolutamente trascurato (ottenne infatti solo due candidature minori). Difficile capire come, in un periodo pieno di buoni film, si scelse un prodotto così poco convincente. Viene da pensare forse a una campagna promozionale molto efficace, magari come quella che portò il Dottor Dolittle originale a essere candidato come miglior film, altra scelta incredibile. Va detto che Il giro del mondo in 80 giorni ha anche un altro primato: è l'unico vincitore dell'Oscar come miglior film ad aver vinto poi soltanto un altro riconoscimento. Insomma, nessuno che ha ottenuto il maggior riconoscimento si è dovuto accontentare di due statuette totali. Giusto per capire che l'amore verso questo titolo non era proprio immenso...
1981 - Gente comune su Toro scatenato
A Scorsese bisognerebbe dedicare un intero articolo per quanto riguarda le sue sconfitte cocenti. Va detto che alcune sono spiegabili e più comprensibili. Non mi riferisco tanto a quelle di Gangs of New York e The Aviator, a mio avviso due brutti film che hanno ottenuto fin troppe candidature (e che semplicemente non meritavano di affermarsi). Alcuni insuccessi invece magari non sono meritati, ma certo non fanno gridare allo scandalo. Che nel 1977 Taxi Driver abbia perso da Rocky (in un parterre straordinario che vedeva in lizza anche Quinto potere, Tutti gli uomini del presidente e Questa terra è la mia terra) è normale, considerando la durezza di quella pellicola (e il fatto che il vincitore fosse un film molto convincente e anche un po' furbetto). Nel 1991, Quei bravi ragazzi viene sconfitto da Balla coi lupi e, nonostante a mio avviso non ci sia paragone tra le due pellicole, il film di Kevin Costner aveva tutti gli elementi per piacere all'Academy (peraltro, c'era anche la concorrenza di un altro titolo prestigioso sulla malavita, Il padrino parte terza, a danneggiare Scorsese). Se proprio bisogna trovare una sconfitta simbolo, per tante ragioni, Toro scatenato che perde da Gente comune è perfetta. Beninteso, non è che il film d'esordio alla regia di Robert Redford sia orribile, tutt'altro. Ma Toro scatenato è forse il punto più alto dell'arte scorsesiana, che ha sicuramente segnato la fine di un'epoca (dal cinema d'autore dei settanta a quello più commerciale degli ottanta). Come spesso succede, l'Academy ha 'compensato' nel 2007 premiando The Departed - il bene e il male. Con soli 26 anni di ritardo...
L'edizione del 1999
In questo caso, impossibile scegliere soltanto una categoria, perché è proprio l'annata a essere delirante. Merito (o colpa, a seconda dei punti di vista) di quel genio di marketing che risponde al nome di Harvey Weinstein e che quell'anno avrebbe forse potuto far vincere l'Oscar anche a me, se si fosse impegnato. Da dove cominciare? Beh, iniziamo da casa nostra. Infatti, quello fu l'anno de La vita è bella, che si aggiudicò tre Oscar. Si può discutere su quelli a Nicola Piovani per la colonna sonora (il lavoro di Hans Zimmer su La sottile linea rossa è rimasto nella storia, oltre a essere stato stracopiato) o quello per il miglior film straniero (Central do Brasil a mio avviso era superiore), ma comunque non c'è nulla di scandaloso. Il vero scandalo (William Goldman lo ritiene il peggiore di tutta la storia degli Oscar) è il successo di Roberto Benigni come miglior attore protagonista. Per carità, una prova interessante e che regge tutto l'impianto della pellicola. Ma quell'anno (se proprio non si voleva premiare l'Edward Norton di American History X perché troppo duro), c'era il monumentale Ian McKellen di Demoni e dei.
Tuttavia, quell'edizione passò alla storia per i successi di Shakespeare in Love. Va detto che chi scrive non lo ritiene certo il peggior titolo ad aggiudicarsi l'Oscar per il miglior film, anche perché è sicuramente una pellicola gradevole e molto ben fatta. Ma è difficile pensare che Gwyneth Paltrow abbia dimostrato doti migliori della Cate Blanchett di Elizabeth o (se vogliamo andare all'estero) della Fernanda Montenegro di Central do Brasil. Ovviamente, però, lo shock vero e proprio avvenne con il trionfo di Shakespeare in Love nella categoria principale, in cui soffiò l'ambito riconoscimento a Salvate il soldato Ryan (oltre che a La sottile linea rossa, grande sconfitto della serata con un 0 su 7 che fa capire che quell'anno i giurati non stavano tanto bene). Fu l'apice del sistema Harvey Weinstein, in grado di prendere piccole pellicole interessanti (anche straniere) e farle diventare dei fenomeni. Ma forse fu anche il canto del cigno di questo mogul, da lì in poi portato a progetti più imponenti e che ottennero meno interesse (a parte il fortunato Chicago)...
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