Gli Artigiani del Fumetto: Bill Mantlo, il re dei fill-in

Fabio Volino, per la rubrica "Artigiani del Fumetto", vi parla di Bill Mantlo, creatore di Rocket Raccoon

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Bill MantloQuando i personaggi Marvel hanno cominciato ad apparire su grande e piccolo schermo, nessuno ha mai dubitato che prima o poi tutti i supereroi più famosi avrebbero goduto di un nuovo debutto mediatico. E col tempo, infatti, gli X-Men, l'Uomo Ragno, i Vendicatori… tutti hanno avuto l’onore di vedersi dedicata più di una pellicola. Ma, onestamente, chi si sarebbe aspettato che anche i personaggi minori o dimenticati avrebbero avuto il loro momento di gloria? Chi avrebbe mai immaginato, ad esempio, che Rocket Raccoon potesse diventare una stella del Cinema? O che Cloak e Dagger si sarebbero visti dedicare una serie televisiva? Per molto tempo, l’ideatore di questi personaggi è stato lasciato nell’ombra, dimenticato da tutti, tranne i lettori a cui aveva donato tante piacevoli letture. Ora, però, dopo aver sofferto una tremenda tragedia, il tempo gli sta finalmente rendendo giustizia. Oggi, per gli Artigiani del Fumetto, vi parliamo di Bill Mantlo.

William Timothy Mantlo nasce il 9 novembre 1951 a New York, nel quartiere di Brooklyn, e diviene subito un avido lettore di fumetti, appassionandosi in un primo momento agli eroi della DC Comics. Quando però, nel 1962, tra le sue mani capita una copia di Amazing Spider-Man #4, diviene da quel momento in poi un Vero Credente - come Stan Lee amava chiamare i Marvel fan - e, come molti giovani lettori di allora, spera di poter scrivere le avventure di questi insoliti supereroi, un giorno, tanto che inizia a sceneggiare e disegnare alcune storie, armato di pastelli, creando una serie di personaggi e una linea editoriale: la Congo Comics.

Uno dei vicini di casa della famiglia Mantlo è una persona abbastanza famosa: si chiama Jack Kirby. L’adolescente Bill a volte passa interi pomeriggi insieme a lui, parlando di supereroi, sceneggiature e disegni.

Uno degli insegnanti di Mantlo rimane colpito dai suoi schizzi e, pur avendo ormai smesso di acquistare fumetti verso la fine degli anni ’60, lo convince a provare a fare un tentativo la High School of Art & Design di Manhattan. Mantlo supera il test d’ingresso e per quattro anni frequenta le lezioni, passando poi alla Cooper Union School of Art, un altro prestigioso istituto di Manhattan, dove inizia a interessarsi oltre che di pittura anche di fotografia.

Diplomatosi anche qui, Mantlo comincia a lavorare come fotografo e avvocato difensore d’ufficio. In questo periodo incontra anche una collega fotografa di nome Karen Pocock, che diviene sua moglie. Gli introiti derivanti dalla loro professione, tuttavia, non sono sufficienti a garantire loro una stabilità economica.

Nel 1974, una amica dei tempi del college, Annette Kawecki, riferisce a Mantlo che c’è una posizione aperta nel dipartimento di produzione della Marvel, come assistente di John Verpoorten. Mantlo decide di accettare l’impiego e i primi suoi incarichi lo vedono come colorista di alcune testate, nonché come galoppino per le più svariate piccole mansioni. Ascoltando i dialoghi degli sceneggiatori di quel periodo provenire dai corridoi, sente ognuno di loro lamentarsi delle scadenze e non ne capisce il perché, visto che a suo parere scrivere una storia a fumetti non è un lavoro così complicato.

White TigerVerso la fine del 1974, Tony Isabella, editor della testata Deadly Hands of Kung-Fu, è alla disperata ricerca di uno scrittore che si occupi del serial dei Figli della Tigre, parte integrante di questa serie. La trama è già stata abbozzata, c’è un nuovo promettente disegnatore che se ne occuperà e questa può essere una buona palestra per lui: il suo nome è George Perez. Mantlo si offre volontario e Isabella, a corto di opzioni, gli affida l’incarico, certo che Mantlo sarà solo un fill-inner. Il Nostro scrive la storia in una sola notte, la quale viene accettata con pochi cambiamenti.

Il numero #7 di Deadly Hands of Kung-Fu, pubblicato nel dicembre 1974, rappresenta dunque il primo albo professionale scritto da Mantlo (Perez aveva invece esordito con una storia breve pochi mesi prima) e il neo-sceneggiatore continua a occuparsi del serial dei Figli della Tigre anche nei numeri successivi, introducendo qualche tempo dopo il primo supereroe di origini portoricane, la Tigre Bianca, nonché il Fante di Cuori.

La piaga delle deadline è molto sentita alla Marvel, che, in una fase di transizione da un vecchio modello editoriale (Stan Lee) a un futuro nuovo modello (Jim Shooter), sta apportando dei correttivi. L’editor capo di allora, Marv Wolfman, stabilisce una procedura secondo la quale debba essere sempre pronto un fill-in nel caso lo sceneggiatore regolare non riesca a rispettare la scadenza prevista. Dovendo scegliere uno sceneggiatore sostituto che conosca bene tutti i personaggi Marvel, rapido nello scrivere e i cui dialoghi siano efficaci (pur magari a discapito di una storia concepita in fretta e furia), la scelta ricade su Mantlo, che in breve tempo viene soprannominato fill-in king, "il re dei fill-in", non si sa se con disprezzo o stima.

Mantlo comunque nei primi tempi fatica a trovare una posizione come sceneggiatore regolare di una testata, venendo sempre dirottato su storie riempitive o gli ultimi numeri di serie sulla via della cancellazione, come Skull the Slayer, Adventure Into Fear, Champions o Frankenstein Monster. Dopo Deadly Hands of Kung-Fu, gli viene infine affidata Marvel Team-Up, a partire dal numero #38, pubblicato nell’ottobre 1975, ma solo perché la testata è considerata di secondo piano e nessuno sceneggiatore ha particolare interesse a scriverla (pur avendo buone vendite, visto che il protagonista è l’Uomo Ragno).

Mantlo, invece, non si fa di questi scrupoli e, approdando sulla serie, inizia a creare storie in più capitoli (cosa che i suoi predecessori non avevano fatto) e ideare alcuni comprimari, come la detective Jean DeWolff. Questo ciclo segna anche la sua prima collaborazione con un disegnatore con cui incrocerà spesso la strada in futuro: Sal Buscema.

Rocket RaccoonNell’estate 1976, viene pubblicato il settimo numero di Marvel Preview, un magazine in bianco e nero a cui la dirigenza Marvel non presta particolare attenzione. In una back-up story intitolata The Sword in the Star, Mantlo e Keith Giffen ideano un procione parlante di nome Rocky, ispirandosi a una canzone dei Beatles, Rocky Raccoon. La storia è poco più che un divertissement di poche pagine e passa inosservata.

Dopo tanta gavetta, Mantlo ottiene infine il suo primo incarico importante, quando, a partire dal numero #98 pubblicato nel maggio 1977, gli viene affidata la serie Iron Man. Anche in questo caso si tratta di una testata che in quel momento naviga in acque placide, ma Mantlo è ben felice di occuparsene, riportando sulla scena una delle sue creazioni, il Fante di Cuori.

Pochi mesi dopo, a ottobre, Mantlo inizia a sceneggiare anche la serie Peter Parker: The Spectacular Spider-Man, e ne approfitta per recuperare un’altra sua creazione, la Tigre Bianca, e chiudere alcune trame in sospeso di altre serie da lui gestite in precedenza. Degne di nota in questo ciclo sono una saga che introduce Carrion, che vede l’apporto alla parte grafica di un giovane Frank Miller, e un racconto dove viene introdotto uno dei personaggi più folli della Marvel, Hypno-Hustler.

Mantlo vorrebbe continuare a lungo il suo apporto su Iron Man, ma il nuovo Editor-In-Chief Jim Shooter pensa che sia più adatto su altre serie e lo rimuove dall’incarico, che si conclude col numero #155, dell’ottobre 1978. L’input per una nuova direzione arriva da Mantlo stesso e ha radici nel Natale del 1977 quando, esaminando alcuni regali di suo figlio Adam, gli capitano in mano alcuni giocattoli prodotti dalla Mego, che lui trova estremamente affascinanti. Sono i Micronauti. Nella mente di Mantlo inizia a formarsi una idea, che vede questi personaggi abitare e vivere avventure in un mondo sub-atomico, il Microverso, il quale è collegato alla nostra realtà.

Mantlo mette su carta queste sue fantasie e le porta all’attenzione di Jim Shooter, il quale ne rimane fortemente intrigato. Il nuovo editor capo infatti sta cercando di dare nuova linfa vitale alla Marvel e una delle sue idee, in netto contrasto con il passato, è quella di stringere il maggior numero di accordi di licensing. Shooter contatta dunque la Mego, che si dimostra interessata al progetto e concede lo sfruttamento dei suoi personaggi. L’accordo prevede che la Marvel possa creare dei personaggi e che i suoi supereroi possano comparire nella serie, purché i Micronauti non compaiano come ospiti su altre testate.

Bill MantloQuando si tratta di trovare uno sceneggiatore, Shooter non ha dubbi e affida subito la serie a Mantlo. Per la parte grafica si pensa a un grande artista, addirittura si fanno i nomi di Jack Kirby e George Perez (ricordate che per la Marvel questa era una serie di alto profilo), fino a che non viene selezionato un nuovo promettente disegnatore, Michael Golden. Insieme a lui e all’editor Bob Hall, Mantlo pianifica il primo anno di storie in breve tempo (essendo la serie non troppo legata agli eventi dell'Universo Marvel).

Micronauts esordisce nel gennaio 1979 e ottiene subito riscontri favorevoli. Mantlo la sceneggerà quasi per intero (58 numeri su 59), facendo sì che i personaggi sopravvivano alla casa produttrice di giocattoli che li ha creati, andando la Mego in fallimento nel 1983.

Shooter intuisce che Mantlo ha le capacità di generare buoni prodotti basati su contratti di licensing e quindi gli affida qualche mese dopo un nuovo progetto, basato su un giocattolo prodotto dalla Parker Brothers: Rom, Spaceknight. In questo caso Mantlo – con l’apporto di Shooter, che revisiona del tutto il progetto iniziale – deve addirittura creare uno scenario - la guerra contro gli Spettri Neri e il pianeta di origine, Galador - nonché un intero cast di comprimari, visto che il personaggio non ha alcun background. Per questa serie inoltre Mantlo ritrova come disegnatore Sal Buscema.

Il primo numero di Rom, Spaceknight viene pubblicato nel dicembre 1979. Mantlo ne scriverà l’intera serie (75 numeri) più quattro Annual, perdendo Buscema lungo la via a causa di alcune divergenze e trovando Steve Ditko. Anche in questo caso la testata sopravvive al giocattolo, che viene messo fuori produzione in breve tempo.

Mantlo comunque non viene allontanato dalle testate Marvel. A partire dal numero #245, pubblicato nel marzo 1980, inizia infatti a scrivere un lungo ciclo di Incredible Hulk (sempre in coppia con Sal Buscema). Una run che ha del leggendario: detestata in origine qui in Italia e saltata senza troppi problemi da Star Comics (salvo poi essere “ristampata” in tempi recenti da Panini Comics), adorata da gente come Peter David, Carlos Pacheco, Greg Pak, John Byrne e altri. Strano questo mondo. Durante il suo ciclo, Mantlo crea personaggi celebri come gli U-Foes o la prima supereroina israeliana: Sabra.

Rom #17, copertina di Bill Mantlo

Nel numero #271 del maggio 1982, Mantlo recupera il Rocky apparso qualche anno prima su Marvel Preview rinominandolo Rocket Raccoon. L’apparizione su una testata importante genera un'insolita attenzione su questo personaggio, che nel 1985 si vede addirittura dedicata una miniserie, ovviamente scritta da Mantlo, che è una delle prime prove professionali di Mike Mignola.

A partire dal numero #61, pubblicato nel dicembre 1981, inoltre, Mantlo torna a sceneggiare Peter Parker: The Spectacular Spider-Man, visto che il precedente scrittore, Roger Stern, è stato promosso sulla serie principale, Amazing Spider-Man. In coppia con il disegnatore Ed Hannigan, sul numero #64, del marzo 1982, Mantlo crea Cloak e Dagger.

Questi nuovi personaggi fanno seguito a una visita notturna di Mantlo a Ellis Island. Nel notare la desolazione del luogo e l’abbandono, lo sceneggiatore concepisce nella sua mente i due eroi, che vengono poi visualizzati a livello grafico da Hannigan. Il riscontro favorevole dei lettori è immediato e porta l’anno successivo all’uscita di una miniserie a loro dedicata, disegnata da una stella nascente dell’epoca, Rick Leonardi.

Tuttavia, tempi difficili sono all’orizzonte per Mantlo. Iniziando a frequentare la scuola notturna per laurearsi in giurisprudenza, studi peraltro finanziati per intero dalla Marvel, lo scrittore percepisce più che mai le difficoltà e le ingiustizie che il lavoro dello sceneggiare di fumetti porta con sé (come le mancate royalties) e tenta invano di unire i suoi colleghi in una sorta di sindacato.

Nell’agosto 1983, viene pubblicato il numero #286 di Incredible Hulk, intitolato Hero. Subito dopo Harlan Ellison chiama infuriato Shooter poiché, a suo avviso, la storia è un evidente plagio di una sua sceneggiatura televisiva del 1964, Soldier, per il serial televisivo Outer Limits. Shooter è consapevole che è così poiché gli era già stato fatto notare: la disputa non arriva in tribunale, ma Ellison viene risarcito e nel numero successivo della testata viene pubblicata una lettera di scuse ufficiali.

Il notoriamente fumantino Shooter ha tutte le intenzioni di licenziare Mantlo, ma costui (stando almeno a quanto poi dichiarato dall'Editor-In-Chief) ha un amico ai piani alti, il vicepresidente degli uffici finanziari della Marvel, il quale si oppone fermamente. Il rapporto tra i due inizia così a incrinarsi e, come primo atto, a Mantlo viene tolta pochi mesi dopo la gestione di Peter Parker: The Spectacular Spider-Man.

Incredible Hulk #312, copertina di Bill Mantlo

Nel 1984 Barry Windsor-Smith propone a Shooter una storia incentrata su Hulk che dia una spiegazione della sua rabbia repressa, rintracciabile in un passato di abusi familiari subiti dal padre. La storia non solo è già stata scritta ma anche in buona parte disegnata e Shooter la trova affascinante, tanto che intende acquistarla subito. Windsor-Smith, però, non è ancora del tutto soddisfatto e vuole apportare qualche miglioria; soprattutto non vuole che sia fatta alcuna modifica ai dialoghi, alcuni dei quali abbastanza forti, a costo di far uscire l’albo senza l’approvazione del Comics Code. Oltre a Shooter altre persone ammirano le tavole, le quali vengono fotocopiate dietro autorizzazione di Windsor-Smith stesso.

Non ci è dato sapere quello che è successo dopo. L’unico dato di fatto certo è che nell’ottobre 1985 esce il numero 312 di Incredible Hulk, scritto da Mantlo, il quale rivela che la rabbia repressa di Bruce Banner deriva da un passato di abusi familiari subiti dal padre. Shooter, in viaggio per lavoro, non riesce a notare la cosa prima della stampa dell’albo. Se Mantlo sia incappato nelle tavole di Windsor-Smith e ne abbia tratto ispirazione, nessuno può dirlo con certezza, pur essendo la coincidenza molto particolare. Windsor-Smith scarica addosso a Shooter tutta la sua (legittima o meno) rabbia, poiché certo che quell’albo sia un plagio del suo progetto. Cosa di cui peraltro anche Shooter si convince.

Mantlo viene allontanato da Incredible Hulk e in seguito da altri progetti personali (inclusa la serie su Cloak e Dagger), per essere infine dirottato su Alpha Flight, a partire dal numero #29. La serie, orfana di John Byrne, si incentra su eroi canadesi e con ogni probabilità nessun altro vuole scriverla. La traghetterà fino al numero #66, del gennaio 1989. Una sua trama, che vede Northstar affetto dall'AIDS, viene bocciata e rimaneggiata a causa dello scottante soggetto. Inoltre, con la dipartita come Editor-In-Chief di Shooter (che pur con tutti i dissensi avuti gli garantiva un lavoro), Mantlo si ritrova con la nuova dirigenza già da un paio di anni a corto di incarichi. Prova dunque a cercare lavoro presso la DC Comics, scrivendo soltanto la miniserie Invasion nel 1989.

Forse anche amareggiato dal fatto che dei contratti di licensing a lui non arrivi nulla o forse per altre ragioni, una volta conclusi gli studi di legge nel 1987 e laureatosi, Mantlo come prima cosa fa causa alla Marvel per dispute contrattuali. Dopo alcuni praticantati in alcuni studi legali, inizia a lavorare presso la Legal Aid Society del Bronx, difendendo le persone in gravi difficoltà economiche e non in grado di procurarsi avvocati costosi.

Mantlo si getta a capofitto in questa nuova professione, dedicandovi buona parte del suo tempo e tutte le sue energie, guadagnandosi a volte il risentimento delle forze di giustizia. In una occasione viene anche arrestato durante una retata per via di un sit-in di protesta non autorizzato. Tutto questo però causa un duro colpo alla sua vita privata, poiché nel 1988 divorzia dalla moglie Karen, con strascichi anche in tribunale visto che i due hanno due figli, i quali vengono affidati alla madre con visite programmate per il padre.

Peter Parker the Spectacular Spider-Man #64, copertina di Bill MantloNon più a contatto diretto con la sua famiglia, Mantlo dedica il proprio tempo libero a una sua grande passione, il rollerblading, partecipando anche in via occasionale a competizioni professionali. Quando ha la possibilità di vedere i suoi figli, non perde occasione di andare a pattinare con loro, raccomandandogli di tenere sempre il caschetto allacciato. Quando è da solo, invece, Mantlo non lo indossa mai.

Venerdì 17 luglio 1992: Mantlo esce prima dal lavoro e inizia a dirigersi verso il suo appartamento di Morningside Park. Un percorso di circa cinque chilometri, che come sempre percorre pattinando. A pochi isolati da casa, all’improvviso un’automobile sbuca da un angolo e lo travolge. La testa di Mantlo impatta contro il parabrezza dell’auto, il suo corpo percorre il tettuccio e il cofano posteriore del mezzo, infine avviene un nuovo impatto devastante della testa, stavolta con il suolo. L’autista non frena, non si ferma e fugge: ad oggi, non si sa ancora chi sia stato.

Mantlo viene portato subito al Saint Luke’s Hospital di Manhattan e rimane in coma per due settimane. Dopodiché rimane in condizioni critiche per circa due mesi, rimanendo sempre attaccato a un respiratore artificiale, poiché il suo cervello in questa prima fase non riesce più a comunicare al corpo e alle cellule di respirare. Il danno cerebrale è grave, forse irreparabile. Mike Mantlo, fratello di Bill, viene nominato suo tutore legale poiché è fin troppo evidente che l’ex sceneggiatore non sia più in grado di badare alle proprie necessità.

Tramite la Legal Aid Society, Mike Mantlo trova una compagnia assicurativa che si occupa di gestire e pagare le cure mediche. Ma nell’ottobre 1992 la compagnia dichiara che Mantlo si è ripreso e può essere trasferito in un istituto dove possa ricevere le adeguate cure riabilitative, condizione imprescindibile per il prosieguo del pagamento delle cure.

Dopo aver sentito sette diversi istituti, Mike Mantlo ne trova uno disposto a ricoverare suo fratello, in Pennsylvania, e con personale competente nel trattare simili situazioni. La compagnia assicurativa, tuttavia, fa notare che se Bill Mantlo venisse trasferito lì, non ne coprirebbe i costi. Frustrato, Mike Mantlo ripiega in un altro istituto in Connecticut. Nel novembre 1992, Bill Mantlo riacquista l’uso della parola.

Mantlo rimane nell’istituto per circa un anno e mezzo, durante il quale suo fratello deve spesso discutere con la compagnia assicurativa, la quale intende tagliare i fondi poiché Mantlo non mostra segni evidenti di ripresa. Bill Mantlo, infatti, si rivela un paziente difficile: gli anni in cui si è dedicato al rollerblading hanno rafforzato il suo fisico e non ha problemi ad allontanare da sé, anche in maniera brutale, gli infermieri che provano ad aiutarlo e urla contro qualunque estraneo entri nella sua camera. Molti di loro infine si arrendono e chiedono di non doversi più occupare di lui.

Anche i suoi figli, Adam e Corinna (costei ancora minorenne all’epoca dell’incidente), non riescono a stargli vicino e si allontanano da lui. Ad occuparsi di Bill Mantlo rimangono suo fratello e i suoi genitori. Lentamente, arriva qualche progresso: Mantlo abbandona il suo letto e viene messo su una sedia a rotelle, può essere portato all’esterno e anche la sua capacità di parlare e interagire migliora.

Questo però non è abbastanza per la compagnia assicurativa: Mantlo continua infatti a rifiutare l’assistenza di personale medico specializzato e questa è una causa più che sufficiente per interrompere il pagamento delle cure. Con fatica, Mike Mantlo ottiene una proroga, trovando una nuova sistemazione per suo fratello in un istituto della Georgia, nel 1994.

Bill Mantlo

Qui Mantlo compie altri piccoli progressi, tanto che ritrova la capacità e volontà di scrivere, così – dietro approvazione di suo fratello – gli viene somministrato un farmaco sperimentale che potrebbe migliorare la sua condizione. I risultati iniziali sono più che confortanti, ma all’improvviso Mantlo reagisce in maniera negativa alla somministrazione del farmaco e cade ancora in coma, stavolta per tre giorni.

Quando riprende conoscenza, non è più l’uomo di un tempo. La sua memoria a breve termine in pratica non esiste più. La sua memoria a lungo termine rimane, ma deve essere stimolata perché essa si attivi. Mantlo non vuole più essere messo su una sedia a rotelle. Non vuole leggere, guardare la televisione o fare altro. Vuole solo guardare per l’intera giornata la parete della sua piccola stanza.

La compagnia assicurativa interrompe in via definitiva il pagamento delle cure mediche e, per poter inserire suo fratello nel programma federale sanitario di assistenza medica, Mike Mantlo vende buona parte dei beni materiali di Bill, inclusa la sua intera collezione di fumetti e giocattoli, persino gli oltre 500 albi Marvel scritti da Mantlo stesso. Il programma prevede anche che Mantlo riceva le cure nello stato in cui risiede, quello di New York. Mike Mantlo è dunque costretto a un nuovo trasferimento, nell’agosto 1995, presso il Queens-Nassau Nursing Home. E lì l’ex sceneggiatore vi rimane, per molti, molti anni.

Dimenticato da tutti. Dimenticato soprattutto da quella Marvel per cui aveva scritto centinaia di albi, alcuni dei quali in pochi giorni per sopperire a una imminente scadenza. No, non da tutti a ben vedere. Quando si viene a sapere della sua condizione, soprattutto a partire dal 2007, qualcuno si ricorda di Bill Mantlo: quei lettori a cui aveva donato piacevoli momenti di spensieratezza e divertimento. Sia che lo avessero conosciuto per i prodotti di licensing, o per i tanti personaggi Marvel di cui si era occupato (li aveva praticamente scritti tutti, forse più di Stan Lee), i lettori fanno sentire il loro affetto con delle lettere di ringraziamento e quando possono anche con aiuti economici.

Nel novembre 2011, un uomo entra nella stanza di Bill Mantlo. Lui come al solito lo vede come un estraneo e urla, ma l’infermiera gli dice che conosce quell’uomo: è suo figlio Adam. Dopo 17 anni di lontananza, Mantlo si ricongiunge con i suoi figli, che gli ridonano quell’affetto necessario per ritornare a vivere, per quanto questo sia possibile.

Questa non è una storia con un lieto fine, non può esserlo, però ha comunque un curioso epilogo. Nel 2012, infatti, viene annunciata la messa in produzione da parte dei Marvel Studios di un film inserito nella loro Fase 2, Guardiani della Galassia, diretto da un appassionato di fumetti Marvel, James Gunn. Uno di quei lettori a cui Mantlo aveva donato quei momenti di spensieratezza. E nel cast di questo film c’è un personaggio tornato di recente sulla cresta dell’onda, Rocket Raccoon. Sì, proprio quel personaggio creato da Mantlo, quasi per divertimento, nel 1976, prendendo spunto da una canzone dei Beatles.

Guardiani della Galassia

La Marvel del 2012 non è più quella del 1992, dietro c’è la Disney e i giornalisti non possono farsi sfuggire l’occasione di far presente come questa società abbia dimenticato uno dei suoi creativi. La Casa delle idee, però, non rimane insensibile alle richieste e offre a Mantlo una consistente somma per l’uso di questo suo personaggio, oltre a indicare il suo nome nei titoli di coda. Arriva addirittura a garantire a Mantlo una visione privata del film, due anni dopo, nonché del suo recente sequel.

Grazie a questo e a un successivo pagamento per lo sfruttamento dei personaggi di Cloak e Dagger, a breve protagonisti di un telefilm su Freeform, Mike Mantlo riesce a organizzare l’uscita di uso fratello dall’istituto di Queens-Nassau e a trasferirlo accanto alla sua abitazione, di modo che possa ricevere assistenza domiciliare vicino alla sua famiglia.

Ci sono voluti venticinque anni, ma alla fine Bill Mantlo è tornato a casa.

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