Sono stato alle Giornate Estive di Cinema a Riccione e ho visto l'altro lato del cinema

Distribuzioni che fanno a gara per vendere i film agli esercenti, talent che si incontrano e cibo a volontà: vi raccontiamo le giornate estive di cinema

Critico e giornalista cinematografico


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Ho passato 3 giorni alle Giornate estive di cinema a Riccione, anche dette Cinè, un luogo che esiste in un’altra dimensione del cinema, una che funziona al contrario rispetto a quella che vivono gli spettatori ma che regola ciò che vediamo e come lo vediamo. La normalità per come la conosciamo è che tutti si vantino di aver realizzato o voler realizzare film intelligenti, sofisticati, se non proprio “nuovi”, anche o soprattutto quando non è vero; qui tutti si vantano di essere andati sul sicuro, di non aver creato niente e di aver ricalcato ciò che già ha avuto successo alla ricerca di un pubblico grossolano, semplice e di massa. Continuamente.

Cinè, un luogo che esiste in un’altra dimensione del cinema, una che funziona al contrario rispetto a quella che vivono gli spettatori ma che regola ciò che vediamo e come lo vediamo

La particolarità sta nel fatto che il pubblico delle giornate professionali di cinema o delle giornate estive (per l'appunto Cinè) sono gli esercenti, cioè i proprietari di sale cinematografiche. Le prime (le giornate professionali) si svolgono a Dicembre a Sorrento, le seconde (le giornate estive) sono quelle da cui torno ora e si svolgono a Riccione; le prime servono a fare in modo che i distributori, tutti i distributori, mostrino agli esercenti i film che usciranno in primavera ed estate, le seconde servono a mostrare quelli dell’autunno inverno. Oltre a questo, come in tutte le convention di settore, sono anche teatro di dibattiti, ospitano stand, presentano novità tecniche ecc. ecc. Ma il grosso sono le presentazioni dei listini.
Le presentazioni dei listini servono a far in modo che gli esercenti sappiano di cosa si parla quando devono scegliere che film mettere in programma nelle loro sale. Puntare più su Pieraccioni o su Abatantuono, com’è questo nuovo franchise che tutti dicono sia simile a Twilight, decidere se dare 2 sale o 3 sale nel nostro multisala a Zalone, scoprire che esistono questi ThePills e vedere un po' di immagini del loro film per farsi un’idea se prenderlo o menoe via dicendo.

In più ci sono gli stand di operatori del settore. C’è lo stand di chi vende macchine per fare popcorn, c’è lo stand di PopZ, quelli degli snack salati e dolci, c’è lo stand dei proiettori di nuova generazione, quello dei venditori di sedili da cinema, con tutti i diversi tipi di poltrone da provare, c’è lo stand dei produttori di schermi e via dicendo. Anche per questo si mangia sempre, perchè tutti offrono tutto gratis (anche perchè l'accredito per Cinè non costa proprio poco quindi...). Qui tutti amano gli esercenti, tutti li coccolano, tutti gli vogliono bene perchè tutti vogliono essere amati dagli esercenti.

Ora sapete tutto. Quello che vi manca è il mood. Cinè, per chi sta dall’altra parte della barricata cioè per chi i film li guarda e non ci commercia, è un luogo in cui tutto funziona al contrario.

PRIMO GIORNO DELLE GIORNATE DI CINEMA A RICCIONE

Dopo una giornata “introduttiva” tutta incontri tecnici, si parte al cominciare della prima presentazione di listino. In una grande sala cinematografica ogni distribuzione ha circa un’ora (chi più, chi meno) per sparare le sue cartucce, raccontare i propri film e convincere gli esercenti a prenderli quando usciranno. In alcuni casi sono presentazioni noiose, altre volte sono accattivanti, spesso sono richieste disperate e c'è chi sarebbe pronto a tutto per vendere come commerciali film che non lo sono.

La cosa bella è che da come chi sta sul palco si rivolge a loro e da quel che gli mostrano (spesso sono i trailer più noti) si direbbe che gli esercenti non sappiano niente di niente. Probabilmente non è così, noi a BadTaste in primis conosciamo tantissimi esercenti appassionati e competenti, che seguono tutto e si lamentano proprio di non avere niente di nuovo a questi eventi, ma l'effetto fa comunque impressione.

Il primo giorno inizia con un incontro alle 9.30 del mattino intitolato: “Cosa funziona e cosa no. I generi e i gusti del pubblico. Focus sul quinquennio 2010-2014”. Interviene l’assessore alla cultura Massimo Mezzetti - Regione Emilio Romagna. Così.

La prima convention invece è alle 11.45, si tratta di 01 Distribution, cioè RAI, i quasi monopolisti del cinema italiano. Hanno gran parte del cinema più atteso e discusso, un catalogo sconfinato con nomi incredibili ma gli esercenti non paiono impressionati. C’è Bellocchio, Peter Bogdanovich, poi il nuovo di Scorsese (Silence), Sicario di Denis Villeneuve e un film con Christoph Waltz. Hanno addirittura Suburra di Sollima, Smetto quando voglio 2, Le confessioni (di Roberto Andò con Servillo) e infine La pazza gioia di Virzì, solo per dire i più clamorosi. Il pubblico però non muove un muscolo al parlare di questi film. Non è impressionato, non è interessato. Il punto è che questa è tutta roba che non incassa tantissimo, ci sono immagini molto belle ma è un elemento che non interessa a nessuno, non sono garanzia di niente. Questo è cinema italiano o internazionale che difficilmente porta a casa grandi cifre. RaiCinema lo sa meglio di tutti e per questo li mette all’inizio, non gli dà molto tempo nè attenzione.

 È una dinamica molto normale e comune: chiunque lavori e viva commerciando in cinema (sia la distribuzione che l'esercizio) deve concepire così i film e li deve trattare come beni in grado attrarre più o meno capitali

Una delle componenti che più di tutte rendono questi incontri surreali per chi non vive il lato commerciale del cinema è proprio la maniera in cui i film sono trattati come merci, indipendentemente dal loro contenuto e solo per quel che consentono di incassare. È una dinamica molto normale e comune, chiunque lavori e viva commerciando in cinema (sia la distribuzione che l'esercizio) deve concepire così i film e li deve trattare come beni in grado attrarre più o meno capitali, altrimenti si chiude bottega. Lo stesso, se non si è abituati, l'effetto è straniante, soprattutto l'anima commerciale spesso genera piccoli mostri grotteschi, esagerazioni e storture che se non si è avvezzi sono esilaranti. La parte succosa inizia con una clip realizzata per l’occasione, proprio per gli esercenti, è Pieraccioni che fa il simpatico per loro, con battute sull’esercizio. Dice che ha girato un film come La corazzata Potemkin e Cesare Deve Morire, tutto in bianco e nero, ma è tutto per ridere (figuriamoci!): la gag finisce con l’arrivo del colore, qualche battuta e la conferma data dalla bocca di Pieraccioni stesso che “No, scherzo. Ci sono io ci sono delle donne e tante battute”. Applausi. Queste sono garanzie.

È un assaggio del tono di tutti questi 3 giorni. Applausi non ai film ma all’idea di far soldi o al ricordo di averne fatti con i film di certi autori.

Seguiranno immagini o annunci dei film futuri di Antonio Albanese, Alessandro Siani, Ferzan Ozpetek e poi il nuovo di Luca Miniero, intitolato Non c’è più religione. Il morale si rialza. Arriva anche Paola Cortellesi a fare qualche ironia, presentare il film fatto con Massimiliano Bruno (Gli ultimi saranno gli ultimi). Lei è qui di persona, RaiCinema evidentemente vuole spingere questo film e sa che di suo non sarebbe nella lista dei desideri degli esercenti, così la star fa un piccolo show, legge un messaggio mandato da Bruno, il regista, che di nuovo ironizza sui distributori e quanto lui vorrebbe essere uno di loro, cioè fico, ricco, bello e ben vestito mentre invece è uno sfigato regista ciccione. Risate. Segue il solito treno di trailer, tutti uno dopo l’altro, almeno una decina ma ho perso il conto, possono essere stati anche di più. Tutti già visti, tranne a sorpresa quello di The Hateful Eight di Tarantino.

L’altra grande distribuzione a presentare se stessa nella prima giornata è la 20th Century Fox che ha dalla sua il film dei Peanuts, in italiano Snoopy & Friends. Hanno fatto venire dall’America il regista Steve Martino che è partito con una lunga spiegazione su come è stato fatto il film, tecnicamente, come si sono ispirati a Schultz per i modelli 3D, come funziona l’animazione delle singole scene.... In sala la gente si alza, rumoreggia, parla, molti non hanno le cuffie per la traduzione e non comprendono comunque l’inglese. Poi finalmente arrivano alcune scene del cartone a dimostrare che il brand Snoopy vince sempre, non paiono eccezionali (il film va visto per intero e queste stesse scene possono essere bellissime viste nel loro contesto ma così, staccate, non sono fantastiche) però riscuotono applausi: c’è tenerezza, c’è umorismo molto semplice, canzoncine e tanto di prevedibile. Un successo. 50 anni di marketing, magliette, tazze e spille dei Peanuts hanno creato un universo che non ha niente a che vedere con le strisce (che sono ciniche, sofisticate e alle volte anche amare) ma tutto a che vedere con la tenerezza e il vogliamoci bene. E il vogliamoci bene tira sempre un casino. Applausi!

Alla fine della giornata c'è la proiezione in anteprima (ma solo per esercenti e distributori, il che significa che la stampa non lo deve ancora vedere) di Southpaw, il film in cui Jake Gyllenhaal fa il pugile e che è diretto da Antoine Fuqua, attesa spasmodica per me. Sala mezza vuota, i film qui interessano davvero a pochi e quei pochi sono più distributori che esercenti. E poi inizia alle 19.45, troppo vicino all’ora di cena. Cinè è un unico grande punto di ristorazione, si mangia ovunque e si mangia tanto, più di qualsiasi altro festival. Se io dovessi conoscere gli esercenti solo da quel che vedo qui direi che gli esercenti mangiano tantissimo, si nutrono più di tutte le altre categorie umane.

SECONDO GIORNO DELLE GIORNATE DI CINEMA A RICCIONE

La Universal è la major che apre la seconda giornata, con la sua accoppiata incredibile Borg/De Laurentiis. Da qualche anno la Universal distribuisce i film Filmauro, perciò spesso in eventi come questo fanno coppia Richard Borg, numero uno di Universal Italia, e Aurelio De Laurentiis. Il primo è il massimo dell’understatement, compassato, molto calmo e controllato, un signore alto e distinto dai tratti nordici, il secondo è... Aurelio De Laurentiis. I momenti migliori sono quando Borg ride alle battutacce di De Laurentiis, nessuno sa se siano o meno risate sincere, in ogni caso sono scene incredibili.

Mentre la Universal presenta il suo catalogo tra franchise, grandissimi film e titoli a botta sicura (ad esempio Minions, un tripudio di esercizio cinematografico, il film che tutti vorrebbero), De Laurentiis è venuto in forze con (nell’ordine) Lillo, Greg, Francesco Mandelli (di I soliti idioti) e Paolo Ruffini, tutti e 4 insieme saranno in Natale a Go go…. & Champagne, titolo che è un delirio grammaticale e ha preso il posto di Natale a Gomorra. Sono tutti qua a garantire che si riderà con questo film. Il punto però è che Aurelio qui non accompagna i talent come gli altri distributori, Aurelio qui “dirige” i talent come un regista. Non solo li mette in scena davanti agli esercenti (l’anno scorso fu capace di dire di Lillo e Greg, davanti a loro, che lui li aveva tirati fuori da teatrini pseudoculturali, con risate della stessa coppia, ma lui era serissimo) dopo li accompagna anche alle interviste e li guarda mentre parlano alla stampa.

Una parte delle giornate di cinema infatti sono anche le interviste ai talent, c’è della stampa nazionale che raccoglie dichiarazioni su come saranno i film. Tutto avviene in una terrazza riservata che poi riservata non è davvero. Io sono stato approcciato più volte da un signore molto distinto e ben vestito che, animato da seria curiosità, faceva domande su tutto e sosteneva di non sapere niente. Ha chiesto nell'ordine "Che si fa qui?", "Chi c'è oggi? Gente del cinema?", "Chi è quello lì?" indicando Luca Argentero, "Che film fanno questi?" riguardo i talent del film di Natale, elencatigli i nomi ha fatto la faccia di chi non sa proprio niente, "Cosa fate qui? Un film?" indicando la videocamera usata per le videointerviste. L'unico davanti al quale ha detto: "Ah! Questo lo conosco!" è stato Verdone, ad ogni modo non ne ha pronunciato mai il nome, dunque il dubbio rimane. Chi sia e per quale motivo fosse alla convention con accesso alla terrazza delle interviste non è mai stato chiarito.

Per praticità i talent di solito vengono divisi, se sono 4 come in questo caso le interviste si fanno a coppie, così se 2 sono impegnati da una parte, gli altri 2 possono esserlo da un’altra, in modo da ottimizzare i tempi. Scoperta questa cosa Aurelio va su tutte le furie: i suoi devono essere intervistati tutti e 4 insieme ma nessuno l’aveva previsto e ci vorrà un po' per risistemare i set delle riprese. È arrivato carico Aurelio e impreca contro la televisione italiana che "è una merda se non sa fare le interviste a 4 persone contemporaneamente", ne ha per tutti e nella zona interviste si sente solo lui. Alla fine ovviamente si fa come dice. Il motivo, sembra di poter intuire, è che se sono tutti e 4 insieme non si potrà che parlare del film, invece se venissero intervistati a coppie sarebbe più facile sconfinare in altri progetti o parlare più genericamente delle loro carriere. Dopo qualche minuto di aggiustamento si parte e Aurelio si siede dietro la videocamera, quando finisce un giornalista ed entra quello successivo si rivolge ai suoi attori e aggiusta il tiro: “Si ma non dite queste cose, dite queste altre”, “Non fate troppo i cretini”, “Però dite anche questo film sarà una novità!” e via dicendo. Loro annuiscono sempre. Tutti e 4.

Il massimo lo si raggiunge però quando passano un treno e un elicottero insieme. Il set per le interviste è all’aperto, in terrazza, è estate e c’è il mare di sfondo, è obiettivamente una bella inquadratura, tuttavia il fatto che ci sia un elicottero militare a passare ogni tanto sopra il palacongressi (chissà perché) crea qualche problema visto che il rumore entra nei microfoni, dunque ad ogni passaggio bisogna fermarsi un attimo. Questo fa infuriare De Laurentiis che arriva a pronunciare improperi contro il principale responsabile dell’evento (in quel momento assente), insultato davanti a stampa e semplici curiosi affacciatisi alle interviste. C’è troppo rumore, tutto è organizzato male, fa caldo, si sente il rumore dello scarico dei cessi (non vero, ma nell’insieme condiva l’elenco di disservizi) e qui tutto fa schifo: “Stamo a fa la televisione demmerda mentre qui noi siamo il cinema!” è la chiosa del produttore di tutti i cinepanettoni degli ultimi 20 anni e passa. La cosa più bella è che i 4 attori non fiatano, quando parla Aurelio nessuno fiata. Non conosco i rapporti che intercorrono tra di loro ma assistendo ho la stessa impressione che ho sempre quando c’è lui e qualche suo attore o regista: nessuno fiata, nessuno dice niente. Quando l’ufficio stampa di Cinè, un nome storico del settore, una signora di Milano molto compita e perbene che si è da poco infortunata e gira con delle stampelle, accenna ad allontanarsi un attimo Aurelio la invita ad andare ad infilare le stampelle nel c**o dell’organizzatore. La mia impressione è che lei non abbia nemmeno mai sentito quell’espressione nella sua vita tanto stride con il suo stile. Ma è Aurelio De Laurentiis, lo sanno già tutti, pochi si stupiscono, alcuni si divertono anche.

Nel pomeriggio tocca alla Warner, la major più importante nella distribuzione italiana, ha un catalogo sconfinato che comprende sequel, trasposizioni live action di favole come Pan, un film attesissimo come Operazione UNCLE e addirittura 007. Nel mezzo poi buttano Zemeckis, Ron Howard e altri nomi da far tremare le gambe che per loro sono titoli medi. Siccome poi da qualche anno distribuiscono anche cinema italiano presentano qui Loro chi?, film di Francesco Miccichè e Fabio Bonifacci (probabilmente uno dei più grandi sceneggiatori che lavorano oggi in Italia, fortunatamente anche baciato dal successo per i suoi lavori più alimentari e meno personali come Benvenuti al Nord o Benvenuto presidente), di suo non sarebbe un titolo pesante ma vanta la coppia Giallini/Leo e la Warner lo vuole giustamente spingere, quindi ha portato tutti e 4 (i due registi e le due star), ha delle scene da mostrare e poi gli fa fare un po' di interviste.

Tuttavia questo è anche il giorno di Lucky Red che distribuirà il film con Favij e Federico Clapis, Game Therapy, questi non fanno attività stampa ma “incontrano i fan”. Quel che accade dunque è che mentre Giallini e Leo sono in terrazza a fare interviste si sentono urla folli, roba da concerto di Justin Bieber, perchè sotto, nella piazza a un isolato di distanza, ci sono Favij e Clapis che fanno impazzire le ragazzine. Le grida si sentono a un isolato e 5 piani di distanza, con le porte finestre chiuse. Seriamente.

Quando il bagno di folla finisce, nonostante non facciano attività stampa, lo stesso Favij e Clapis sono portati nell’area stampa perchè così fanno un po’ di foto e si prendono un drink e due stuzzichini (qui non si fa che mangiare, l’avevo detto). A questo punto scatta il panico là dove meno te l’aspetti: lo fa scattare Giallini. Marco Giallini non sa chi sia Favij, nemmeno è in grado di riconoscerlo, ma ha deciso che si deve fare una foto con lui perchè il figlio ci sta in fissa e lui l’avrà sentito nominare un milione di volte: “Oh ma che ce sta Favij?”, chiede mentre sta facendo un’intervista, “Me devo andà a fa’ ‘na foto con lui per mi fijo. Quello non parla d’altro. Ma qual è? Voi lo sapete? È quello là? Aspè, scusa eh, ma io me ce devo fa ‘na foto. Io non so manco che cazzo fa questo ma è un grande” e poi scherzando “Oh se lo guarda mi fijo, quindi dev’essere un grande!” e ride. Fa per andare incontro a lui ma dopo 4 passi si ferma un secondo, si volta e aggiunge con aria improvvisamente rassegnata: “La vita è ‘nammerda”.

L’approccio di Giallini a Favij è devastante e in tutta l’interazione che seguirà Favij non riuscirà a dire niente, solo qualche boccheggio o sillaba accennata: “Aho tu manco sai chi cazzo so io ma sticazzi, te devo chiede ‘na foto” e poi più sottovoce “ma rendite conto….” e ride “mi fijo sta sempre lì che guarda sul computer e io je chiedo Ma che te stai a guardà?? E lui: A papà te ‘n sai un cazzo è Favij ma che te lo dico a fa’??” Un quadretto incredibile di casa Giallini, condito dalla risata carismatica di Marco a cui non puoi dire di no, quella che contagia tutti. Favij è annichilito e gli astanti sono tutti conquistati dal carisma di Giallini che è un fiume in piena, sta praticamente facendo uno show. Il povero youtuber si guarda in giro e non sa nemmeno bene chi guardare, io non credo che non sappia chi sia Giallini, sta su cartelloni in tutt’Italia quando escono i suoi film, ma l’impressione un po’ è quella. Marco Giallini porge il suo cellulare a qualcuno e fa le facce buffe per la foto, dopodichè stretta di mano e via "Sei 'n grande!".

La sera in piazza ci sta la proiezione di Il terzo uomo di Carol Reed in una copia restaurata dalla cineteca di Bologna. È una proiezione pubblica, per tutti, per l’appunto in una piazza di Riccione, all’aperto. Di esercenti quasi non c’è traccia, il pubblico, sparuto, è quasi tutto composto da persone comuni. Per un disguido il film partirà senza sottotitoli. Dopo un po’ di traccheggio per rimettere a posto la situazione si scopre che proprio i sottotitoli non ci sono, non è che non sono partiti ma per errore, dicono, gli è arrivata una copia priva di sottotitoli. La colpa, non è ben chiaro come mai, è tutta del digitale, dicono. Ad ogni modo per rimediare, viene offerta la possibilità a tutti di entrare ad un’altra proiezione, in teoria chiusa al pubblico. Molti giustamente se ne vanno, i pochi che capiscono l'inglese rimangono a guardarlo senza sottotitoli. Inspiegabilmente poi dopo un’ora di film compariranno i sottotitoli.

TERZO GIORNO DELLE GIORNATE DI CINEMA A RICCIONE

Ad aprire il terzo giorno c’è la Disney, che vuol dire Marvel e che vuol dire Guerre Stellari. E quando c’è Guerre Stellari ci sono gli Stormtrooper, dunque anche qui non mancano, è un brand che si muove. Li abbiamo visti aggirarsi nei giorni scorsi e nella mattinata in cui Disney deve regnare stanno proprio in sala.

Non lo dice nessuno apertamente ma è evidente che le distribuzioni, specie quelle che lavorano su film simili, si fanno la guerra. Sono qui per vendere agli esercenti, sono capaci di dirgli cose incredibili come se gli esercenti non avessero strumenti per valutare da sè certe situazioni. Io ho sentito seriamente parlare di Knight of Cups, il film di Terrence Malick, come “dopo il grande successo di Tree of life, con Brad Pitt, un film con Christian Bale e Natalie Portman sulla stessa scia!”, praticamente veniva venduto come uno pseudo-sequel di un film con Brad Pitt, ad un passo dal franchise; ho sentito dire di Carol, il film con Rooney Mara e Cate Blanchett che praticamente già ha gli Oscar in tasca “per questo lo distribuiamo a Gennaio, perchè contiamo in una pioggia di nomination. Del resto come diceva Almodovar, per vincere un Oscar o sei distribuito dai fratelli Weinstein o devi pregare molto. Questo film è distribuito dai fratelli Weinstein”.

Dunque ogni distribuzione si batte con le altre anche sul lato “spettacolino”, per dimostrare non solo che i film sono buoni (qui davvero non interessa a nessuno, qui con il buono nessuno ci fa niente) ma di avere la potenza muscolare necessaria a promuoverli bene, quindi farli incassare. Tanto è importante la sfida che ogni anno i turni sono sorteggiati, cioè a chi tocca il primo giorno a chi il secondo e a chi il terzo è lasciato alla sorte, perchè tutti vogliono stare nei momenti migliori con maggiore affluenza.

La Disney dal punto di vista del marketing è una macchina di morte. Parte a palla di cannone il tema di Guerre Stellari ed entrano gli Stormtrooper, sul palco c’è il direttore marketing Disney che illustra non scene nuove (io ci speravo) ma tutta la campagna marketing, fa vedere la potenza di fuoco di Disney e come lavora senza pietà su Guerre Stellari. Eventi a Roma e a Milano, videogiochi a tema che usciranno, una serie di cartoni animati e merchandising come se piovesse. In tutto questo gli Stormtrooper sono fermi ed immobili a bordo palco con i fucili in braccio. Esercizio in sollucchero. Poi, per fortuna, arriva anche un momento di cinema. Per convincerli a prendersi Inside Out gli mostrano 12 minuti, i primi 12 devastanti minuti del film. Infine qualche scena di Ant-Man e Good Dinosaur (da noi intitolato Il Viaggio di Arlo). Rapidi ed efficaci portano a casa la baracca.

Infine l’ultima giornata si chiude con Medusa (a cui evidentemente il sorteggio è andato male ma ha le spalle sufficientemente grosse da attirare esercenti anche nell'ultimo slot dell'ultimo giorno). Giampaolo Letta sul palco annuncia un buon numero di titoli stranieri non male, ma è tutto antipasto perchè la portata principale sono le commedie italiane. Ci sono delle scene in anteprima di Belli di papà, un Abatantuono straordinario fa sbellicare la sala, poi un video girato appositamente da Fabio De Luigi che prende in giro il rapporto autori/esercenti ribaltandolo: c’è un regista esordiente con un film senza star che va da De Luigi, proprietario di multisala, a chiedergli di programmare il suo film e De Luigi, appurato che si tratta di un film senza la minima attrattiva, gli propone di uscire in mille copie, il regista vorrebbe meno e inizia una paradossale polemica in cui l’esercente “minaccia” l’autore di farlo uscire addirittura in 2000 copie se non si sta zitto e non la smette di rompergli le scatole. Tutto a sottolineare il fatto che solo in un paradosso divertente un film indie può avere una buona uscita. Lo sanno tutti che non è così! Risate.
Anche ThePills hanno girato un video per gli esercenti, per spiegare che cos’è il film che stanno girando e fargli capire che loro sono divertenti. Ma sono ThePills, quindi fanno un po' quello che vogliono, tutto inizia con Matteo che tira fumo da un bong gigantesco, non gli spiegano un bel niente alla fine dei conti, mostrano solo un paio di scene (non male) e inscenano una gag apposita in cui si rivolgono ai figli degli esercenti. La risposta è inizialmente debole poi però scattano le risate nel finale.

Oltre a queste viene annunciato il nuovo film di Siani, il nuovo di Ficarra e Picone e tutta una serie di corazzate che comprendono il nuovo film di Checco Zalone, Quo vado, fino al cinepanettone, il film che necessita di maggior spinta e promozione in queste situazioni.

Quest’anno infatti non solo De Laurentiis avrà il film di Natale ma anche Medusa scende in campo con la sua alternativa e mentre Filmauro continua a cercare una nuova formula con Lillo e Greg, Medusa ha riunito la vecchia band. Si chiama al momento Vacanze di Natale ai Caraibi e costituisce la controriforma, un film "vecchio stampo" con Christian De Sica e Massimo Ghini, diretto da Neri Parenti e scritto da Brizzi e sono tutti qui a Riccione in sala. Ritorno al futuro praticamente.

È evidente che si tratta di riportare in auge quel classico che si pensava non incassasse più ma obiettivamente va oltre ogni previsione. Le dichiarazioni degli autori e degli attori sono quelle che non farebbero mai a ridosso dell’uscita, quelle cose che tutti dicono ma loro hanno sempre negato: “Sono voluto tornare a questa commedia” dice De Sica “ma solo a patto che fosse davvero divertente, ho detto agli sceneggiatori di non preparami una cosa sofisticata ma di spingere sulla comicità!”. Applausi. E poi Neri Parenti: “Ho sentito parlare molto di novità in questi giorni, di commedie nuove.... Beh posso assicurarvi che noi non faremo niente di tutto questo. Anzi! Qui non c'è niente di nuovo, questo è il cinema che conosciamo già tutti”. Applausi scroscianti. C’è anche Ilaria Spada, ridono e scherzano tutti per mostrare affiatamento, le riprese del film non sono ancora iniziate ma il copione è finito, così Neri Parenti racconta la trama. Nel segmento di Ilaria la storia è che lei e Luca Argentero sono maniaci del sesso, per cui risolvono tutto con quello “e ci saranno un bel po’ di scene di nudo!” dice il regista. Applausi. Ilaria Spada è visibilmente imbarazzata e replica con un sorriso sdrammatizzante: “Beh questo poi lo vedremo, ne dobbiamo ancora parlare Neri!” ma tutti ormai stanno ridendo e fanno la faccia “Si si, dai su!”. Applausi.
Le interviste con la stampa saranno del medesimo tenore: basta cose sofisticate e film ricercati, noi faremo una cosa semplice semplice, basilare, terra terra.

All'uscita della convention comunque non c'è stata storia ed è sembrato che tutto quanto lo show di Vacanze di Natale ai Caraibi come quello di Natale a Go Go.... & Champagne sia stato futile. Per gli esercenti comunque c'è solo un possibile titolo sicuro per la fine di dicembre e l'inizio di gennaio, e questo è Quo Vado di Checco Zalone. L'unico a cui vogliano davvero bene.

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