Ho giocato a Paranormal Activity VR in realtà virtuale e volevo scappare

In un assolato stand di Cannes tutti si divertivano, tranne chi era nella casa di Paranormal Activity VR grazie al visore HTC di Valve

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Sono solo, in una casa in stile americano, tutta legno e porte a vetri, poco arredamento un po' burino e mobilio stilizzato. Sono al buio e già so che le cose andranno a finire malissimo. Lo so dentro di me, profondamente, perché sono dentro a Paranormal Activity VR, il gioco sviluppato da VrWerx in realtà virtuale, e perchè lo sto giocando con il set HTC di Valve sotto l'egida della tecnologia di AMD e Radeon. È solo una demo ma rende bene l'idea. Mi è stato detto che una volta dentro devo cercare la torcia, infilarci le batterie e poi accenderla per cominciare ad esplorare. Mentre prendo confidenza con i movimenti, con il fatto che in effetti spostandomi con le mie gambe mi muovo anche nel gioco (non c'è latenza nè delay, tutto va perfettamente) e se goffamente mi imbatto in un oggetto su un comodino questo cadrà, maturo un senso d'ansia dovuto al fatto che sono in uno spazio trdimensionale nel quale mi attendo di essere spaventato. Dietro di me potrebbe esserci qualcuno e mi giro ogni 2 secondi, di scatto. Come quando mi trovo realmente in posti spaventosi il mio cervello riconosce la scarsa illuminazione, le ombre maligne e il fatto che non posso guardare dappertutto per la scarsa illuminazione, dunque ha paura.

Dev'essere divertente visto da fuori, perché in realtà è mezzogiorno e sono accanto al porto di Cannes in un'affollata e calda giornata piena di sole, in uno stand all'aperto con gente che beve cocktail. Per fortuna sotto una pensilina che fa ombra. Intorno a me c'è un'area in cui muovermi liberamente e intorno ad essa gente che mi guarda incuriosita o in fila per testare il gioco dopo di me. Grazie al cielo ho le cuffie e non li sento.

[caption id="attachment_156189" align="aligncenter" width="600"]Paranormal Activity VR Paranormal Activity VR - screenshot[/caption]

Come molti videogiocatori da sempre mi ritengo abbastanza smaliziato sia sui giochi di paura che sulle simulazioni, difficile che mi impressioni davvero e non mi sento come una persona con l'anello al naso che scambia il finto per vero. Per questo mi vergogno tantissimo a dire che vorrei smettere per la paura, mi faccio forza e ripeto dentro di me: "È finto" per convincermene, anche se ogni cosa intorno a me grida finzione. Paranormal Activity VR non ha certo una grafica realistica, sembra uscito da PlayStation 2 per piattezza e poligoni (ci crediate o no, questo è lo standard oggi della reaà virtuale), nel prendere alcuni oggetti con le mie mani (che in realtà stringono due controller) spesso afferro erroneamente quello sbagliato oppure alle volte finisco dentro ai muri. Insomma, non è realistico, per niente, ma come sa chi ha mai giocato ad un gioco di paura o visto un film dell'orrore non serve il realismo per spaventare.
In questo caso a massacrarmi di terrore è la percezione del mio corpo, il fatto di non stare guardando qualcosa che mette paura, ma di percepire una chiara vulnerabilità. Benché io sappia che nulla mi toccherà, lo stesso il mio cervello percepisce che il mio corpo è dentro un ambiente, ci può essere qualcosa dietro di me o accanto a me e forse mi toccherà. Non sto guardando una scena, ne sono parte e la testa sa che se fai parte di qualcosa potrai esserne influenzato. Non è che potrei ritrovarmi in camera il mostro che vedo sul televisore, è che sono nello stesso luogo in cui si materializzerà. Questo è molto chiaro al mio cervello. Purtroppo.

Trovata la torcia trovo anche le batterie, smanaccio un po' di oggetti sul tavolo per vedere come reagiscono e tutto è abbastanza realistico. Facci un po' il sostenuto come se provassi per bene il funzionamento tecnico, afferro oggetti inutili e li lascio cadere, come a testare qualcosa. In realtà sto palesemente perdendo tempo perché adesso che ho la torcia e posso fare luce devo andare nella parte buia della casa. "Vai lungo il corridoio" mi ricorda la voce dei tecnici dello stand, vogliono aiutarmi pensando che non me lo ricordi ma io me lo ricordo bene.

"La sensazione finale è che io, che di film dell'orrore ne vedo di continuo, che di giochi ne gioco e che non ho mai avuto problemi con la paura simulata, lì in quella casa non ci voglio tornare"

Se per i piccoli spostamenti come quelli necessari all'esplorazione di una stanza mi posso muovere con le mie gambe (in caso arrivassi vicino alle pareti reali dello stand in cui mi trovo compare una griglia blu nel gioco che mi segnala quella prossimità e mi invita a fare un passo indietro), per quelli più lunghi come attraversare un corridoio ho sul controller che tengo in mano la possibilità di "avanzare" premendo su un pad. Se dicessi che la cosa non mi provoca un po' di giramento di testa mentirei. Il fatto, penso, è che mii sto spostando dentro un ambiente senza muovermi davvero e al mio cervello dà fastidio, in realtà avendo io paura sto facendo un casino. Mentre avanzo premendo sul pad mi sposto anche un po' a destra o a sinistra istintivamente perchè mi pare di vedere qualcosa, mi volto per essere certo di non avere niente dietro ma non smetto di "avanzare" perché voglio sbrigarmi. Addirittura quando tutto sarà finito il tecnico a cui riconsegno visore e pad mi dirà che mentre avanzavo con il controller lungo il corridoio in realtà con le mi gambe indietreggiavo (ecco perchè mi dava fastidio), non me n'ero accorto ma in realtà il mio corpo fuggiva mentre mi forzavo ad avanzare.

[caption id="attachment_156190" align="aligncenter" width="600"]Paranormal Activity VR Paranormal Activity VR - screenshot[/caption]

Ogni secondo che passa senza che compaia qualcosa di spaventoso aumenta la mia tensione verso il suo inevitabile arrivo. C'è una porta a vetri alla mia destra, dà su una specie di stanza da pranzo, faccio luce per guardare dentro e un'ombra scappa via appena faccio luce: "Che clichè!" penso, mentre probabilmente le mie gambe fanno un altro paio di inconsci passi indietro. Proseguo e la casa mi sembra quella del primo film della serie, con le scale che salgono e il lampadario che si muove. Arriva una bambina proprio sull'angolo delle scale che salgono, mi implora di salire con lei e scappa via "Presto!". Dal punto in cui è venuta e poi fuggita viene della luce, mi pare un'ottima scelta, faccio per salire sulle scale ma la strada è bloccata, illumino in basso e vedo che ci sono mobili, piante e altre cose ammassate per non farmi salire. Dentro di me bestemmio perché ero convinto (che folle!) che sarei fuggito all'orrore e mi sarei levato il visore dicendo: "Vabbè, niente di che. Il vostro gioco non era difficile da eludere comunque...". Ho così paura che continuo stupidamente a pensare di poter superare il mobilio ammassato e poter salire sulla scala ma ovviamente non è così, d'un tratto un rumore mi ricorda che sto facendo il cretino ma intanto dietro di me ci potrebbe essere il mondo, mi giro di scatto puntando la torcia e BAM! Arriva lo spavento nella persona della classica presenza femminile, piena di tagli ed escoriazioni sulla pelle e in volto ma in camicia da notte che alza le braccia ed urla per poi scomparire. Era davvero vicina. Tiro un urlo e mi parte un "CAZZO!". Chissà le risate della gente nel mondo reale...

Infastiditissimo dal fatto di essermi fatto mettere nel sacco e tranquillizzato dall'aver subìto quello spavento che sapevo sarebbe arrivato, mi aggiro per la stanza un po' stizzito e con far sbrigativo, senza più paura. Ormai mi sento smaliziato e non ho niente da perdere, peccato che un'altra apparizione all'improvviso mi farà prendere un altro colpo e finalmente mi verrà detto che la simulazione è finita. Giusto in tempo prima di esaurire il sudore che ho in corpo.

La sensazione finale è che io, che di film dell'orrore ne vedo di continuo, che di giochi ne gioco e che non ho mai avuto problemi con la paura simulata, lì in quella casa non ci voglio tornare. Il primo pensiero è: "Ok, era troppo. Così non va bene". Mi sento mia madre. Come è prevedibile però già il giorno dopo ho voglia di riprovarci con più calma ed esplorare di più, tentare qualcosa, combattere e provare a dire la mia contro le attività paranormali, ovvero ho voglia di giocare.

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