Ghostwatch, il film sui fantasmi che (quasi) tutti credettero reale
Ghostwatch è un film dell'orrore che ha fatto la storia della televisione venendo creduto autentico dalla gran parte degli spettatori
Ghostwatch, questo il titolo, è ad oggi uno dei casi di horror televisivo più interessanti nello sviluppo del genere. Si tratta infatti di un vero e proprio antesignano del found footage, nonché una "bufala" degna de La guerra dei mondi di Welles.
Le origini (e le intenzioni) di Ghostwatch
Siamo negli anni '90. Lo sceneggiatore Stephen Volk propone alla BBC di produrre una serie sul paranormale: 6 episodi, di finzione, dedicati a una troupe alla ricerca di case infestate dai fantasmi.
L’emittente rispose a Stephen Volk di ridurre la serie a un solo episodio e lo sceneggiatore accettò. Ghostwatch venne quindi prodotto seguendo l’idea del sesto episodio, come una trasmissione vera, alla ricerca di fantasmi... "veri".
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La trama è basata sul celebre poltergeist di Enfield (mostrato anche nel film The Conjuring - Il caso Enfield) in cui una famiglia lamentava di essere vittima di presenze paranormali che si palesavano con manifestazioni violente.
In Ghostwatch una troupe televisiva entra in casa di una famiglia inglese che sostiene di essere tormentata da uno spirito maligno. Nei primi secondi, ci viene mostrato un fenomeno inspiegabile avvenuto qualche notte prima. Rumori, come colpi sui tubi nelle pareti, ed evanescenti presenze nella camera delle due bambine sono impressionanti. Per questo, ci viene detto, la BBC si è interessata al caso e, in diretta, cercherà di scoprirne l'origine.
Oltre alla confezione realistica bisogna notare che a condurre la trasmissione erano vere personalità televisive nei loro rispettivi ruoli e con i loro veri nomi. Il conduttore, Michael Parkinson, era celebre per i suoi talk show. Il pubblico lo conosceva e si fidava di lui. In “diretta” dalla casa infestata vi era Sarah Greene, che aveva iniziato la sua carriera con le trasmissioni per bambini. In studio, terrorizzato, suo marito Mike Smith.
Ghostwatch non aveva alcuna intenzione di ingannare lo spettatore. Prima della messa in onda c'era un filmato che spiegava la natura fittizia del programma. Sia nei titoli di testa che di coda si vedono in bella vista i nomi degli autori e sceneggiatori. Ma non tutti si sintonizzarono all’ora esatta della messa in onda. Chi si collegò con Ghostwatch dopo il suo inizio si trovò immerso in una trasmissione estremamente verosimile.
[caption id="attachment_463956" align="aligncenter" width="615"] Fantasma o ombra? Il dilemma che guida tutto lo show[/caption]
Che cosa videro gli spettatori
L’andamento è lento, quasi noioso per la prima ora. I conduttori mostrano la strumentazione (videocamere termiche e microfoni molto precisi) e introducono la casa e la storia della famiglia. È un momento di attesa di apparizioni che, nel "gioco" del film non è affatto certo che possano verificarsi.
In realtà Ghostwatch è pieno zeppo di fantasmi, sin dall’inizio, ma bisogna saperli scovare. Il film (perché di film si tratta) era stato registrato in anticipo e non era ovviamente in diretta, come invece il conduttore continua a ribadire. Sin dall’inizio si può vedere il fantasma nascosto nell’ombra. Per tutta la durata accadono cose inspiegabili, non sempre notate dai conduttori. La discesa nell’incubo è classica e graduale, ma agisce sull'inconscio. Viene amplificata dal tono di realismo, mantenuto con grande abilità dagli attori. Si raccolgono testimonianze dei vicini (tra cui si può scorgere, in lontananza, anche un uomo che corrisponde alla descrizione del fantasma Piper). Ma l’aspetto più appassionante è proprio la ricerca della verità, che incollò gli spettatori allo schermo per cercare di svelare l’inganno della famiglia o il “vero” fantasma.
In studio l’accesa discussione si rimbalza tra una parapsicologa che ha seguito da vicino il caso e uno scienziato scettico. Come se non bastasse, di tanto in tanto sullo schermo appare il numero della BBC per accogliere le chiamate degli spettatori. Ovviamente le telefonate in studio erano pre registrate e concordate. Chi avrebbe chiamato realmente avrebbe, secondo i piani iniziali, sentito un messaggio che spiegava che i fatti mostrati erano tutti frutto della finzione cinematografica.
Ghostwatch spaventò così tanto il pubblico che l’emittente ricevette più di 20.000 chiamate in pochissimo tempo, mandando in blocco la linea telefonica. Gli spettatori che telefonavano, preoccupati, trovavano le linee staccate. Nessun messaggio rassicurante, solo rumore bianco, proprio come alla fine della vicenda.
Il risultato fu incredibile. Si registrarono ascolti da record per la trasmissione e il giorno dopo tutti i giornali britannici parlavano di Ghostwatch. Gran parte degli spettatori fu realmente terrorizzata. Molti, suggestionati, credettero che il fantasma Piper avesse agito anche nelle loro case. Tra le cose più folli: la BBC ricevette una richiesta di risarcimento per dei pantaloni "sporcati" a causa di una scena piuttosto spaventosa. Gli psicologi riscontrarono che, a seguito della visione, molti bambini presentavano difficoltà ad addormentarsi e un notevole aumento dell’ansia.
Si arrivò a pensare addirittura che Ghostwatch fosse tra le cause di un suicidio avvenuto poche settimane dopo la messa in onda.
La BBC si scusò per la controversia causata dalla trasmissione e la tenne nascosta fino al 2002 quando, per il decimo anniversario, venne distribuita in DVD.
Vedere oggi Ghostwatch è un’esperienza strana e, per certi versi, deludente. Il cinismo moderno e il costante esercizio del dubbio sull’attendibilità dei media d’informazione, allontanano lo spettatore dal terrore provato nel ’92. Per certi versi, dopo il boom del finto “cinema verità” , tutte le situazioni in cui si imbatte la troupe sembrano già viste.
Eppure, se inserito nel contesto dell’epoca, Ghostwatch si afferma come una vera e propria pietra miliare del cinema horror. Un film che ha spaventato di più di quante fossero le sue intenzioni. Ma soprattutto che ha inventato un nuovo modo di mettere in discussione la realtà e l’autenticità delle ombre impresse nella pellicola.
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Fonti: Ghostwatch