George R.R. Martin parla dei contenuti delle sue storie: "La gente vuole violenza e sesso ma non lo ammette"
George R.R. Martin, autore di Game of Thrones, rivela la sua opinione sulla pena di morte e perché nelle sue storie sono presenti sesso e violenza
Alcuni passaggi hanno suscitato qualche commento e perplessità, come quelli relativi ai fatti di cronaca più attuali:
"Alle volte vedo persone come i membri di ISIS e vorrei salire sul mio drago e bruciarli tutti! Ma questo a parte, partendo dal presupposto che avrai la pena di morte, allora la domanda diventa, vuoi prima torturarli? La mentalità medievale sosteneva che non si dovesse concedere una morte veloce. Joffrey l'ha detto quando Sansa lo ha implorato di avere pietà di Ned e lui gli ha tagliato la testa: "Gli ho dato una morte rapida e facile!". Ma in un certo senso abbiamo respinto la tortura, con l'eccezione di Guantanamo Bay. Se si vuole elimiare la tortura ma vuoi mantenere la pena di morte, allora si dovrebbe ritornare alla ghigliottina. E' il metodo di esecuzione più umano mai ideato. Se si ha un carnefice non preparato e ubriaco può diventare veramente brutto. La ghigliottina invece non sbaglia mai. La sedia elettrica? La tua testa prenderà fuoco! Alle volte non muori dopo la prima scarica. La camera a gas? Lotti, cerchi di respirare. Il cocktail di droghe? Ora ci sono tutte queste orribili che possono andare storte con queste pratiche. Ma ovviamente, nessuno dice "Usiamo la ghigliottina!". Non lo puoi suggerire".
"Vogliono che l'azione sia eccitante, ma non crei disturbo, sconvolga o faccia stare male. Ma dovrebbe. Le persone vogliono la violenza, ma al tempo stesso la rifiutano. Vogliono la sessualità, ma hanno paura di ammettere che la desiderano. Ogni volta ch c'è un nuovo mezzo di comunicazione, che siano le videocassette o internet, è il porno che apre la strada! Ci sono ovviamente milioni di persone lì fuori che cercano questo! Quando Kinsey ha compiuto i suoi studi, ha scoperto alcune cose che rivelano molto e che hanno sconvolto l'America degli anni Quaranta e Cinquanta: "Non facciamo quelle cose!". Ma lo facevamo. E non vogliamo affrontarlo".