[GamesCom 2012] Provato - Medal of Honor: Warfighter
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Testato il multiplayer del nuovo FPS bellico di EA
EA, nell’organizzare la sua presenza alla GamesCom è sempre piuttosto metodica. Ogni anno ci aspettano delle conferme e qualche novità in egual misura, evitando gli eccessi sia da una parte che dall’altra. Nel caso di Medal of Honor: Warfighter siamo davanti a un titolo che appartiene alla prima categoria. Dopo il buon successo del titolo con cui l’azienda di Redwood ha rilanciato la serie lo scorso anno, era inevitabile aspettarsi un ritorno in grande stile delle squadre speciali impegnate nei teatri di guerra più pericolosi del mondo moderno.
Qui a Colonia, EA, per competere direttamente con Call of Duty, ha scelto di mostrare solo la componente multiplayer del gioco, permettendoci di testare, su PC, una demo della modalità cattura la bandiera. Insieme ad altri cinque colleghi, dunque, ci siamo buttati nella mischia, interpretando soldati provenienti da alcuni dei corpi speciali più addestrati del pianeta.Danger Close, che a questo giro svilupperà sia il single che il multiplayer del gioco, ha infatti contattato esperti direttamente dai Navy Seals, dai SAS inglesi, dallo squadrone Alfa russo e da altri sette paesi: Germania, Svezia, Norvegia, Polonia, Australia, Canada e Corea del sud. Ogni nazione ha le sue peculiarità e gli sviluppatori hanno promesso che - nel corso dei mesi - le varie dotazioni specifiche di ogni corpo speciale saranno costantemente aggiornate; un modo interessante per aumentare la longevità del titolo, tuttavia non è ancora chiaro come e quanto queste modifiche all’equipaggiamento influenzeranno il gameplay.Per quanto riguarda le classi, a fronte di alcuni classici come il cecchino, il demolitore il soldato armato di mitragliatici pesanti e l’assaulter (la classe di base, bilanciata appositamente per i giocatori alle prime esperienze), troviamo due belle digressioni sul tema, il point - man, una sorta di soldato da prima linea che a fronte di una mobilità ben maggiore di quella degli altri alter - ego disponibili, può esprimersi in incursioni stile commando oltre le linee nemiche e lo Spec - Ops che, a fronte di un armamento decisamente leggero, ha la possibilità di ordinare attacchi aerei su varie aree della mappa e può vedere in anticipo le mosse dei nemici grazie a un particolare espediente di gioco che mischia il classico radar con l’uso intelligente di segnali a schermo. Una volta scelta la nostra classe di riferimento possiamo finalmente buttarci nella battaglia e, per l’occasione, gli sviluppatori hanno deciso di farci testare una mappa ambientata nel tristemente famoso stadio di Sarajevo, completamente distrutto durante l’assedio che, dal 1992 al 1995 fu uno dei teatri di guerra più cruenti dell’intero conflitto balcanico. Il match è consistito in uno scontro a cattura la bandiera dove le due squadre, alternativamente devono difendere la base o cercare di conquistare il drappo avversario e portarlo via. Le dimensioni ridotte dello scenario, unite ai molteplici passaggi nascosti sotto le macerie che occupano gran parte della struttura, costringono a privilegiare una tattica di gioco piuttosto offensiva e, i ragazzi di Danger Close, nel design del gioco hanno dato molta importanza alla cooperazione: senza un buon lavoro di squadra, infatti, riuscire a prevalere (soprattutto nella fase difensiva) è molto difficile, mentre le azioni in solitaria sono disincentivate da due intuizioni che, se ben inserite nel contesto ludico, potrebbero dare una decisa rinfrescata al multiplayer. Il sistema di respawn di Medal of Honor: Warfighter, infatti, non segue i canoni classici per cui, dopo tot secondi si viene fatti ripartire dalla base della nostra squadra; per tornare in campo, infatti, sarà necessario che i nostri commilitoni si riuniscano in un punto sicuro della mappa e solo allora potremo tornare in gioco. Questo significa che a tutta la squadra sarà sempre richiesta una buona dose di lavoro comune, pena la perdita per lungo tempo di preziosi commilitoni e, sul lungo termine, la sconfitta quasi assicurata. L’unico altro modo per rientrare in gioco quasi subito sarà se un nostro compagno d’arme riesce a “vendicarci” immediatamente dopo la nostra uccisione, anche qui, si nota come l’enfasi sul lavoro in gruppo e in coppia sia molto forte, quasi una vera ossessione per Danger Close che, nelle parole di uno degli sviluppatori, ha confermato come, pur non potendo rappresentare la guerra in maniera realistica, Medal of Honor: Warfighter voglia offrire comunque un’esperienza impegnativa e complessa. Dal punto di vista tecnico il Frostbyte 2, che muove anche il nuovo Army of Two, fa il suo dovere tuttavia, probabilmente per motivi di ottimizzazione, è sparita la distruttibilità ambientale che avevamo amato in Battlefield 3. Warfighter, dunque, offrirà un approccio al genere tutto sommato abbastanza canonico, lasciando - almeno per ora - da parte le armi pesanti e i veicoli, vera colonna vertebrale della serie made in DICE. Nel complesso la prova ci ha lasciati soddisfatti, il gioco diverte e, con le varie combinazioni di classi disponbili promette di essere interessante anche per i giocatori più scafati, potendo proporsi come un’interessante alternativa allo strapotere standardizzato di Call of Duty. Medal of Honor: Warfighter arriverà su Xbox 360, Playstation 3 e PC il prossimo 25 ottobre, rimanete con noi per tutti gli aggiornamenti e la recensione.