[GamesCom 2012] Provato: Borderlands 2
Direttamente dalla GamesCom, la nostra prova diretta del seguito del successo firmato Gearbox, in uscita a fine settembre...
Il rilascio di Borderlands 2 è ormai dietro l'angolo, eppure 2K non si è fatta sfuggire l'occasione per mostrarlo un'ultima volta presso la Gamescom 2012. Dopo una breve introduzione dedicata alla distribuzione dei punti abilità guadagnati con il crescere dei livelli, ci siamo avventurati pad alla mano in una quest abbastanza tipica, dove in compagnia di un altro collega della stampa ci siamo dovuti difendere da ondate progressive di nemici sempre più coriacei.
Riguardo la spesa dei punti abilità, quest'ultima ci è apparsa particolarmente concentrata sul modificare - e migliorare - l'Abilità d'Azione, ossia il potere speciale di cui ognuno dei quattro personaggi è dotato. Nel caso del nostro Assassin, si trattava della possibilità di rendersi invisibile per qualche secondo e attivare nel contempo un ologramma di sé, distraendo il nemico per circa 5 secondi. Tempo più che sufficiente per farsi sotto e colpire in corpo a corpo, una cosa in cui il personaggio, non a caso, è particolarmente abile.
Una volta sul campo di battaglia, abbiamo riscontrato una diversificazione delle armi ancor più accentuata rispetto a quanto visto nel predecessore: gli effetti elementali hanno acquisito un’importanza assoluta, come nel caso dei robot che ci siamo trovati ad eliminare, particolarmente sensibili alle armi corrosive. Equipaggiare armi di un certo tipo potrà fare la differenza tra un Cacciatore della Cripta vivo e uno morto.
La nostra breve sessione di prova si è conclusa con una piccola dimostrazione, da parte degli sviluppatori, di come il concetto di “boss” in Borderlands 2 non sia da prendere sottogamba. Ed ecco spuntare dal desertico terreno un vermone di quattordici piani, apparentemente uscito dal trashcult “Tremors” e teneramente noto come Terramorphous The Invincible (inutile tradurlo in italiano. Pensate a “Spaccatutto il distruttore” e otterrete un risultato molto simile). Per quanto quelle linee di codice fossero farina del suo sacco, abbiamo assistito alla misera disfatta di uno dei ragazzi di Gearbox, tanto a conferma che, giocato da soli, Borderlands 2 non vale molto. La cooperativa online a quattro gocatori rappresenta il vero cuore dell’esperienza, o, ancora meglio, la vera ragion d’essere dell’intera produzione. Perché nessuno passerebbe ore ed ore a collezionare armi sempre più fiche e appariscenti, se non avesse qualcun altro con cui vantarsi. Sarebbe un po’ come finire a letto con due fichissime gemelle e non avere nessuno a cui raccontarlo. Divertente per un po’, ma inutile a lungo termine.
A parte le massime filosofiche, Borderlands 2 ci è apparso come un seguito solido e ricco di contenuti, proprio come i migliori di questa generazione. Nessuna grande sorpresa dietro l’angolo, ma un consolidamento dei contenuti, un aggustamento o due alla grafica, e poi la consueta orgia di “più armi, più nemici, più munizioni, più poligoni, più tutto”.
Finchè il numero di fianco al titolo è un 2, ci va bene, anzi benissimo. A patto di “farlo in quattro”, altrimenti meglio darsi ad un altro sport.