[GamesCom 2012] Anteprima - Rocksmith
Uno sguardo approfondito al nuovo gioco musicale di Ubisoft...
I giochi musicali, dopo l’esplosione del 2008/2010 sono entrati in una fase di stasi. Guitar Hero e Rockband, le due saghe che hanno dominato quel fortunato biennio, sono state bloccate e, a quanto pare, nessuna azienda ha più intenzione di investire su costose periferiche e ancor più dispendiosi diritti d’autore. Ubisoft, tuttavia, sembra in netta controtendenza e, anziché cercare di rinverdire un genere ormai sepolto, ha pensato di superarlo, proponendo un progetto, Rocksmith, che si pone su quella sottile linea di demarcazione che separa il gioco dal software didattico/educativo.
Giusto per sgombrare immediatamente il campo da ogni confusione: chi si aspetta sequenze di note colorate da infilare con il giusto tempismo, star power e multiplayer a cinque rimarrà deluso. Rocksmith ci mette subito davanti alle corde di una chitarra o di un basso veri, con tutte le difficoltà del caso. Il gioco, anche se, come abbiamo detto, il termine appare quantomai riduttivo, è stato infatti pensato per avvicinare il grande pubblico alla nobile arte degli strumenti a corda e, dunque, propone una curva di difficoltà che - per quanto adattata - rimane molto più alta di quella di qualsiasi musicale classico.
Per divertirsi con Rocksmith è necessaria una cosa: aver voglia di imparare, di sbagliare e di provare ancora. Il gioco, infatti, propone fin da subito un’interfaccia basata sulla notazione tabulare classica con alcune piccole correzioni: sopravvivono, infatti, i colori che, tuttavia, qui indicano solo la posizione corretta dell’accordo da suonare, mentre ogni spostamento della mano destra va imparato esattamente come faremmo in un corso di chitarra classica. Gli sviluppatori, per venire incontro al grande pubblico hanno pensato un sistema di autocorrezione abbastanza interessante per cui, anziché scegliere in anticipo il livello di difficoltà a cui vogliamo suonare la canzone, è il software stesso ad adattare la partitura alla nostra abilità. L’algoritmo che governa il sistema sembra funzionare abbastanza bene e, a detta degli sviluppatori, per alcune canzoni permette addirittura di implementare fino a 27 diverse progressioni di difficoltà, in luogo delle tre classiche facile/medio/difficile.
In un prodotto del genere non poteva mancare una sezione dedicata all’apprendimento e, infatti, Rocksmith integra un ottimo sistema di tutorial che guida l’utente attraverso una serie di tecniche chitarristiche a volte anche molto complesse, sempre tramite il sistema del trial and error, permettendo anche a chi è completamente digiuno dello strumento di strimpellare almeno un paio di note.
La proposta di Ubisoft, almeno dal punto di vista dei contenuti, dunque, sembra molto valida, tuttavia i dubbi maggiori non sono sulla qualità del “gioco” in sé, quanto sul suo target di mercato. Per usare Rocksmith è infatti necessaria una chitarra elettrica vera, che difficilmente si trova sul mercato a meno di 100/150 euro, e, inoltre, non sappiamo in quanti vorranno fare un investimento del genere solo per usare quello che spesso viene catalogato come un mero videogioco. Il discorso cambia qualora Rocksmith venga inteso come un software didattico, in questo senso può benissimo integrare le normali lezioni di chitarra e diventare un ottimo mezzo per far esercitare i principanti.
Scopriremo fra qualche mese se Ubisoft vincerà la sua scommessa, in ogni caso il publisher francese, con Rocksmith dimostra di voler investire anche in progetti abbastanza sperimentali e questo non può che essere un bene. Vedremo quale sarà la risposta del grande pubblico.