Future Film Festival 2016: Miss Hokusai

In Miss Hokusai lo studio Production I.G. racconta l'affascinante vita della figlia del celebre pittore giapponese...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Si è conclusa ieri l'edizione 2016 del Future Film Festival, manifestazione dedicata principalmente al cinema d'animazione. Quest'anno il titolo più interessante da trattare sulle nostre pagine è stato Miss Hokusai, lungometraggio animato ispirato al manga Sarusuberi di Hinako Sugiura, pubblicato in Giappone dal 1983 al 1987. L'opera originale è composta da una serie di episodi autoconclusivi che hanno per protagonista O-Ei, una delle figlie del grande pittore giapponese Hokusai, vissuto a cavallo tra '700 e '800, al quale è dedicata proprio in questi giorni una mostra a Bologna in concomitanza col festival.

Il regista Keiichi Hara (Un'estate con CooColorful) segue la giovane pittrice attraverso una serie di situazioni slegate tra loro, ma che ci permettono di osservare un suggestivo ritratto del periodo Edo, con una minuziosa rappresentazione storica frutto di un approfondito lavoro di documentazione. Seguendo O-Ei assistiamo alla rappresentazione della figura femminile in una cultura dove iniziava a ritagliarsi i suoi spazi, rispetto all'egemonia maschile; la stessa protagonista sta imparando la tecnica artistica del padre, il quale ha un talento smisurato ma un atteggiamento meno professionale, mentre la figlia è più metodica e, seppur meno esperta, si applica con dedizione al proprio lavoro. Il modo in cui viene rappresentata la pittura tradizionale giapponese la fa apparire come un'antica arte ancestrale, in grado di sprigionare un fascino tale da apparire quasi come un prodotto medioevale, si fatica a credere di star assistendo a una vicenda ambientata soltanto un paio di secoli fa.

Miss HokusaiLa protagonista sembra quasi fredda nel confronto con il mondo circostante; oggi la definiremmo una workaholic disinteressata a tutto ciò che non riguarda il proprio lavoro, ma un po' alla volta scopriamo molte sfaccettature di O-Ei: la sua timidezza verso gli uomini e il desiderio di scoprire l'altro sesso, il profondo amore nei confronti della sorella non vedente, il rapporto distaccato con Hokusai, la risolutezza con cui affronta alcune situazioni con elementi sovrannaturali. Allo stesso tempo viene cancellata l'aura mitologica attorno a Hokusai, mostrando come scaricasse su O-Ei molte commissioni artistiche senza darle abbastanza credito o come avesse deciso di non riconoscere la sua figlia minore.

Miss Hokusai non è la classica ricostruzione dell'epoca storica quasi imbellettata, ma si adatta al piglio indipendente e ribelle della protagonista: nella colonna sonora fanno breccia dei brani rock inseriti con intelligenza, mentre alcune scene erotiche ambientate in una casa di piacere sono rappresentate con una disinvoltura che raramente vediamo in questo genere di film, ma probabilmente più affine allo spirito con cui in quel periodo le persone affrontavano quell'aspetto della vita.

Non era semplice riuscire a integrare in un unico film il folklore giapponese, l'intimità dei protagonisti, gli elementi fantastici e la ricostruzione storica. La pellicola dello studio Production I.G. (Ghost in the Shell, L'Attacco dei Giganti) mescola tutto ciò, anche se alcuni spettatori soffriranno la mancanza di una trama che faccia da filo conduttore (un difetto che tradisce la natura di adattamento del fumetto), così come il finale sospeso lascia un senso di incompiutezza che può generare perplessità. La realizzazione visiva è di buona qualità, l'occhio si perde nel caos colorato per le strade dell'antica Tokyo e nello studio del pittore, rimanendo affascinante in particolare dalle riproduzioni dei dipinti di Hokusai, che arrivano addirittura a fondersi con il mondo reale.

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