Fus reintegrato: dobbiamo essere felici?
Grande soddisfazione dal mondo dello spettacolo per le nuove norme del governo, che rimpolpano i contributi pubblici ed eliminano l'odiosa tassa sul biglietto. Ma restano comunque tanti dubbi sulle scelte fatte...
Rubrica a cura di Colinmckenzie
Iniziamo dal modo in cui sono state reperite le risorse e che non sembra scandalizzare molto i nostri mass media, neanche quelli più vicini al 'popolo'. I costi infatti graveranno su tutti quelli che fanno benzina, il cui prezzo si ritroverà ad avere un'ennesima accise di 1-2 centesimi (e se il governo aumenta il prezzo di un bene che è già martoriato dalle tasse, difficile pensare che le società petrolifere stiano ferme). Peraltro, come mi faceva notare qualcuno, nel lunco elenco di accise straordinarie per eventi importanti nella nostra storia (disastro del Vajont, alluvione di Firenze, terremoto del Friuli, ecc.), è la prima volta che si decide di finanziare il mondo della cultura e dello spettacolo, di certo non una calamità naturale. E' questa l'idea dello spettacolo, qualcosa legato all'emergenza? E si conferma che la destra italiana è forse l'unica al mondo ad aumentare le tasse piuttosto che a tagliare le spese. Di sicuro, un'anomalia.
Altra questione, tagli o non tagli. Adesso il FUS è stato ripristinato a 428 milioni di euro, dopo essere stato colpito pesantemente. Delle due l'una: o i tagli prima erano deliranti o adesso ci si è preoccupati soltanto di evitare polemiche e scioperi che avrebbero messo in difficoltà il governo. La seconda probabilmente, ma allora impossibile sperare in una seria riflessione sul modo di spendere i soldi pubblici, che evidentemente non è la priorità nelle scelte fatte.
Va invece dato atto al governo di due cose. La prima è che, come ha dichiarato Gianni Letta, il tax credit è diventato una misura stabile e questo è sicuramente un bene, considerando gli ottimi risultati portati all'industria da questa norma. Un altro aspetto interessante è che quello che per due anni non era riuscito a Bondi, è stato fatto dal nuovo ministro della cultura Giancarlo Galan in pochi giorni. Forse, si potrebbe fare della dietrologia (Galan è più vicino a certi interessi del ministro dell'economia di Bondi e quindi lo si sostiene? Può essere), ma nell'immobilismo generale di questi mesi evidentemente è stata una scossa utile.
E ora, vediamo se i diversi settori del mondo dello spettacolo dimostreranno di meritarsi la fiducia che è stata data...