Freddy vs. Jason è una simpatica idiozia (piena di sangue)

Freddy vs. Jason è una scusa per vedere due dei serial killer più famosi del cinema che se le danno di santa ragione, e a noi va bene così

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Alzi la mano chi nel 2024 risponderebbe “certo!” alla domanda “ci serve un film crossover tra la saga di Nightmare e quella di Venerdì 13?”. Nel 2003, però, quando la prima era arrivata al suo settimo episodio e la seconda al decimo, c’era nel pubblico un grande desiderio di vedere due dei più famosi serial killer soprannaturali di sempre scontrarsi. Era un periodo nel quale i crossover erano ancora limitati a pochi selezionati franchise (i mostri Universal, Godzilla, Totò…), ed eravamo ancora lontani dalla saturazione di questi ultimi anni. Insomma: Freddy Vs. Jason era un film che ci voleva e aveva un senso nel panorama culturale nel quale fu concepito. Oggi che ha perso quella potenza e quel senso di novità, viene naturale chiedersi: il film vale comunque la pena?

Freddy vs. Jason e le origini della lotta

Partiamo dall’inizio: la storia produttiva di Freddy vs. Jason (ben raccontata in questo libro, parte di una collana a tema “making of di horror famosi” che merita una lettura) è uno di quei calvari che cominciano negli anni Ottanta e si trascinano fino al nuovo millennio. Non staremo qui a riassumervela, quello che conta sono due cose. Innanzitutto che l’idea del crossover nasce appunto già negli anni Ottanta, quando i due franchise stavano ancora mietendo successi. E che prima di concretizzarsi passò per mille mani diverse, a partire dalla fase di scrittura.

Una cosa curiosa è che uno dei nomi che si occuparono della sceneggiatura è quello di Peter Briggs, che alla fine non sarà neanche accreditato. Curiosa perché, già negli anni Novanta, Briggs scrisse anche quella che avrebbe dovuto essere la sceneggiatura di un Alien vs. Predator, idea poi scartata e resuscitata anni dopo senza che lo stesso Briggs venisse coinvolto. È un po’ il padre putativo non riconosciuto del concetto di crossover cinematografico, il povero Briggs. Per la cabina di regia, poi, le cose si fanno ancora più complicate: alcuni dei nomi contattati, che rifiutarono tutti per dedicarsi ad altro, sono quelli di Guillermo del Toro, Peter Jackson e Rob Zombie (che proprio nel 2003 debuttò alla regia con il clamoroso La casa dei 1000 corpi). Alla fine il compito di dare vita alla lotta tra Freddy e Jason venne affidato a Ronnie Yu, ex regista action di Hong Kong che aveva da poco scoperto l’America e l’horror, e che veniva dal successo del magnifico e sottovalutatissimo La sposa di Chucky.

Come si scrive un film del genere?

La domanda è meno scema di quello che sembri: come fai a far convivere nella stessa storia due personaggi che fanno letteralmente le stesse cose (squartare adolescenti), e che solitamente hanno bisogno di una final girl da combattere per avere un arco narrativo soddisfacente? Swift & Shannon, la coppia di sceneggiatori responsabili anche del pessimo remake di Venerdì 13 firmato Marcus Nispel e dell’incommentabile film di Baywatch del 2017, scelgono la strada dell’idiozia. Il primo passo, che ancora ha senso, è stabilire una gerarchia: Freddy Krueger è un assassino intelligente e perfido, mentre Jason Voorhees è una pura macchina di morte; Freddy vs. Jason decide quindi, correttamente, che il primo è quello che tira le fila, e il secondo il suo strumento che si ribella.

Questo significa anche che il film prende più dalla mitologia di Freddy che da quella di Jason. L’idea è che il killer dei sogni sia ormai stato dimenticato dai cittadini di Springwood, e abbia quindi perso i suoi poteri (tipo l’Infanta Imperatrice della Storia infinita, ma con la mano a rasoio). Il suo piano è quindi quello di arruolare Jason fingendosi sua madre, e convincerlo ad andare in città ad ammazzare della gente. Questo secondo Freddie dovrebbe far tornare il terrore nei cuori degli abitanti di Springwood, del quale lui poi stesso si nutrirà per riacquistare i poteri perduti (credevamo di ricordare che questi derivassero dalla paura che la gente ha di lui, non da una generica paura diffusa, ma sicuramente ci sbagliamo). Non solo: c’è un’intera sottotrama dedicata alle autorità di Springwood che hanno elaborato un piano sanitario quasi cronenberghiano e più che vagamente fascista per tenere i sogni della popolazione sotto controllo, e Freddy Krueger a bada.

Freddy vs. Jason, come dicevamo, è una simpatica idiozia

Capirete da soli, anche se non avete visto il film, che di fronte a questi presupposti, a una trama così pretestuosa e inutilmente intricata, non si può fare altro che alzare le mani e godersi lo spettacolo. Poco importa che il percorso che trasforma l’alleanza tra Freddy e Jason in un’aperta rivalità abbia anche meno senso del piano del primo per tornare in azione: con due killer del genere, quello che ci si aspetta è solo una gran macelleria.

E in effetti Freddy vs. Jason potrebbe essere il più violento dei film dei rispettivi franchise, o quantomeno quello con il body count più alto. Ogni volta che uno, l’altro o entrambi i killer entrano in azione, il film accelera e ci regala delle ottime sequenze slasher, tra le quali spicca un massacro a un rave tenuto in mezzo a un campo di grano. Paradossalmente, i momenti di scontro tra Freddy e Jason sono quelli più deludenti, e il finale ambiguo (chi ha davvero vinto?) è più interessante delle loro risse. Tutto il resto, però, è all’altezza della fama di entrambi franchise, pur non aggiungendo di fatto nulla a nessuno dei due: oro, rispetto a quello di cui parleremo settimana prossima, nell’ultima puntata di questa maratona.

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