Freaks 2x03, "No Place Like Home": l'episodio e l'intervista a Matteo Bruno

In occasione dell'uscita del terzo episodio della seconda stagione di Freaks vi presentiamo la nostra intervista al regista Matteo Bruno...

Critico e giornalista cinematografico


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Dopo aver parlato con Claudio Di Biagio e Giampaolo Speziale, la terza intervista fatta sul set di Freaks 2 l'estate scorsa è con Matteo Bruno, regista (assieme a Claudio Di Biagio) della serie e riferimento tecnico principale.

Intanto vi segnaliamo il terzo episodio della seconda stagione, No Place Like Home, disponibile in questa pagina.

Quando arriviamo è notte e si gira una scena in macchina, c’è una piccola struttura che regge un led luminoso fuori dal finestrino mentre dentro Claudia Genolini e Andrea Poggioli, seduti davanti, sono i protagonisti della scena. Nel sedile dietro Matteo Bruno e Mauro Zingarelli con la videocamera in mano.

Cosa state per girare?
Ci sono Andrea e Viola che guidano in macchina e stanno andando chissà dove a fare chissà cosa e soprattutto chissà quando.
E’ una location dell’anno scorso (spero che qualcuno lo colga anche se noi non lo diciamo) ci sarà anche un bel totalone che è la stessa identica inquadratura usata nella stagione precedente.

L’anno scorso ti assemblavi i carrelli da solo e quest’anno hai un aiuto regista!
Si e questa cosa dà a tutti l’idea che abbiamo fatto i miliardi, invece no. E per fortuna! Perchè avere una botta forte di attrezzatura e di budget in una serie come Freaks può fare male. Freaks funziona proprio perchè c’è un set cazzone, simile a Freaks 1. Di certo quel che abbiamo è un budget buono per poter pagare tutti con i minimi sindacali.
Cioè per dire ora nelle pausa si mangia davvero, no come l’anno scorso che andavamo a comprare la pizza noi. Ora invece abbiamo le pause vere, cioè quelle organizzate e che vanno fatte a intervalli regolari.
Insomma il riassunto è: più organizzazione e più attenzione.

E in questo modo i tempi di lavorazione si sono contratti o espansi?
Il piano di lavorazione si è contratto perchè l’ha fatto Alessandro Tonda, uno che lo sa fare, è il nostro aiuto regista e ha lavorato su serie tv e set di film, è uno dei più esperti e ci ha aiutato tantissimo sull’organizzazione. Ha fatto un piano di lavorazione che si estende su più mesi, dunque è molto difficile ma in fin dei conti ma è tutto più contratto e sintetico dell’anno scorso.

L’anno scorso invece giravate quasi puntata per puntata...
Si ora non giriamo cronologicamente ma abbiamo diviso a blocchi, in ogni blocco ci sono solo alcune puntate, finito quello passiamo a quelle dopo, così è più facile regolarsi con i nostri impegni.

A questo punto mi viene da chiederti in cosa si differenzi questo set da uno qualsiasi a basso budget ma vecchia scuola?
La vecchia scuola richiede un tipo di organizzazione che parte dal piano di lavorazione, una previsione di tempi, costi e ruoli che sono molto grandi e tanti, quindi magari dovresti avere operatore, assistente camera, elttricista, macchinista, assistente fotografia... Invece nel mio reparto siamo 3 io faccio il direttore della fotografia e ogni tanto opero poi ho due ragazzi che mi danno una mano, cioè Mauro Zingarelli che fa da operatore e Niccolò Biarese che è assistente fotografia, ciakkista, tutto quel che serve.
Le differenze quindi sono i tempi (che sono tagliatissimi) e ovviamente i mezzi. Perchè sebbene stiamo girando con attenzione alla qualità, comunque se abbiamo una scena in macchina usiamo sempre un 5D Mark III con i led cinesi soliti, sempre roba importata pagata pochissimo. E’ tutto più fico ma per fortuna è comunque il gruppo di lavoro quasi uguale all’anno scorso.

Questo modo di fare ha un’influenza sul risultato?
Penso che questo tipo di impostazione produttiva favorisca tanto la qualità quanto il rispettare delle regole che si insegnano nelle suole di cinema o che si vedono nei set grandissimi. Perchè magari i pianosequenza che si fanno con la steadycam tu i li fai a mano e non viene peggio perchè ti inventi il movimento in base alle esigenze. Cioè se l’operatore deve scendere un gradino e quindi ci sarà un sobbalzo ci associamo un botto nella storia così che il sobbalzo abbia un senso, pieghi l’uno all’altro. Insomma utilizziamo i pochi mezzi che abbiamo (pochi rispetto alle produzioni grandi eh!) per fare le cose che ci si fanno meglio.

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