Franceschini sulle finestre: "Distribuzione, piattaforme, esercizio e produttori trovino un accordo e lo firmerò"

Alle Giornate professionali di cinema Dario Franceschini è arrivato per rispondere alle polemiche sulle finestre a 30 giorni con una proposta

Critico e giornalista cinematografico


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Sembrava sarebbe stato l’annuncio fatto da Nicola Zingaretti in apertura, quello del bando di 1.000.000€ per aiutare la riapertura dei cinema del Lazio, la notizia di questo panel di ripartenza delle Giornate professionali online e invece il ministro Dario Franceschini, al termine di una sfiancante serie di interventi, ha annunciato la disponibilità ad aprire presso il ministero un tavolo tra le parti (esercenti, distributori, piattaforme e produttori) per discutere come gestire le finestre distributive sia in questa fase di transizione sia poi in futuro, con la promessa che l’accordo che dovesse uscire da quel tavolo lui è pronto a firmarlo. Il settore che si autoregola sotto l’egida dello stato.

Quello di Franceschini è stato un intervento di risposta a cui siamo dovuti arrivare. Prima Mario Lorini per gli esercenti, Luigi Lonigro per i distributori, Francesco Rutelli per l’ANICA e Francesca Cima per i produttori hanno parlato prima di lui, fatto domande ed espresso perplessità.

Il tema l’ha lanciato in apertura “il Clint Eastwood del cinema italiano”, Carlo Bernaschi, in rappresentanza dei multiplex italiani: “Sarebbe opportuno allentare il protocollo”.

Fa riferimento all’ultimo decreto che agli esercenti non è andato giù che stabiliva in via transitoria una finestra di 30 giorni tra l’uscita in sala e poi in streaming dei film. Fino al 31 dicembre quindi la finestra è cortissima: “È difficile comprendere una mossa simile, quando le sale cercano di riaprire programmando i pochi film disponibili. Che scopo aveva accorciare questa finestra?” ha detto Mario Lorini. Combattivissimo e molto duro con il ministro.

Meno duro con il ministro è stato invece Luigi Lonigro che dopo essersi sdilinquito in lodi (“Ci ha fatto sentire privilegiati e protetti”) ha ricordato che “ci sono state sale che in queste settimane di riapertura hanno fatto anche sold out (considerati gli accessi consentiti)” e poi ha introdotto Gabriele Salvatores, in collegamento, per l’annuncio che il suo film, Comedians con Ale e Franz, Christian De Sica e Natalino Balasso, uscirà il 10 giugno. “A sostegno delle sale”.

Infine Francesca Cima, in rappresentanza dei produttori, ha preso di petto la questione della partecipazione dei film italiani alla ripartenza: “Ci sono almeno 250 titoli pronti per essere distribuiti e se le corazzate degli studios comunicano con il pubblico in modo veloce e massiccio, noi abbiamo bisogno di tempo”. Questo è un concetto cruciale. Francesca Cima ha affrontato le voci che vogliono il cinema italiano reticente ad uscire in questo momento, ricordando che non solo ci saranno i film italiani ma che “lo sapete che hanno bisogno di una cura diversa rispetto a quelli stranieri e hanno bisogno di rodaggio. Specialmente i film estivi che ad esempio non godono di spazi di promozione in televisione. La filiera televisiva ci dovrebbe accompagnare”.

Sulla finestra a 30 giorni per i film italiani è stata lei a sottolineare quello che nessuno aveva detto ovvero che “non c’è da essere necessariamente contrari ai 30 giorni, primo perché è un decreto a tempo e poi perché non tutti sceglieranno la strada della corsa in streaming. Nel futuro, anche dopo la pandemia, molti film avranno nella sala il loro baricentro finanziario e non vorranno andare subito sulle piattaforme. Altri invece vedranno in un passaggio in sala accorciato un’opportunità. Dobbiamo testare e sperimentare, differenziare e tutelare”.

E alla fine arriva Franceschini. Pieno di risposte:

Il fondo del cinema quest’anno è di 630 milioni di euro, il tax credit è sempre più attrattivo, cinema e audiovisivo crescono nel mondo e nel recovery plan ci sono 300 milioni per l’avvicendamento energetico e poi ancora c’è il potenziamento di Cinecittà. Lo stato investe sul cinema finalmente sotto forma di politica industriale, perché ha capito che può dare un contributo centrale nella crescita economica del paese.

Senza contare che ci saranno incentivi per la riapertura: “Chi apre non deve avere lo stesso sostegno chi sta chiuso, ma ci dobbiamo ragionare”.

E poi più diretto:

Siamo sicuri che piattaforme e sale siano in competizione? La sfida non è forse quella di allargare la platea, cioè il numero di persone che fruiscono? Quando facemmo il mercoledì a 2€ in uno studio fatto da voi esercenti saltò fuori che il 29% delle persone che avevano approfittato dell’offerta non era mai entrato in una sala, evidentemente c’è uno spazio e magari potremmo arrivare all’uscita in piattaforma per un giorno di un film come forma promozionale per poi andare in sala.

Questo ci porta alla questione della finestra di 30 giorni:

Avevamo sospeso le finestre e l’obbligo di programmazione, doveva finire il 3 Maggio e mi sono preso la responsabilità di questo nuovo equilibrio di 30 giorni, che è transitorio. C’è il 31 dicembre come data di scadenza ma si può correggere. L’intento è diminuire il differenziale tra film italiani e stranieri che altrimenti è troppo forte, ma stiamo studiando il sistema francese di obbligo di programmazione in sala (anche se ci sono alcuni conflitti con le norme comunitarie). Io sono disposto a rivedere questa norma transitoria e vi propongo di fare un accordo tra le parti sulle finestre. Io lo ratificherò. Portatemi un accordo fatto e finito, non voglio imporre cose ma che le parti piattaforme, i distributori, i produttori e gli esercenti trovino un equilibrio.

Stessa cosa per l’estate:

Non ci può essere la solita concentrazione di film nel periodo di Natale. Vanno aumentati e accentuati gli incentivi già messi in campo per l’emergenza (cioè il premio a chi esce nei 4 mesi dopo l’apertura), come pure quelli a regime. Troviamo un accordo.

Ultimo il coprifuoco:

È chiaro che chiudere alle 22.00 è complicato per tutti, sia per i cinema che per i ristoranti, ma va verificato l’andamento dei contagi. A metà maggio (quando saranno passati 21 giorni dalle riaperture di ristoranti, cinema e teatri) vedremo l’impatto epidemiologico e se andranno bene modificheremo quelle regole generali.

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