Con La Forma Dell'Acqua Del Toro disegna un mondo opposto a quello di Christopher Nolan

La Forma dell'Acqua mostra come due registi che tengono molto al comportamento opportuno da tenere hanno maniere completamente diverse di immaginare bene e male

Critico e giornalista cinematografico


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In un certo senso Guillermo Del Toro racconta sempre mondi in cui i valori sono opposti a quelli immaginati da Christopher Nolan, in cui il rigore e l’ordine sono il male e mai il bene, in cui la diversità, la convivenza pacifica e la tolleranza sono raggiunti attraverso l’indecenza, invece che tramite il rigore.

Particolarmente in La Forma Dell’Acqua il concetto di “decenza” (in originale decency, che è un termine il cui significato è più ampio del nostro e abbraccia anche l'idea di “per bene” e “brav’uomo”) è tirato fuori più volte e sempre dal villain, l’agente della CIA interpretato da Michael Shannon. I protagonisti positivi invece non la nominano mai. Nel film infatti non si negozia il concetto di decenza, non ci sono visioni diverse di cosa essa sia, ma una parte la cerca, la brama, la auspica e soffre se non la raggiunge, l’altra invece non la considera.

Per Del Toro la decenza è ciò che muove gli istinti peggiori e dalle fobie più pericolose è scatenata. È ciò che spinge all’omologazione, alla condanna della diversità e alla ricerca di standard cui anche gli altri debbano conformarsi. Per questo probabilmente i suoi villain si somigliano tutti tra di loro, sono tutti dei fascisti. Lo erano effettivamente in La Spina Del Diavolo e Il Labirinto Del Fauno e lo è qua Michael Shannon, nel senso che ha le medesime caratteristiche a cui assolvono i fascisti al cinema: un personaggio nero con obiettivi piccoli che esercita la cattiveria per il piacere di farlo, senza bisogno di una motivazione contingente, non è una persona ritratta in maniera realistica ma il simbolo stesso del male per come tutti siamo d’accordo che questo sia. Una passione per la ferma nettezza poi completa il quadro e lo pone all’opposto logico del cattivo per eccellenza di Nolan, ovvero la sua versione del Joker di Batman: un agente del caos contro cui combattere per ristabilire l’ordine. Nolan ha una chiara paura del caos e dell’uomo abbandonato ai suoi istinti, per questo vede nell’ordine l’unica possibilità di un bene idealistico (quello che ci raccontiamo nelle storie di supereroi) mentre Del Toro, lo si capisce dai suoi film, è proprio spaventato dall’ordine e dalla nettezza, perché per lui quel concetto è in contrasto con il diverso e il non omologato.

Di conseguenza i due cineasti sono opposti anche nella maniera in cui lavorano sui protagonisti positivi. Mentre per Nolan sono sempre individui eccezionali, sia che si tratti di esseri umani in vista, molto ricchi o molto importanti o di grande successo, sia che si tratti di persone sconosciute, non sono mai uomini o donne comuni. Invece Del Toro è proprio con i nessuno che ama identificarsi. La Forma DellAcqua è quasi didascalico nel dirlo, perché al centro degli eventi ci sono dei personaggi marginali in tutto: le donne delle pulizie negli anni ‘50, una nera e una muta, la minoranza fatta personaggio. Marginali nella vita e nel cinema, perché sono le comparse di qualsiasi altro film ambientato in un’area segreta del governo, quelli che gli altri cineasti pure considerano marginali e mettono nello sfondo. Qualcuno di marginale e mai raccontato nel cinema scelto per rappresentare qualcuno di marginale nella vita

Questo non significa certo che Christopher Nolan sia per l’omologazione e la soppressione della diversità, semmai che due persone che hanno come obiettivo quello di raccontare sempre in maniera chiara la lotta per una morale etica vera (tutta la trilogia di Batman è sulla creazione di un simbolo che ispiri le persone a dare il proprio meglio, Interstellar racconta l’esigenza di non abbandonarsi alla paura del progresso) abbiano visioni opposte della strada che porta al medesimo obiettivo. Perché uno passa per il ragionamento e l’altro per il cuore.

Tuttavia in questa paura terribile per il concetto di ordine e di decenza, Del Toro forse intercetta meglio di Nolan il nostro mondo e quello che vediamo intorno a noi, ovvero le prese di posizione peggiori e più liberticide, giustificate in nome della decenza e dell’ordine, alimentate dalla paura del caos e dello sconosciuto. Così una donna muta che si innamora di un mostro e che non lo fa platonicamente, ma sessualmente, trasporta la poesia classica di un ideale lontano e favolistico (la bella e la bestia) nel regno dell’indecenza (il sesso, la penetrazione, la masturbazione, l’estasi dei corpi) e nel disturbante per causare una reazione negli spettatori, smuoverli e mostrare quanto quel che vediamo sia lontano da noi e in un certo senso difficile da immaginare per sé, eppure romantico e dignitoso.

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