Focus On - Microsoft, Durango e la questione "always online"

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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Quasi confermata la necessità di una connessione internet permanente per la prossima console Microsoft

Sempre più rumour vorrebbero la prossima console Microsoft perennemente collegata ad internet. Nome in codice Durango, o Xbox 720, dovrebbe essere una console sempre online, e la motivazione risiederebbe nel contrastare nella maniera più efficace, ma certamente più invasiva, la pirateria, nonché nell'impedimento di giocare titoli usati.

Proprio questa settimana è arrivato l'ennesimo indizio al riguardo: in una soffiata a Kotaku, le solite fonti anonime e ben informate hanno affermato che, per giocare come per accedere alle applicazioni, bisogna essere collegati ad internet. Un'eventuale caduta della linea non interromperebbe quanto si sta facendo, ma solo se il blackout, chiamiamolo così, dovesse durare meno di tre minuti; superato tale periodo di tempo, la console accederebbe al pannello di risoluzione errori, bloccando di fatto la partita o la fruizione di contenuti fino al ripristino della connessione. Tali informazioni sono da considerare attendibili, anche perché le fonti sono diverse.

Non vediamo affatto di buon occhio una simile possibilità. Siamo dell'opinione che, una volta comprato, un prodotto debba essere accessibile al suo acquirente in qualsiasi momento, senza alcuna potenziale restrizione. L'esperienza di Diablo III, o SimCity, davvero non sembra aver insegnato niente al riguardo, con l'obbligo della connessione a internet che ha determinato, per giorni e giorni, problemi di vario tipo per i giocatori; figuriamoci quindi quello che potrebbe accadere con una console che per funzionare deve essere sempre online.

Diversamente sembra pensarla Adam Orth, che in Microsoft ci lavora, come direttore creativo della sezione videogiochi. Orth s'è lanciato in una difesa accorata dell'”always on”, come l'ha definito, praticamente confermando questa sciagurata decisione ed allo stesso tempo rendendosi ridicolo ed offensivo. Alle osservazioni di Manvee Heir, di BioWare, che gli faceva notare come “alcune volte la linea internet è instabile” e che in America “non tutte le città sono come Los Angeles, San Francisco o Seattle, prova a vivere a Janeville, Wisconsin, o Blacksburg, Virginia”, Orth ha replicato che “anche l'elettricità può andar via, ma non per questo non compro un aspirapolvere” e “perché dovrei vivere lì?”.

Microsoft s'è subito affannata a prendere le distanze da quanto detto dal suo dipendente, affermando che “non è un portavoce della compagnia e le sue affermazioni son quanto di più lontano dall'idea di attenzione al cliente dell'azienda”, ma non ha smentito né confermato la necessità della connessione internet. Troppo tardi comunque, perché ormai lo screenshot della conversazione era già stato riportato da numerosi siti, raccogliendo un'unanime critica nei confronti dell'”always on” e della sua sgangherata difesa.

Critiche che ci auguriamo portino Microsoft a rivedere la sua strategia. Non è accettabile che situazioni esterne possano pregiudicare la fruizione di un qualcosa che si è regolarmente acquistato e del quale si deve liberamente usufruire. Anche in un mondo sempre più connesso, ci sono numerose situazioni d'impedimento verso una connessione internet stabile, e in un Paese come il nostro non dobbiamo nemmeno impegnarci troppo per trovarle. Il problema del digital divide derivato da infrastrutture non sempre all'altezza, che segna una linea tra chi può accedere a determinate tecnologie, come internet, e chi no, non è di certo qualcosa che un'azienda che realizza console o videogiochi possa ignorare.

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