Focus On - Gioco Libero - EA e gli online pass
L'azienda di Redwood ha eliminato gli online pass, come cambierà l'industria videoludica?
I publisher non fanno beneficienza e, tantomeno producono giochi per farci divertire. No, i publisher vogliono fare soldi. Più soldi possibile.
Inutile girarci attorno, per come si è strutturato il settore videoludico dal 2007 in poi (cioé dalla fine dell’era PS2) far uscire i giochi dal ciclo classico lancio → abbassamento di prezzo → platinum/player choice era assolutamente necessario, non tanto per guadagnare, quanto per essere certi di rientrare dai costi di sviluppo. A questo cambio di paradigma si è aggiunta l’esplosione delle catene retail che, rispetto al ventennio precedente, hanno iniziato a vendere titoli usati in maniera sistematica e continua, facendo uscire anche questo mercato dal mondo dell’amatoriale. GameStop, MediaWorld e tanti altri hanno margini enormi sul ritiro dell’usato e, come se non bastasse, si tratta di utili che non vengono in alcun modo condivisi con i publisher, dato che, almeno formalmente, l’intera procedura di ritiro e rimborso avviene come uno scambio fra privati.
Non stupisce dunque che nelle torri d’avorio americane e giapponesi dove il destino del gaming viene forgiato, qualche executive abbia avuto un’idea profondamente malvagia, quella di unire la fruizione di alcune caratteristiche del titolo al riscatto di un codice rigorosamente monouso. Ovviamente, qualora il gioco venisse venduto “di seconda mano”, si renderebbe necessario acquistare un nuovo pass che i publisher, molto generosamente, mettono a disposizione sui loro shop.
Nascono così gli odiatissimi online pass, introdotti da EA nel 2010 e, in brevissimo tempo, diventati un vero e proprio standard dell’industry, seppur con nomi e modalità diverse: alcuni li hanno immaginati come una sorta di ticket stagionale per scaricare tutti i contenuti aggiuntivi di un determinato gioco, altri invece li hanno usati solo per attivare le funzionalità di multiplayer online. In questi giorni, però, i padri spirituali di questo progetto, ovvero quegli stessi dirigenti di Electronic Arts hanno deciso di cospargersi il capo di cenere, annunciando in maniera ufficiale che nessun titolo EA utilizzerà più gli online pass; motivo? Gli utenti non li vogliono.
Ora, che l’utenza - soprattutto quella core - abbia odiato con tutta se stessa questa sgradita modalità di vendita è palese, basta farsi un giro su qualsiasi forum o leggere i commenti su Facebook, addirittura sulle pagine ufficiali dei vari giochi. In realtà EA (così come qualsiasi altro publisher) non ha mai avuto un grande interesse per i desideri della sua clientela, anzi, come qualsiasi altra azienda, se potesse ipnotizzarci e farci pagare pure l’aria che respiriamo lo farebbe subito. Non a caso l’azienda di Redwood è stata inserita nella classifica delle dieci peggiori società americane e risulta fra le ultime come “qualità percepita” e “soddisfazione dei consumatori”. Per questo motivo, soprattutto dopo la defenestrazione di Riccitiello, Peter Moore e i suoi colleghi hanno deciso di avviare una nuova fase strategica, riposizionando l’azienda in maniera più user friendly. L’eliminazione degli online pass fa parte di questa operazione tattica, senza contare che, cinicamente, in questi mesi si sono rincorse una serie di indiscrezioni secondo cui Sony e Microsoft starebbero lavorando a un sistema per impedire il funzionamento di giochi usati su Playstation 4 e sulla futura Xbox. Per ora le due case hanno sempre smentito, tuttavia il dubbio che la decisione di EA si inserisca in questo tipo di meccanica non può non insinuarsi. Cinicamente ci verrebbe da dire che i publisher vogliano scaricare la “responsabilità” sui produttori di hardware mentre, dietro le quinte, stappano insieme una bottiglia di champagne.