Focus On - "Call of Duty: Bleeding Warfare?"

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Un approfondimento sul calo delle vendite del blockbuster Activision

Si fa un gran parlare in questi giorni del “caso Call of Duty”, al quale si applica perfettamente una quote molto cara ai fan di Iron Man: “perché la gente smetta di credere in dio, basta che tu lo ferisca”.

Ma cos’è successo a Modern Warfare? Perché forum e siti specializzati parlano della primo segno di cedimento della saga più redditizia di questa generazione?

Tutto comincia il con una news del 16 Aprile, riportata inizialmente da Kotaku e Gamasutra, secondo la quale le vendite di Modern Warfare 3 nel mese di Marzo hanno mostrato un calo del 4% rispetto a quelle del predecessore, Call of Duty: Black Ops, registrate nello stesso mese dell’anno scorso.

Di per sé, il dato non è eclatante (il gioco ha comunque venduto decine di milioni di copie, e stracciato ogni record il primo giorno di vendite) ma l’assenza di precedenti lo rende significativo. Dal primo Modern Warfare (ossia Call of Duty 4, datato Novembre 2007) sino a qualche giorno fa, ogni nuova uscita della saga ha infatti superato la precedente in tutti i mesi di vendita successivi al lancio, senza eccezioni. Sebbene dunque per parlare di un possibile declino della saga sia davvero troppo presto (analisti e alcuni siti esteri sono già saltati sul barcone, sostenendo che si tratta di una contrazione negli acquisti dei casual gamer), l’avvenimento merita comunque un’analisi approfondita.

Facendo un piccolo passo indietro, ci si rende innanzitutto conto che chi in questi giorni grida al naufragio ha opportunamente evitato di contestualizzare efficacemente il dato. Il calo di vendite non è infatti isolato, ma avviene proprio in uno dei mesi più “neri”per le vendite di questa generazione: il solo mercato UK nel mese di Marzo ha registrato un calo del 34% nelle vendite di software rispetto all’anno scorso, rendendo evidente come le difficoltà non siano strettamente legate a Call of Duty come brand, ma a tutta l’industria, che in un periodo di incertezze economiche non può che flettersi anch’essa.

Sebbene una volta contestualizzato a dovere il dato appaia molto meno eclatante, rimane comunque da considerare il fatto che Modern Warfare 3, come ultimo capitolo della saga cui appartiene, rappresenta un bel paradosso: da una parte, incarna l’apice assoluto di una serie, distillandone gli elementi fondanti e sparandoli in faccia al giocatore a una velocità pazzesca (nel single player) e offrendo la summa delle sue caratteristiche più amate (nel multiplayer). Dall’altra è anche un punto d’arrivo, un “ok, questa è la Terza Guerra Mondiale, inizia e finisce. E ora, che vi raccontiamo?”.

Se con il predecessore Black Ops i ragazzi di Treyarch sono riusciti a ritagliarsi un’interessante parentesi narrativa e contenutistica, sulla quale potranno lavorare per almeno altre 2/3 uscite senza paura di rimanere a corto d’idee, ciò che resta di Infinity Ward con Modern Warfare 3 ha chiuso un capitolo, e da qui dovrà ripartire, inventarsi qualcosa di nuovo. E’ facile quindi comprendere come alcuni abbiamo lamentato un certo riciclaggio di situazioni e meccaniche di gioco ormai arretrate (l’assenza della distruttibilità degli ambienti, il respawn selvaggio dei nemici, i livelli oltremodo lineari), che arrivati al terzo capitolo diventa difficile rinnovare.

Anche il comparto multigiocatore, importantissimo per il brand, ha ricevuto diverse accese critiche, dovute non tanto alla qualità dei contenuti in sé, ma al mancato supporto da parte dei produttori. Nonostante i ben noti problemi di lag e respawn, Infinity Ward non ha ancora preso in mano le redini della situazione, facendo decisamente adirare la comunità, che minaccia ora uno sciopero di 24 ore sui server di gioco. Anche questo elemento va tuttavia ponderato, citando ad esempio il successo eccezionale ottenuto da Elite (ossia la piattaforma di reward e tracciamento statistiche per i giocatori più affezionati, disponibile sia in una forma lite gratuita, sia in una completa a pagamento), che conta 7 milioni di utenti complessivi, di cui 1,5 paganti circa 50 euro l’anno. Questo testimonia oltre ogni dubbio l’entusiasmo della comunità, disposta a far sentire la propria voce sui problemi nel gioco, ma attiva e appassionata.

Quanto alla pubblicizzata rivalità tra Modern Warfare 3 e Battlefield 3, e alle voci che vorrebbero quest’ultimo come responsabile di questa flessione, il discorso è più complicato di quanto potrebbe sembrare. Il titolo Electronic Arts ha venduto molto bene ma non secondo le aspettative: l’ultimo dato pubblico rilasciato dall’azienda (risalente a Novembre 2011) parlava del superamento dei 10 milioni di copie vendute, risultato nettamente inferiore a quello di MW3. Non è un segreto inoltre che i massicci investimenti a livello di marketing sul titolo stiano portando a licenziamenti di massa (si parla di 500/1000 teste pronte a cadere).

Senza dubbio, la decisione da parte degli sviluppatori svedesi DICE di puntare tutto sulle nuove tecnologie integrate nel motore grafico Frostbite 2 ha penalizzato fortemente il pubblico console, che si è visto costretto ad acquistare una versione del gioco ridotta pesantemente quanto a numeri online e qualità grafica. Una mossa coraggiosa dal punto di vista creativo e tecnologico, senza dubbio gradita a chi a tutt’oggi continua a godere dell’eccezionale qualità visiva delle battaglie campali su PC, ma i grandi numeri, non c’è certo bisogno di ribadirlo, si fanno su Xbox 360 e Playstation 3.

Ciò non toglie che, seppure sotto le ottimistiche previsioni di EA, Battlefield 3 abbia performato molto bene al botteghino, facendo pensare che un’evoluzione tecnologia potrebbe essere la risposta per portare nuovamente Call of Duty a macinare record. Il fatto che le nuove console Microsoft e Sony si stiano lentamente avvicinando (in capo ad un annetto dovremmo finalmente assistere ai rispettivi annunci) potrebbe supportare efficacemente un passo tecnologico in avanti, portando il brand a nuovi livelli grafici e interattivi.

A questo andrebbe affiancata anche un’evoluzione contenutistica, come testimoniato dall’entusiastica risposta del pubblico nei confronti di Black Ops, capace di raccontare una storia più originale ed appassionante nel contesto tipico della serie.

Il quadro è senza dubbio complesso, e cercare di leggere tra le righe dei comunicati stampa (ovviamente “medicati” a dovere) e dei numeri detti o non detti (un dato preciso sulle vendite di Battlefield 3, ad esempio, non è mai stato diffuso), potrebbe comunque portare a conclusioni fuorvianti.

Che Call of Duty, per mantenere una presa sul pubblico pari a quella odierna, debba in futuro rinnovarsi, perlomeno tecnologicamente, è una conclusione abbastanza scontata. Altrettanto palese, a mio parere, è che la recente flessione nelle vendite sia stata “strumentalizzata” tanto per sbattere in copertina un nome che fa sempre notizia, soprattutto dato che sembra avere tanti fan quanti detrattori (con il risultato che, come piace dire ad Activision, “tutti parlano di Call of Duty”… come dargli torto?).

Con la rinnovata speranza che i cosiddetti “analisti” del settore trovino presto un lavoro vero, concludiamo dicendo che Call of Duty non ci sembra affatto in crisi (la classifica, rilasciata oggi, dell’attività su Xbox Live vede primo MW3 e secondo Black Ops, tanto per cambiare). Treyarch e Infinity Ward dovranno di certo “inventarsi qualcosa” per continuare a spingerlo, e la vicinanza della nuova generazione di console li aiuterà senza dubbio nell’impresa.

Niente sangue per questa volta, dio siede ancora sul suo trono, il sole è caldo, l’erba è verde e scommettiamo che sarà così ancora per un bel po’.

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