La Mostra del Cinema di Venezia si farà (ormai l'abbiamo capito). Ma come?

Le ipotesi più probabili e credibili su come si svolgerà la prossima Mostra del Cinema di Venezia

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

Manca l’ufficialità, cioè l’annuncio quello vero della Biennale con dovizia di dettagli e soprattutto con tutte le modalità di svolgimento, ma ormai è abbastanza chiaro che il Festival di Venezia si fa.

L’aveva detto già il 20 Aprile Roberto Cicutto (neopresidente della Biennale) che la sua intenzione era di fare il festival. L’avevano inserito tra l’usco e il brusco nel comunicato del 18 Maggio con cui annunciavano il rinvio al 2021 della Biennale di Architettura. L’ha detto senza mezzi termini Domenica scorsa Luca Zaia, il governatore della Regione Veneto, che poi è l’entità che deve dare il via libera di sicurezza e ha anche un posto nel CdA della Biennale. Infine (mancava davvero solo lui) Alberto Barbera ieri sera con un post su Instagram ha fatto capire che “Il Palazzo del Cinema è stato riaperto, e gli uffici popolati da chi deve organizzare la prossima Mostra del Cinema in programma dal 2 al 12 settembre. Sarà un'edizione con caratteristiche uniche nella sua storia, ed anche per questo verrà ricordata. Ancora non sappiamo esattamente che cosa si potrà fare, ma intanto procediamo con la selezione dei film e la messa a punto di un piano che possa garantire a tutti i partecipanti la massima sicurezza. Contiamo sul sostegno di tutti per ripartire nel modo migliore. Viva Venezia!

View this post on Instagram

A post shared by Alberto Barbera (@alberto.barbera1)

Quindi si farà anche se non si sa come. Ognuno ha cercato di fare proprio l’annuncio e spoilerare il comunicato ufficiale che dovrebbe arrivare nelle prossime settimane, e alla fine ci sono riusciti. All’annuncio rimane di svelare almeno una parte della logistica. Un’altra parte, necessariamente, la sapremo solo a ridosso del festival, perché solo a quel punto verrà decisa (ma c’è da giurare che Barbera e Cicutto, che sono in contatto costante con Franceschini e Zaia, qualche rassicurazione l’hanno avuta sui piani futuri).

A prescindere da cosa sarà consentito e cosa no, sembra scontato che sarà un’edizione italiana. Gli Stati Uniti sono proprio da escludere a priori, ci saranno i film ma di certo non le persone. Sull'Europa rimane da vedere anche se, a giudicare dalla situazione internazionale, sembra improbabile che stampa e appassionati stranieri possano volare o comunque entrare in Italia. E anche se potessero è difficile che vorranno venire. Qualcuno inevitabilmente ci sarà e magari si farà una quarantena in Italia prima del festival apposta, ma va considerato anche che l’appeal del festival sarà minore per via della minor presenza di talent. Improbabile infatti che questi vengano messi a repentaglio per una promozione quando possono collegarsi in videoconferenza.

Insomma i film dovrebbero esserci come al solito, e del resto potrebbero avere bisogno proprio di un po’ di promozione in più anche se non sanno quando usciranno (così che il pubblico non li dimentichi), ma l’ipotesi più probabile per la partecipazione dei talent è che siano collegati in videoconferenza. Vuol dire niente passerelle e junket che possono essere fatti anche da casa con giornalisti stranieri anch’essi in casa. Non ho bisogno di stare al Lido per intervistare qualcuno via Skype.

Questo almeno gli stranieri.

Perché se la stampa italiana sarà ammessa (certamente attraverso controlli e protocolli di sicurezza), lo stesso potrà avvenire per i talent italiani. Inevitabilmente avvantaggiati dalla situazione.
Ci sarà ben poco da festeggiare, quindi non avremo il solito dispiego di foto, red carpet ecc. ecc. Ed è probabile che anche gli sponsor non avranno ragione o ne avranno poche per popolare di stand come al solito l’area. Questo darà vita ad un’edizione più concentrata sui film (sogno neanche troppo nascosto di qualsiasi direttore) e con una partecipazione della stampa molto più bassa, il che avvantaggerà tutte le persone che comprano biglietti, vengono a vedere film e non per lavorare.
Ma ci sarà posto per loro?

È stato detto in vari modi e suggerito a mezza bocca che è probabile che il numero di accreditati accettati sarà decisamente ridotto. Dovrà esserci meno gente per evitare assembramenti già a partire da fuori dalle sale. E poi dentro le sale.
La questione cruciale al momento sembra infatti quella dei posti. Dal 15 Giugno le sale cinematografiche possono riaprire facendo rispettare il distanziamento sociale ma non possono ammettere più di 200 persone al chiuso (oltre a dover mettere in piedi tutta una serie di misure di sicurezza). Per Venezia quindi i casi sono 3: o c’è una certa sicurezza che per Settembre questo divieto venga allentato o c’è un piano per fare più proiezioni contemporaneamente (il che vuol dire meno film selezionati) o infine si conta di avere anche arene, cioè sale all’aperto per le quali il divieto è di non superare le 1000 persone (che è già più fattibile).
L’arena esterna non sarebbe poi una novità, circa 40 anni fa ancora ce n’era una.

E Cannes?

Il festival ha detto in tutte le lingue di essere in contatto con Venezia per esportare lì parte della sua selezione sotto il marchio “Cannes”. È tutto molto fumoso e soprattutto non c’è ancora la conferma di Venezia, per quanto più volte Cicutto e Barbera si siano detti disponibili e in contatto con Fremaux sulla questione. Certo Fremaux è sembrato molto certo che i suoi film a brand "Cannes" sarebbero accettati volentieri ovunque. Troppo però c’è da decidere e il diavolo in questi casi è nei dettagli. Fremaux porterà i suoi film in giro per tanti festival, Venezia è solo uno dei molti, ma è anche il più grande e il rivale più grosso. E davvero Cannes porterà i suoi film maggiori e Barbera accetterà che magari alcuni dei titoli più importanti visti a Venezia vengano da un altro festival e siano presentati sotto un altro marchio? Lo farà solo (per esempio) per l’apertura? Gli darà una sezione in cui presentare qualcosa di piccolo ma interessante, dare spazio a chi non lo avrebbe quindi magari opere prime, o film d’avanguardia o tutta quella parte che fa meno baccano ma importa molto? Oppure ancora ci sarà il vero grande gesto e vedremo 4-5 film di Cannes di quelli grandi (grandi come in The French Dispatch o Tre Piani di Nanni Moretti) al fianco dei titoli maggiori di Venezia con il rischio che poi qualcuno scriva che i film che ha portato Fremaux erano meglio?

È una parte spinosissima. I due festival non sono mai stati così vicini in termini di amicizia, distensione e collaborazione (Fremaux e Barbera sono in ottimi rapporti e non da oggi) ma questo significa che mai come ora sono stati in competizione direttissima. Un conto è che uno sia a Maggio e l’altro a Settembre (film pronti diversi, opportunità diverse, mercati diversi…), un conto è che i film dell’uno vengano presentati contemporaneamente nello stesso luogo dell’altro. A quel punto chi viene a Venezia con l’etichetta Cannes è perché preferisce quell’etichetta al posto di quella di Venezia? Le possibili polemiche senza senso, le facili provocazioni e gli scandaletti da 4 soldi in un’edizione povera del solito colore che riempie le discussioni sono infinite.

Continua a leggere su BadTaste