Festival di Venezia 2019 - nel programma c'è tutto quello che doveva esserci. Basterà?
Il Festival di Venezia torna nel 2019 con un buon programma ma più normale dopo l'incredibile annata scorsa. E stupiscono gli italiani
Addirittura si fa strada per la prima volta un film-concerto, Roger Waters Us + Them, materia una volta da home video, poi diventato ufficialmente un contenuto per i cinema e adesso approdato in un festival.
La corsa all’Oscar
La posizione e lo statuto cui Venezia è arrivata fa sì che i film che si ritrova, cioè quelli buoni per la selezione a Settembre, sono ormai quelli che vogliono fare la corsa all’Oscar (c’è Toronto in contemporanea da cui l’anno scorso uscì il vincitore Green Book ma stavolta sembra che siano qui i più accreditati). Quindi la sorpresa non è che Venezia ospiti Joker di Todd Phillips o Ad Astra di James Gray, ma semmai che questi siano i film che correranno per l’Oscar. E sorprende soprattutto la scelta del film con Joaquin Phoenix per quanto da tempo abbiamo capito che i collegamenti con il mondo del fumetto saranno veramente veramente blandi.
Avrà insomma più problemi l’anno prossimo Thierry Fremaux a dire che Venezia è una succursale di Hollywood, nonostante vedremo almeno Kristen Stewart, Johnny Depp, Adam Driver, Brad Pitt, Meryl Streep, Joaquin Phoenix, Joel Edgerton, Thimothé Chalamet e Robert Pattinson, forse anche di più. Stavolta la presenza americana è più contenuta e proporzionalmente corretta con quella degli altri paesi. Sono semmai altri i trend curiosi come il fatto che il festival porterà una quantità impressionante di film in costume e (come accade ovunque da ormai 10 anni) di storie vere rielaborate, mentre calano i film di genere che l’hanno scorso erano esplosi.
Gli italiani
Sembra incredibile dirlo ma quest’anno sono gli italiani a incuriosire. Perché Sole di Sironi è un film di cui si parla da molto, perché il ritorno di Franco Maresco (e in concorso) fa sperare benissimo, per le due serie nominate già e perché Pietro Marcello è un talento molto apprezzato che adesso dovrebbe esplodere nel mainstream, certo Martin Eden non sembra proprio uno sfascia botteghini ma con Luca Marinelli e un po’ di buzz (se il film è buono ovviamente) potrebbe diventare un film da ricercare. Senza contare che fuori concorso ci saranno Francesca Archibugi (che non sempre è a fuoco ma quando centra il film è fantastica) e Gabriele Salvatores senza aspettativa alcuna. E attenzione al documentario che Elisa Amoruso ha girato su Chiara Ferragni, lei ha lo sguardo giusto per riuscire a raccontare una delle storie più importanti che ci siano adesso (i nuovi imprenditori della celebrità) e riflettere su un personaggio italiano clamoroso che la nostra industria culturale sembra far finta che non esista.
In quella che è ormai una triste consuetudine di Venezia latitano molto gli asiatici (sostituiti negli anni passati dai sudamericani ma quest’anno troviamo solo la loro punta di diamante, Pablo Larrain, a rappresentarli). Nelle sezioni principali ci sarà No. 7 Cherry Lane di Yonfan che è un lungo di animazione e soprattutto Saturday Fiction di Lou Ye (La vérité, il film francese di Kore-Eda ognuno lo consideri come vuole) e null’altro di rilevante. Ovviamente sperando di essere smentiti dalle proiezioni.