Festival di Roma: eutanasia o rilancio?

Il Festival di Roma che si è concluso oggi con la vittoria di Opium War non ha certo vissuto un'edizione brillante, anche per colpa di scelte discutibili. Facciamo il punto sulle prospettive future. Sperando ci siano...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Sgombriamo il campo dai dubbi. Il Festival di Roma non è stato sotto tono per ragioni di censura politica, come piace pensare a qualcuno. Sicuramente, il cambio di maggioranza al comune ha provocato diversi contrattempi negli organizzatori e questa sarebbe la causa (secondo fonti interne) del mancato arrivo non soltanto di W. di Oliver Stone, ma anche di Nessuna verità con Leonardo DiCaprio e Russell Crowe. Insomma, è difficile dal punto di vista dei film giudicare l'offerta (decisamente mediocre) di un Festival sapendo che non ha potuto giocare bene le sue carte per ragioni indipendenti da chi ogni anno lo deve mettere su.

Detto questo, si potrebbe pensare che il prossimo anno andrà decisamente meglio. Forse sì, ma sarà il caso di risolvere diversi problemi. Intanto, va bene la volontà di lanciare i film italiani, ma in alcuni casi si sfiora la follia e l'autolesionismo. Qual è il senso di mettere in Concorso (ripeto, Concorso) e quindi offrire una grande visibilità a una pellicola orrenda come Un gioco da ragazze e a un prodotto criticatissimo da molti (chi scrive non l'ha visto) come Parlami di me, del rampollo Brando De Sica? Sicuri che per certi prodotti farsi notare sia un vantaggio? In un contesto del genere, non si capisce perché un documentario straordinario come Man on Wire debba essere relegato in sezioni minori e senza nessuna anteprima stampa, cosa che ha portato buona parte della pigrissima critica italiana a saltarlo. Qual è il senso? D'accordo, non sarà un'anteprima, ma un po' di attenzione verso quello che probabilmente sarà l'unico prodotto che verrà premiato tra qualche mese dai riconoscimenti di Hollywood, non era il caso di mostrarla?

A questo proposito, andrebbe capita meglio la programmazione delle pellicole. Di titoli importanti ce ne sono pochi, pochissimi, peraltro con false anteprime, come La duchessa, Rocknrolla e Appaloosa, titoli già usciti da tempo nei loro Paesi di origine. In qualche modo, li si riesce anche a mettere in contemporanea. Perché chi doveva vedere (poco convinto come il sottoscritto) Il sangue dei vinti ha dovuto rinunciare a Parlez-moi de la pluie della fantastica coppia Jaoui-Bacri? E chi è che ha pensato di mettere nello stesso momento La duchessa con High School Musical 3? Ancora. E' possibile che, mentre escono notizie di enormi richieste di biglietti da parte della casta dei politici laziali e si parla di scene francamente disgustose di 'potenti' che entrano senza biglietto, gli accreditati (che oltre a parlare di questo Festival tirano fuori anche 30 euro) devono fare file lunghissime per prendere i biglietti di molti eventi?

E, in effetti, il calo di presenze e di spazio sui vari mass media quest'anno è stato evidente. D'altra parte, non si può chiedere ai grandi mezzi di informazione di parlare di titoli che non interessano (quasi) a nessuno. Ma il paradosso è che spesso i pochi ospiti stranieri non sono stati sfruttati a dovere e sono stati 'concessi' col contagocce. Qualcuno penserà che è una lamentela personale perché Badtaste non ha ottenuto nulla. Il fatto è che non ci abbiamo neanche provato e abbiamo fatto bene, considerando che poi ho scoperto che anche Sky ha avuto difficoltà per le interviste. Sky, che ormai sostiene tutto il cinema italiano. Fate voi...

Negli anni scorsi, pur con tante riserve organizzative, di anteprime vere e importanti ce ne sono state, con tanti ospiti di prestigio. Si tirava fuori il portafoglio delle casse comunali per averli? Se ne può discutere, ma la realtà, da quello che sostiene Italia Oggi, è che dai 17 milioni di budget del 2007 si è già passati ai 15 di quest'anno, mentre per il 2009 si dovrebbe scendere a 10-12 milioni. Che peraltro non sarebbero pochissimi soldi, se gestiti in maniera adeguata. Come indica il titolo di questo articolo, le ipotesi sono quindi due. O il Festival decide di rilanciarsi e di investire pesantemente, magari cambiando anche la propria collocazione temporale ed evitare di essere massacrati da Venezia (che ovviamente si prende il meglio). O questo Festival rischia di diventare una sagra di Paese, con titoli italiani che non interessano a nessuno e vecchie glorie straniere venute a fare passerella.  Continuare così, comunque, non ha molto senso...

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