Fast X, a un quarto di miglio dall’autoparodia
Fast X è talmente tanto tutto da arrivare sempre a un passo dallo spoof, e da ricaderci dentro con tutti e due i piedi almeno un paio di volte
Questo articolo fa parte della rubrica Tutto quello che so sulla famiglia l’ho imparato da Fast & Furious
Fast X e il gigantismo
Intendiamoci: ce lo chiediamo a ogni film, almeno a partire dal sesto (considerando il quinto una sorta di apice e insieme il vero inizio del franchise come lo conosciamo). Però finora la risposta è stata ogni volta “no dai, non ancora”. Fast & Furious ci piace anche perché ogni volta si inventa qualcosa di più assurdo ma che al contempo sembra la naturale prosecuzione di quanto visto fin lì. E non parliamo solo di stunt, esplosioni e sparatorie: l’approccio inflazionista con cui la saga è cresciuta di capitolo in capitolo si applica anche al drama, ai rapporti interpersonali, ai colpi di scena, al rapporto tra i membri della Famiglia. Nella sua trama orizzontale, Fast & Furious gioca spesso secondo le regole della telenovela, e se chiedete a noi finora è riuscito sempre a mantenersi un pelo sopra il confine dell’accettabile – esagerando, sì, ma organicamente.
L’impressione è che Fast X (che occasione persa non averlo intitolato “Fast-Ten Your Seatbelts”) invece faccia una serie di salti più lunghi delle proverbiali gambe. Che per una volta la necessità di creare qualcosa di gigantesco per dare l’addio a una saga che del gigantismo ha fatto una ragione di vita abbia preso il sopravvento, e che di conseguenza il film sia appesantito da una serie di scelte creative e narrative che sono degli attentati alla nostra sospensione dell’incredulità. A partire dalle scene d’azione, che sono da sempre il cuore della saga.
Le sospensioni dell’incredulità
È chiaro che le scene d’azione in Fast & Furious sono diventate, a un certo punto, un mix di veri stunt spericolati, di finti stunt aiutati da cavi e altri trabiccoli, e da un sempre più generoso uso del digitale. È altrettanto chiaro che nessuno ha creduto davvero che Tyrese Gibson e Ludacris fossero nello spazio a girare quella scena. Il punto è un altro: il segreto di F&F è che è sempre riuscito a farci credere a quello che vedevamo mentre lo vedevamo, e a farci dimenticare di tutto l’artigianato che ci sta dietro. Anche gli stunt più assurdi dei primi otto film sono… plausibili è la parola sbagliata, perché nessun essere umano può saltare da una macchina all’altra come Michelle Rodriguez in Fast 6, ma quantomeno rispettosi delle regole di quell’universo.
Fast X invece riesce in un’impresa che sembrava quasi impossibile: quella di farci andare di traverso il concetto di plot armor, quella particolare protezione della quale sembrano godere certi eroi action (e non solo: Game of Thrones, per esempio, è un intero show dedicato alla plot armor) e che permette loro di sopravvivere dove una persona normale invece morirebbe. La Famiglia ha sempre goduto di questo superpotere, che però ha un grande problema di fondo: va continuamente aggiornato e stuzzicato con sfide sempre più impossibili, perché quando sopravvivi illeso a un’esplosione la logica conseguenza è che nel capitolo successivo tu sopravviva illeso a due esplosioni. E con Fast X siamo arrivati oltre il limite dell’accettabile, in quella zona dove si scade nell’autoparodia.
Fast X, volume a XI
C’è una bomba? Non è una bomba normale: è una gigabomba che se esplodesse raderebbe al suolo quattro colli e mezzo su sette a Roma. Vin Diesel se la vede esplodere a pochi metri di distanza, e ne esce senza neanche un graffio. I personaggi presunti morti possono tornare in vita? Ecco che ne resuscitiamo uno che non solo era morto, ma che avevamo visto morire in presa diretta (resuscitare chi muore fuori campo è più facile). Ma anche: Roman Pearce è la spalla comica della Famiglia? Diamogli un’intera missione da gestire così da infarcire l’intera sequenza di battute e battutine sulla sua presunta incapacità, e facciamogli fare la figura del cretino ogni volta che apre bocca, de-umanizzandolo ai limiti dell’irriconoscibile.
E poi: c’è la Famiglia? Eccovi anche la Nonna Toretto. Vi mancava Elena, anche se ormai è morta tre film fa? Abbiamo sua sorella, ma ve la faremo solo intuire, per poi farla sparire e tenercela calda per il prossimo capitolo. Sembra che Fast X sia scritto senza alcuna capacità di selezionare, di decidere cosa recuperare dai capitoli precedenti e cosa lasciare lì dove sta. È un po’ il vizio di tutti i finali di una saga moderna, che devono riannodare tutti i fili rimasti in sospeso pena una rivolta collettiva del fandom. Ma il punto è che nell’arco di dieci film Fast & Furious ha accumulato talmente tanti fili che Fast X finisce per sembrare un elenco di caselline da spuntare, ciascuna con un segno il più grosso ed evidente possibile. E così facendo perde gran parte della sua umanità: se non ci fosse Vin Diesel sarebbe un film interessante quanto uno Hearts of Stone o The Gray Man o uno qualsiasi di questi action contemporanei pieni di tutto tranne che di personalità, e sempre a un passo dall’autoparodia. Speriamo che Fast XI, o come diavolo si chiamerà, i passi li faccia indietro. (chiudiamo con una parentesi: Jason Momoa è un discorso a parte, ed è l’indiscusso dominatore del film pur essendo ben oltre il confine dell’autoparodia. Il punto è che lo è in maniera pienamente consapevole, e che comunque ha il carisma dello psicopatico senza scrupoli che lo rende macchiettistico, sì, ma anche terribilmente inquietante)