Far Cry 6, le nostre aspettative su Castillo e sull'isola di Yara | Speciale

Analizziamo gli elementi principali emersi nei trailer di Far Cry 6 presentati all'Ubisoft Forward, ovvero il villain Anton Castillo e l'isola di Yara

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Nonostante i leak in anticipo, i trailer di Far Cry 6 comparsi al termine dell'Ubisoft Forward sono riusciti comunque a intrigare, e il merito va soprattutto al taglio registico, particolarmente attento ai dettagli. Ciò è evidente sin dal primo teaser trailer. In esso, le ombre annebbiate da un denso fumo rosso fanno capire immediatamente il contesto, ovvero il mondo latinoamericano, subissato prima dai conquistadores spagnoli del Cinquecento, fino ad arrivare a questioni dell’era contemporanea, come la dittatura politica e il narcotraffico. Un rosso che ricalca quello della guerriglia, delle foglie di coca, o più semplicemente del sangue versato per le ingiustizie umane.

Una suggestiva e aspra sequenza in cui, attraverso la figura sempre presente del cerchio, si rimanda alla ciclicità degli abusi di potere, oltre che - intelligentemente - alla spirale circolare del logo Ubisoft. Un antipasto sicuramente gustoso prima del trailer effettivo, che inaugura l’esordio sul palcoscenico videoludico di Giancarlo Esposito, affermato attore noto soprattutto per Breaking Bad, Better Call Soul e The Mandalorian. Da villain delle serie tv, dunque, a villain dei videogiochi.

Come è risaputo, l’elemento distintivo della serie di Far Cry è il cosiddetto cattivo. Tormentato, spietato e carismatico: i diversi antagonisti si fondano su personalità controverse inserite all’interno di tematiche crude come il traffico d’armi e di droga, schiavismo e fanatismo religioso. Anton Castillo, il dittatore impersonato da Esposito, si unirà quindi al caratteristico gruppo di villain della serie composto da Lo Sciacallo, Vaas Montenegro, Pagan Min e Padre Joseph. Abbiamo alte aspettative anche su Diego, il figlio di Anton. Un ragazzo che sin dall’inizio mostra il suo particolare contrasto, dettato dall’ingenuità della giovane età che ragiona ancora in termini di bene e male, e dall’amore per il padre, odiato invece dai suoi cittadini.

Accanto all’aura sacra del cattivo, particolarmente enfatizzata in Far Cry 6 vista la levatura e la professionalità di Giancarlo Esposito, l’altro fiore all’occhiello della serie Ubisoft è senz’altro il contesto, caratterizzato sempre da un certo esotismo. Ad eccezione del Montana di Far Cry 5, unica ambientazione a non essere fittizia e ad aver poco di esotico, i setting degli altri capitoli guardano all’Africa, all’Indonesia, al Nepal. Far Cry 6 ritorna su questa scia, proponendo un’isola caraibica chiamata Yara, attanagliata dalla dittatura di Castillo, a cui la popolazione desidera opporsi tramite guerriglia.

Grazie un’intervista sul Corriere della Sera al narrative director di Far Cry 6, Navid Khavari, scopriamo che Yara è fortemente ispirata a Cuba. In tal senso, i sei minuti totali dei trailer sono abbastanza esplicativi. Ritroviamo alcuni richiami palesi, come l’architettura delle chiese stagliate sullo sfondo, le cadillac degli anni Cinquanta in fiamme, il rum nel bicchiere e il sigaro acceso. In realtà le ispirazioni cubane non sono esclusivamente visive. Basta una veloce ricerca su Wikipedia per scoprire che Yara è nella realtà un piccolo comune dell’isola caraibica, nota per aver partorito il primo eroe nazionale, Hatuey, che nel 1512 si oppose ai colonizzatori spagnoli.

Non si tratta di una casualità: è evidente come il tema principale di Far Cry 6 sia la lotta contro l’autorità politica. Un discorso che acquisisce profondità se si pensa all’evento più importante della storia contemporanea cubana, ovvero la rivoluzione del 1959 guidata da Fidel Castro contro il dittatore militare Fulgenzio Batista. La storia di Cuba diventa quindi un importante calderone da cui attingere testimonianze sulla guerriglia e sugli ideali rivoluzionari. Certo, non ci aspettiamo una reinterpretazione in chiave contemporanea della rivoluzione cubana, sarebbe troppo rischioso. Del resto, la serie non è nuova a critiche e proteste per le rappresentazioni che fa. Ricordiamo la polemica contro Far Cry 5, scaturita poi in una petizione, ritenuto offensivo dai suprematisti bianchi americani.

Appare chiaro quindi che la Yara di Far Cry 6 faccia riferimento a Cuba per immergere subito noi giocatori all’interno di un contesto noto a livello iconografico e culturale. Nel trailer ci sono infatti altri dettagli che richiamano in generale il critico panorama politico dell’America Latina. Nel teaser trailer menzionato all’inizio, vi sono scene di coltivazione e distruzione dei campi di coca. Cuba ha una ferrea politica contro il narcotraffico. Vero è che a causa della rete dei cartelli panamensi e messicani, l’isola gioca un ruolo nell’esportazione della droga verso gli Stati Uniti e l’Occidente. Ma si tratta di un discorso ben diverso dalla coltivazione e commercializzazione. Le suddette scene dei trailer si rivolgono dunque a una delle questioni più critiche del mondo latinoamericano.

Quanto speculato sinora si basa sulla visione di due trailer. Considerata però l’esperienza maturata dalla serie, e considerato soprattutto che chi scrive ritiene il videogioco un’espressione per trattare temi della realtà a noi vicini, Far Cry 6, con il suo Antonio Castillo e la sua Yara, cattura l’attenzione, facendoci dimenticare la ripetitività di gioco che ha colpito la serie negli ultimi capitoli. Non resta quindi che attendere ulteriori novità prima dell’uscita prevista il 18 febbraio 2021, così da poter accontentare le nostre non piccole aspettative.

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