Fan vs. showrunner: l'interazione tra questi due mondi e il ruolo dei social media

Qual è il rapporto tra showrunner e fanbase, come è cambiato negli anni e che ruolo hanno giocato i social media in questa difficile relazione

Condividi

C'era un tempo in cui gli spettatori guardavano la televisione e le amate serie TV senza necessariamente interagire costantemente con il proprio telefono e gli altri fan, un passato che sembra ormai lontanissimo in cui la maggior parte degli spettatori non aveva un cellulare ed il termine o il ruolo dello showrunner nemmeno esisteva, poi sono arrivati gli anni Novanta e show come The X-Files e Buffy the Vampire Slayer nati nell'era dei primi fandom e di comunità virtuali completamente dedicate alle serie televisive in cui gli appassionati interagivano tra loro sviscerando ogni dettaglio, ogni particolare di ciascun episodio andato in onda in maniera capillare e quasi ossessiva, diventando dei veri e propri esperti, tanto da conoscerne ogni piega ed ogni dettaglio di una serie, quasi alla stregua di uno "script coordinator", la persona - all'interno di una produzione TV - addetta, tra le altre cose, al controllo della continuità narrativa di uno show.

E infine giunse il tempo dei social media, dei super fan e degli autori televisivi trasformati in celebrità, quegli stessi di cui fino a 10 anni fa non si conosceva nemmeno il volto e che erano solitamente rappresentati alla stregua di un occhialuto secchione chinato a scrivere senza posa sul proprio computer. Il numero dei blog e dei siti dedicati al settore è aumentato vertiginosamente e le conversazioni sui social hanno cominciato ad attrarre l'attenzione degli investitori, decisi a capitalizzare questo trend, sfruttando la correlazione tra utenti e pubblico in termini di ascolto.

Che gli showrunner oggi spiino la reazione dei fan servendosi proprio dei social non è un gran misteroChe gli showrunner oggi spiino la reazione dei fan servendosi proprio dei social non è un gran mistero ed i social stessi sono oggi più che mai usati per colmare il gap che esiste tra fan e produttori, piuttosto che per guardare una serie e commentarla collegialmente. Il rovescio della medaglia è dare però la falsa illusione agli appassionati che il loro parere ed il loro punto di vista sia davvero preso in considerazione in sede di stesura di una serie, cosa che - almeno normalmente - non accade mai.

Recente ed esemplare è stato il caso della cancellazione e del conseguente salvataggio della serie Timeless della NBC.

Lo scorso anno la serie non era stata rinnovata per la seconda stagione e dopo che il Presidente della NBC Entertainment, Robert Greenblatt, dichiarò che lui e gli altri capi dipartimento si erano svegliati la mattina dopo l'annuncio della cancellazione sommersi dalle proteste dei fan e con all'attivo una campagna dal titolo "Salvate Timeless", alla quale risposero dichiarando di aver pensato che "dovevano fare qualcosa per recuperare lo show", si creò l'errata convinzione che il successivo salvataggio della serie fosse stato merito dei fan. Un preconcetto che fu però presto smentito dalle stesse parole di Greenblatt che disse a chiare lettere che la decisione di dare una seconda possibilità a Timeless non era dipesa da spinte esterne e che in un business come quello della produzione delle serie televisive, sono ancora e solo i risultati in termini di rating a dettare legge.

Greenblatt non è stato il primo e probabilmente non sarà nemmeno l'ultimo nell'ambiente a ridimensionare l'influenza dei fan nel processo creativo di uno show, lo showrunner di Bones, Hart Hanson, che ha avuto più di una schermaglia negli anni con quelli che ha definito i fan più ferventi della serie, ha spesso sottolineato come in realtà la percentuale degli appassionati che interagivano con lui e discutevano le decisioni autoriali tramite i social media fossero una minoranza rispetto a chi, di fatto, guardava lo show senza nemmeno sapere che lui avesse un account Twitter, arrivando a precisare che solo perché alcuni "gridavano più forte" di altri, non significava che avessero ragione o che avessero più possibilità di essere ascoltati.

Un pensiero che Marc Guggenheim, nelle sue vesti di produttore esecutivo di Arrow, sostanzialmente condivide, quando l'autore ha più volte candidamente ammesso di aver rinunciato all'idea di accontentare tutto il pubblico della serie:

E' una cosa che dico spesso e credo che lo show ne sia una prova, ma non scriviamo mai tenendo in considerazione le opinioni lette sui social per diverse ragioni. Prima di tutto perché non lo fare mai per principio e perché scrivo per il genere di pubblico di cui io stesso faccio parte. Personalmente guardo la TV o un film o leggo un fumetto con lo scopo di divertirmi. Posso anche crearmi un'opinione e posso desiderare di vedere accadere alcune cose, ma alla fine della fiera non sono mai stato il tipo di fan che voleva che le cose accadessero solo in un certo modo o che una specifica coppia si mettesse assieme e soprattutto non mi sono mai indignato quando alcune scelte non rispecchiano i miei desideri. Capisco e rispetto il fatto che ci siano alcuni fan che pensano che loro siano la ragione per cui lo show che scrivo abbia successo e che quindi dovrebbero avere voce in capitolo, comprendo da dove provenga questo ragionamento, ma io non sono quel genere di persona. E poi c'è un'altra cosa da tenere in considerazione, sempre parlando Arrow, e cioè che i fan della serie che ne parlano su Twitter sono diversi da quelli che lo fanno su Facebook o su Reddit ed esprimono pareri contrastanti tra loro, quindi l'opinione di chi dovrei ascoltare esattamente? Non esiste modo di accontentare tutti e scommettere su un social media piuttosto che su un altro è una battaglia persa in partenza.

Un'opinione su cui Ronald Moore, produttore esecutivo di Outlander, è d'accordo:

Cerco sempre di creare una barriera tra i social e la writer room, perché è facile essere influenzati da alcune reazioni, ma bisogna sempre tenere presente che le persone che protestano o si lamentano tanto, nella realtà, sono un esiguo manipolo.

Lo speciale continua nella seconda pagina!

Moore, poi, che ha cominciato la sua carriera lavorando per Star Trek negli anni Novanta, quando si era agli albori di quello che sarebbe poi diventato il fenomeno di Internet, è particolarmente cosciente dell'impatto delle opinioni della rete sugli autori in un periodo in cui molti di loro leggeva ossessivamente i post dei fan nei vari forum e si faceva influenzare dalle recensioni negative, motivo per cui oggi, che ha potere decisionale sulla linea che deve prendere uno show, non permette mai alle opinioni dei fan di interferire con il suo lavoro:

Questa non è una democrazia. Le cose non funzionano come il pubblico crede, siamo noi a creare lo show, siamo noi a presentarlo al pubblico e poi il pubblico trae le sue conclusioni dopo averlo visto, ma non voglio che facciano parte del processo decisionale.

"C'è un aspetto in particolare che gli utenti dei social non sembrano comprendere," ha concluso poi Guggenheim, "ed è che noi scriviamo un episodio con un tale anticipo, rispetto a quando va in onda e lo loro lo guardano, che le cose per cui si lamentano ormai sono storia passata, nel bene e nel male. Avere un feedback è una cosa positiva, ma la verità è che non abbiamo modo di mandare indietro l'orologio. Lo show è quello che è e non si può cambiare nel momento in cui il pubblico lo guarda".

Una considerazione che, oggi più che mai, vale per le molte piattaforme di streaming che producono le loro serie e le distribuiscono tutte assieme, stagione per stagione, come Netflix, Hulu o Amazon, sono per citarne alcune (perché la lista si sta inesorabilmente allungando). Il modo di guardare la televisione sta cambiando sensibilmente e con esso cambierà anche quel fragile rapporto che si è creato tra fan e autori, perché questi ultimi, ancora meno di prima,  avranno l'opportunità - ammesso che vogliano farlo - di intervenire su un prodotto che è già pronto ed impacchettato da mesi e per il quale gli autori stanno già casomai cominciando a pensare alla stagione successiva quando il pubblico è impegnato nel binge watching della precedente.

Altri showrunner, come per esempio Andrew W. Marlowe di Castle, hanno riconosciuto i meriti dei social affermando che i feedback che arrivavano dalla rete "ci hanno anche aiutati a calibrare la nostra posizione. Se le persone protestano per uno specifico argomento che pensano sia stato trascurato, a noi non costa niente aggiungere una battuta per far capire loro che li abbiamo sentiti, così che loro non abbiano l'impressione che quella specifica trama sia stata dimenticata", sottolineando in sostanza come i social siano un'ottima piattaforma per prendere - per così dire - la temperatura dei fan.

"Ho sempre cercato di accogliere a braccia a aperte i social," ha dichiarato Marlene King, showrunner di Pretty Little Liars. "Perché forniscono un feedback istantaneo, che una volta non eravamo così fortunati da avere, ma è successo di fare delle scelte che alcuni gruppi di fan non hanno apprezzato, a causa delle quali sono giunte reazioni negative e tutti hanno il diritto di esprimere il proprio dissenso quando è fatto entro i comuni termini dell'educazione.".

Secondo Marc Guggenheim, invece, produttore di Arrow e Legends of Tomorrow, due show con una nutrita fanbase che proviene non solo dalla serie stessa, ma da anni di passione per i fumetti, non sempre l'immediatezza del feedback è positiva:

Legends crea molte meno polemiche online di quanto non faccia Arrow, il genere di interazione che si ha con i fan dei due show è diversa come lo è il giorno dalla notte. Con tutto il rispetto per Legends, non penso mai ai social media associati a questa serie, parliamo molto spesso in rete con i fan, ma il genere di conversazione che intratteniamo non richiede di dover pesare ogni parola, mentre con Arrow le circostanze sono molto diverse.

Secondo Guggenheim Bryan Fuller, ideatore di Hannibal e dell'attuale Star Trek Discovery, molti dei problemi che nascono con i fan sui social sono dovuti all'anonimato dietro al quale alcuni si nascondono per attaccare in maniera esagerata ed offensiva gli autori di uno show:

"Ho letto alcuni tweet in cui la gente voleva che venissi licenziato, che morissi o che mi uccidessi, sono cose che leggo costantemente e la maggior parte delle volte penso 'è solo una serie televisiva, perché non mettiamo le cose in prospettiva?'," ha proseguito Guggenheim, mentre Fuller ha aggiunto:

L'acutezza e l'intelligenza di alcuni degli spettatori con cui ho avuto modo di interagire su Twitter mi ha spesso sorpreso positivamente, più di quanto non facciano gli occasionali 'Perché lo hai fatto? Maledetto?', in questo senso sono stato fortunato. L'interessante evoluzione di queste comunità di fan è che l'anonimato dà ad alcuni la percezione di essere liberi di attaccarti come se fossero dei cecchini, inosservati e a distanza di sicurezza.

Un aspetto importante del rapporto tra fan e show televisivi è dato anche dalla promozione.

Oggi più che mai, grazie ai post di autori e attori da dietro le quinte o grazie semplicemente alla pubblicazione di un teaser o un promo tramite i social, si delinea spesso la modalità con cui uno show o una nuova stagione vengono pubblicizzati. I social sono diventati fondamentali anche per tenere impegnato il pubblico nei lunghi mesi di hiatus delle serie TV o per incoraggiare il pubblico a guardare una serie live quando torna in onda per battere la concorrenza sempre più spietata e vincere la guerra degli ascolti. La libertà degli autori di interagire con i fan ha però anche un rovescio della medaglia, perché il Network non ha più, come lo aveva prima, il controllo sul genere di notizie che vengono condivise sui social, motivo per cui spesso offrono ai propri impiegati, autori o membri di una produzione che siano, dei corsi gratuiti sulla gestione dei social, su cosa dire e soprattutto come dirlo, così come nei contratti che tutti firmano vi sono ormai clausole sull'uso dei social ben chiare e delineate.

Chill out and enjoy the show.Poi, ovviamente, c'è il problema degli spoiler.

"Credo che il problema degli spoiler sia enorme," ha dichiarato Guggenheim, il quale ha aggiunto di leggere spesso di persone che annunciano di andare volontariamente offline per un giorno per non essere spoilerati. Sul set di Pretty Little Liars è stato persino assunto un ex tecnico della CIA per proteggere i computer della produzione ed impedire che venissero hackerati, ma al di là di queste estreme precauzioni, è opinione di tutti gli addetto ai lavori che se un fan vuole davvero trovare degli spoiler, ci riuscirà sempre, soprattutto ora che gli show televisivi sono alla loro massima popolarità ed anche andare a girare delle scene fuori dagli Studios può essere un problema in termini di informazioni o immagini che vengono rilasciate poi sulla rete.

L'interazione tra fanbase e autori TV, è evidente ormai a tutti, ha raggiunto livelli che non si pensava fossero possibili e sebbene i fan tendano a percepire come proprie le serie in cui investono emozioni e tempo, si tende purtroppo spesso a depersonalizzare chiunque sia dall'altra parte della barricata, dimenticando che gli autori, proprio come i fan, non sono solo persone, ma hanno anche il difficile compito, in un mercato estremamente competitivo, di tenere a galla il proprio show e renderlo redditizio e farlo accontentando tutti sarebbe un'impresa impossibile, quindi il miglior consiglio che ci sentiamo di dare al pubblico è di non cadere nella tentazione di considerarvi indispensabili, perché la vostra, rispetto a quella degli autori di una serie, è solo un'opinione.

Fonti: DigitalRoots, Mashable

Continua a leggere su BadTaste