EXCL - Oscar 2011: intervista a Paolo Virzì

Il regista de La prima cosa bella ci parla delle sue speranze per gli Oscar, così come delle polemiche con Luca Guadagnino, realizzatore di Io sono l'amore...

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Fonte: Badtaste.it

Cosa pensi delle continue polemiche di Luca Guadagnino, che chiaramente non ha accettato la mancata candidatura all'Oscar?
Io gli auguro il meglio, anche perché ci sono diversi attori italiani del suo film a cui voglio molto bene. Spero che ottenga riconoscimenti sia agli Oscar, dove ho letto che giustamente punteranno a figurare nelle categorie principali - in particolare con Tilda Swinton, che mi pare sia già una Oscar winner - che ai Golden Globes. Io sono l'amore sconta forse il fatto di non aver ricevuto una grande accoglienza nel nostro Paese, ma capisco la delusione di Guadagnino, visti i tanti consensi ottenuti in America. D'altronde, bisognava fare una scelta e penso si sia optato per un titolo che da noi è stato molto amato, soprattutto dal pubblico. Si trattava di scegliere quale film potesse rappresentare al meglio la stagione cinematografica di un paese, e come tutte le scelte è discutibile, non sarebbe certo stato uno scandalo se fosse stato candidato L'uomo che verrà o La nostra vita, o Mine vaganti o l'ultimo Muccino. Mi dispiace che questo mio collega viva una mancata designazione in maniera così drammatica, e che invece di gioire per i tanti sorprendenti successi del proprio film, sembri preferire dedicare un tono denigratorio verso il lavoro altrui, addirittura accennando a combine politiche. Ma voglio pensare che sia solo spinto da una certa dose incontrollata di passione, o che magari non sia ancora esperto nell'evitare di confidare così platealmente i propri sfoghi personali ai giornalisti, quindi non me la prendo. Comunque, la carriera internazionale del nostro film è iniziata soltanto a settembre-ottobre del 2010, deve ancora uscire nei numerosi paesi dov'è stato acquistato. Noi siamo molto contenti che in Francia, Germania, Inghilterra e Spagna si occuperà della distribuzione una società importante come la Wild Bunch (direttamente o con delle società collegate), ma è ovvio che per fare un bilancio dell'avventura internazionale de La prima cosa bella bisognerà aspettare almeno la fine di questa stagione.

Ti dà fastidio che si parli del tuo film citando spesso Medusa e Berlusconi, come se la candidatura fosse merito del presidente del consiglio?
Nel clima complicato e intossicato in cui ci troviamo in Italia, mi è capitato di leggere insinuazioni anche peggiori a proposito di scrittori, musicisti, artisti. Anche per questo non possiamo che augurarci che il governo e la politica del Paese si liberino presto di questa presenza ingombrante, che da un quindicennio ha introdotto un elemento di divisione così aggressiva. Lavorare con Medusa, per molti come me, ha significato avere a che fare con il meglio che lo scenario produttivo e distributivo italiano potesse offrire, paradossalmente anche in termini di libertà espressiva. Non ho mai percepito alcuna pressione, anzi solo incoraggiamento a fare al meglio i film che avevo in mente. E finora mi son trovato molto bene: lo staff di Medusa per fortuna non è composto da militanti del Popolo della Libertà, ma da gente di cinema, appassionata di cinema, spesso con convinzioni politiche per nulla allineate a quel che uno grossolanamente immagina. Per rispondere più concisamente alla tua domanda, sarei portato ad escludere che Berlusconi conosca l'esistenza di un film italiano che si chiama La prima cosa bella.
Poi si può ragionare su come network grande come Medusa possa influenzare certe scelte, ma in queste dietrologie ci sono anche molte leggende metropolitane. Per esempio, si diceva che Medusa e Raicinema si spartissero i candidati all'Oscar, un anno all'una e un anno all'altra. Ma secondo questo ragionamento, nel 2010 doveva essere il turno di Racinema. Insomma, certe teorie lasciano il tempo che trovano.

Va detto infine che ci sono enormi differenze tra chi vota ai Golden Globes e i membri dell'Academy che selezionano il miglior film straniero...
Da una parte la giuria consiste in un'ottantina di membri della stampa estera, che presta molta attenzione al cast e a quel che può esser considerato una specie di pedigree internazionale. D'altronde, sono degli operatori dei mass media e magari fanno attenzione anche al glamour mediatico di un titolo. Peraltro, è il caso di rammentare che non è certo inconsueto che vengano candidati titoli diversi da quelli designati dai vari Paesi per l'Oscar. E' avvenuto lo stesso per Il concerto, preferito a Uomini di Dio. Invece, dell'Academy fanno parte i lavoratori dell'industria nei suoi vari reparti artistici e tecnici, non sono critici né giornalisti, sono quel tipo di spettatore che lì viene chiamato scherzosamente steak-eaters, mangiatori di bistecca, ovvero un tipo di platea che punta al sodo: solida narrazione, emozioni, risate, lacrime. Mi risulta oltretutto che questi giurati abbiano il piacere della scoperta, anche di titoli poco conosciuti, e per questo l'Academy prevede un meccanismo di selezione a prima vista complicatissimo, ma concepito con lo spirito di favorire le pari opportunità. Da qui è emersa l'esigenza di non esporsi a gaffe con esclusioni che potevano suonare umilianti, ed è nata la sottocommisione che in fase di shortlist recupera tre titoli. Vengono definiti i candidati di Mark Johnson, dal nome del produttore che ne è a capo. Quest'anno, dicono i maliziosi, potrebbe beneficiare di questa sorta di ripescaggio Uomini di Dio.

Quali sono le tue sensazioni al momento?

Devo dire di sentire una grande responsabilità nel ruolo di portabandiera di un Paese e spero tanto in un risultato positivo, non solo per noi, ma anche per dimostrare che il cinema italiano è in grado di farsi notare persino in un momento difficile come questo. Spero insomma che gli americani possano esprimere lo stesso affetto che ho avvertito in Italia e sono molto fiducioso perché, da quello che mi dicono, le reazioni alle proiezioni per i giurati sono andate molto bene. Intanto, questa settimana partiamo per Palm Spring, dove oltre a presentare il film in competizione, parteciperemo ad alcune iniziative stampa, tra le quali un forum con la redazione di Variety.

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