EXCL - Cars 3: la nostra visita ai Pixar Animation Studios!
In occasione dell'uscita di Cars 3 abbiamo visitato gli studi d'animazione della Pixar a Emeryville
L’appuntamento con il gruppo dei giornalisti stranieri e i publicist della Pixar è alle 7:45 nella lobby dell’hotel, che si trova nei pressi della centralissima Union Square a San Francisco. Con i volti un po’ assonnati, dopo la distribuzione dei badge, saliamo sul pulmino, direzione Emeryville, dove ha sede lo studio d’animazione. Percorrendo l’I-80 verso nord e attraversando l’Oakland Bay Bridge si apre sul lato ovest la baia di San Francisco, nella quale possiamo cogliere tutti i simboli della città: la punta triangolare del Transamerican Pyramid che si distingue nello skyline di downtown, l’isoletta di Alcatraz e sullo sfondo, ma ben visibile grazie al suo colore e alla giornata particolarmente limpida, il Golden Gate.
E se ciò non fosse abbastanza chiaro, nell’atrio appena varcata la soglia troviamo sulla destra le giganti riproduzioni di Guido e Luigi di Cars, sulla sinistra la famiglia de Gli Incredibili al completo, e a fare da guardie svizzere alla scrivania della segretaria, Woody e Buzz di Toy Story, completamente ricostruiti con i Lego. Da grandi fan di Inside Out, non possiamo non notare immediatamente, anche se un po’ defilato, il Rainbow Unicorn che compare in un sogno di Riley. Dopo aver saltellato da un personaggio colorato all’altro come dei bambini al parco giochi, notiamo che nel lato opposto si trova una teca con all’interno alcuni dei premi vinti dalla Pixar negli ultimi anni, tra Oscar, Golden Globe e non solo.
Iniziamo il tour. La nostra guida è Edwin che mentre saliamo le scale per recarci al piano superiore inizia a snocciolare le prime informazioni: “Ci siamo trasferiti qui a Emeryville da Point Richmond nel 2000. Dove è stato costruito questo campus prima non c’era nulla. È più grande di un campo da football, ci sono cinque palazzi (Steve Jobs, Brooklyn, Soho, West Village e Uptown), che sono tutti a tema New York perché ci troviamo su Park Avenue. Ci lavorano circa 1200 persone, avevamo una sede anche in Canada che ora non c’è più, è rimasto qualcosa solo a Seattle.”
Al piano superiore attraversiamo il grande corridoio sul lato sud che assomiglia più alla gallery di un museo. Appesi ai muri infatti tutti gli artwork di Cars, mentre nel alto nord quelli di Finding Dory. “Ogni anno vengono appese le illustrazioni del film in uscita, quest’anno è un anno particolare visto che ne abbiamo due,” ci spiega Edwin, “ogni tanto appendiamo anche le opere fatte dai dipendenti, le loro fotografie, i loro quadri, ecc. Un modo per mostrare quello che fanno al di fuori del lavoro.”
Attraversato il corridoio ci fermiamo sulla passerella che collega le due aree di lavoro e che si affaccia sull’enorme spazio aperto dove ci sono la caffetteria, la mensa, i tavoli affollati dai dipendenti e ovviamente nei vari angoli un tavolo da ping pong, il biliardino e un biliardo. “Ci sono elementi di Emeryville, zona storicamente industriale, che sono stati ripresi nello stile della struttura. Steve Jobs, che dà il nome a questo palazzo, ha inciso molto sulle scelte stilistiche, ha voluto che la sede fosse un open space, credeva che le persone dovessero uscire dagli uffici e collaborare negli spazi comuni. Credeva così tanto in questo che avrebbe voluto mettere un solo bagno al centro del palazzo, in modo che le persone fossero obbligate a venire giù. Ovviamente l’idea era impraticabile, ma diciamo che la funzione che voleva è portata avanti dalla caffetteria, il luogo centrale in cui le persone si incontrano.”
"All’inizio la lampada e la pallina non c’erano, sono stati installate nel 2008"E Jobs a quanto pare ha voluto dire la sua anche sulle pareti. “Quando stavano sviluppando il design, Jobs era così fissato con i mattoncini che delle pareti furono fatti vari campioni, per essere certi che i mattoni, con i vari colori, fossero al posto giusto e che ottenessero l’approvazione del grande capo. In generale fu un lavoro molto dettagliato, con gran parte delle saldature fatte a mano.” La cosa più interessante è la scelta di mettere sul lato sinistro gli ingegneri e i tecnici e su quello destro gli artisti e gli animatori: “Questo perché il lato sinistro del cervello è quello che gestisce la nostra parte logico razionale, mentre il lato destro è impegnano nel gestire quella artistico creativa.”
Torniamo al piano di sotto e usciamo dallo Steve Jobs Building, davanti al quale spiccano i due simboli della Pixar. “All’inizio la lampada e la pallina non c’erano, sono stati installate nel 2008. C’era una mostra itinerante della Pixar che girava per il mondo e che ha poi chiuso nell’ultima tappa in Australia nel 2007. Una volta terminata, in Australia non sapevano che farsene di questi due pezzi e li rispedirono indietro. Ci vollero due settimane per montare Luxo Jr.”
Ci lasciamo il palazzo centrale alle spalle e ci incamminiamo verso il Brooklyn Building, che si trova sul lato sud del campus, subito dopo il campo da calcio. È la struttura più recente, che ospita gli uffici del Development Department e il software team, uffici distribuiti su tre piani. All’ingresso la riproduzione dell’amico immaginario di Riley, sulla parete centrale un dipinto di Brave, mentre il resto dell’immenso spazio al piano terra è stato tappezzato di cimeli di Toy Story, per celebrare i vent’anni dall’uscita del film.
Lasciamo il Brooklyn Building e camminiamo nello spazio adiacente dove ci sono la palestra, la piscina e un campo da basket.
Torniamo verso la sede centrale per chiudere il tour; qui Edwin ci mostra il segreto meglio tenuto della Pixar, ovvero un angolo di pace nascosto tra gli alberi su una piccola collinetta che si trova davanti l’ingresso principale. Un tavolo di legno con delle sedie, una panchina e un’altalena, il tutto nascosto e avvolto da un gruppo di alberi: sembra di essere in un posto incantato. Edwin precisa: “Per poterci venire bisogna prenotare lo spazio sul Calendar aziendale”. Ah ecco, dimenticavamo di specificarlo, siamo in un posto di creativi, ma ben organizzati.