EXCL - BadTaste sul set di Doctor Strange: il nostro tour ai Longcross Studios e l'intervista al produttore!
Il nostro viaggio sul set londinese di Doctor Strange ha ufficialmente inizio: ai Longcross Studios Andrea Bedeschi ha intervistato il produttore Stephen Broussard
Appena alzato dal letto, mi ritrovo quasi automaticamente a curiosare con lo sguardo negli appartamenti dall’altro parte della strada, Cromwell Road, dove si trova il mio albergo. Per molti Londoner il concetto di “tende accostate per evitare lo sguardo di giornalisti italiani discretamente impiccioni, svegli da pochi istanti e impegnati a osservare l’eleganza, se non la vera e propria opulenza, della loro dimora” pare essere del tutto alieno.
Il tempo stringe e non posso perdermi in ulteriori elucubrazioni oziose, visto che di lì a un’ora devo incontrare gli altri colleghi e le PR della Disney per “andare a conoscere” lo Stregone Supremo della Marvel nelle due strutture che ospitano le riprese di Doctor Strange di Scott Derrickson, i Longcross Studios e gli Shepperton Studios. Una corroborante doccia, un’abbondante colazione e poi via!, tutti a bordo della navetta.
Non è la mia prima volta sul set di un blockbuster da centinaia di milioni di dollari, ma del first contact – tanto per il sottoscritto, quanto per per BadTaste.it – col set di un cinecomic dei Marvel Studios. Il tasso di curiosità è elevatissimo: ovviamente smanio all’idea di vedere come prende vita quello che, sulla carta, pare essere uno dei più ambiziosi, peculiari progetti di Kevin Feige e soci, di parlare con icone quali Benedict Cumberbatch e Mads Mikkelsen e di camminare attraverso le strutture di Longcross e Shepperton. Il primo, nonostante la giovane età (è stato inaugurato nel 2006) ha ospitato la lavorazione di film come Captain Phillips – Attacco in Mare Aperto, World War Z e Skyfall, mentre il secondo, che fa parte del Pinewood Group, ha un che di leggendario considerato che nei suoi 85 anni di vita è stato “abitato” da giganti quali Stanley Kubrick, Fred Zinnemann, Ridley Scott, Richard Donner, George Lucas e David Lynch. L’idea di entrare nella fucina da cui sono usciti capolavori come Alien, Omen – Il presagio, The Elephant Man, Arancia Meccanica e 2001: Odissea nello Spazio mette quasi soggezione. Anzi, leviamo pure il “quasi”.
Pensieri che mi fanno compagnia per tutto il tragitto di circa 40 minuti che separa il nostro punto di partenza da quello di arrivo, resi ancora più intensi dalle chiacchiere ininterrotte fra il driver e le Pr della Casa di Topolino. Già perché in pratica il nostro autista è una vera e propria enciclopedia ambulante di aneddotica cinematografica: “Ah gente, vedete questo palazzo molto ‘artsy’ alla vostra sinistra? Al suo interno Tom Hooper ha girato delle scene per Il Discorso del Re”.
Più guida turistica che guidatore.
Nonostante il sole e malgrado siano ormai le 9 abbondanti di mattina, la campagna che circonda i confini della gargantuesca capitale britannica è ancora avvolta da una corposa e ben visibile brina. Il caratteristico verde inglese da cartolina lascia spazio a delle sterminate distese di fili argentei che riflettono la luce della mattina, prati di ghiaccio che terminano solo quando la navetta abbandona l’autostrada per prendere delle stradine circondate da alberi, boschi e placide abitazioni rurali che mi catapultano nella versione reale della Contea di J.R.R.Tolkien.
Mentre continuo a perdermi in trip mentali a base di bevute di birra e balli etilico-canterini sui tavoli della Locanda del Drago Verde, arriviamo alla sbarra di sicurezza che delimita l’accesso ai Longcross Studios.
Eccoci alla prima delle due destinazioni odierne dove espletiamo l'iniziale - e più tipica - operazione di ogni set-visit: il ritiro dei pass che, questa volta, avviene all’ingresso dell’area ristoro.
Dopo una breve pausa in cui abbiamo modo di riscaldarci con un corroborante caffè e di fare pit stop alla toilette, abbandoniamo il palazzo che ospita la caffetteria in direzione dell’art department, i cui uffici si trovano a un paio di centinaia di metri di distanza nella direzione opposta a quella in cui ci troviamo.
Tanto per farvi capire come sono organizzati studios di questo tipo: avete presente quei vecchi complessi ospedalieri italiani risalenti alla fine del 1800/primi del 1900 composti da tanti padiglioni, alcuni dei quali comunicanti fra loro e collegati da un intrico di stradine private che fanno somigliare l’area a una piccola città?
Qua è lo stesso, solo in salsa british e, mentre ti dirigi da un punto A a un punto B, non incroci infermiere che spingono carrozzine, ma 4 persone che trascinano una carriola grande come un minivan sulla quale stanno trasportando uno speeder destinato al set di Star Wars VIII di Rian Johnson.
Tutti noi giornalisti ci siamo prodotti in espressioni degne di quelle che un bambino di sei anni potrebbe fare scartando un regalo particolarmente atteso la mattina di Natale, mentre le funzionarie della major ci guardavano con la medesima faccia divertita che avevo io nel 1994 la prima volta che ho visto Jim Carrey cantare con le chiappe in Ace Ventura.
I corridoi che ci conducono nella sala riunioni sono tappezzati di foto e artwork di Doctor Strange e ci fanno “assaggiare” quello che - settimane dopo - avremmo intravisto nel primo teaser: piani prospettici che si fondono e scontrano come se Dark City di Alex Proyas avesse fatto sesso con Inception di Christopher Nolan mentre Maurits Cornelis Escher se ne sta in un angolo della stanza a fare il guardone godendosi lo spettacolo. Templi nepalesi, l’Antico di Tilda Swinton, un frenetico “Shadow Realm Chase”, il misterioso villain di Mads Mikkelsen che scatena una baraonda in una metropoli, Stephen Strange in un letto d’ospedale dopo l’operazione alle mani. Gli ingressi dei vari uffici sono indicati da delle stampe che riproducono i vari paladini di casa Marvel. Gli eroi compaiono anche su dei particolari “Memento” per lo staff. Uno, in particolare, colpisce la mia attenzione: un Hulk abbastanza incazzato fa notare a tutti che “Se getti nella spazzatura note di produzione riservate, artwork, documenti senza averli prima passati nel tritacarte poi mi arrabbio!”.
Suppongo sia meglio seguire il consiglio, ché il tizio ha giusto quel piccolo problemino di anger managment.
Ci fanno entrare in una stanza rettangolare di circa 20-25 metri quadrati al centro della quale c’è un grande tavolo occupato, per circa metà della superficie, dalle maquette del Tempio dell’Antico, degli esterni della struttura e degli interni. Anche il resto della sala è pieno zeppo in ogni dove delle maquette delle varie location di Doctor Strange. Appena entrati, sulla destra, c’è la riproduzione in scala lunga più di un paio di metri di una strada hongkoghese che ospiterà una impegnativa scena di azione e che poi avremo modo di visitare fisicamente più avanti nella giornata presso i backlot di Longcross. Sotto le finestre possiamo ammirare l’appartamento newyorkese di Stephen Strange e l’ospedale in cui viene ricoverato mentre, dalla parte opposta rispetto alla “mini Hong Kong”, c’è il dettaglio della “rotonda di finestre” del Sanctum Sanctorum di Strange nel Greenwich Village e del relativo corridoio che porta verso questa parte dell’abitazione.
Impossibile non notare come, proprio nella riproduzione in miniatura del corridoio, ci siano svariate sagome umane che camminano sul pavimento, sulle pareti e sul soffitto.
Guardo la Pr della Disney: “Ma quindi significa che…”
Non riesco a terminare la domanda che lei, con un sorriso, mi fa: “Che vedrai roba interessante in questo film, sì”.
Mentre siamo ancora intenti a curiosare in giro con lo sguardo, sentiamo la porta della sala che si apre: è arrivato il sorridentissimo e indaffarato Stephen Broussard (Iron Man 3, Captain America: Il Primo Vendicatore, L’Incredibile Hulk). Il produttore esecutivo del cinecomic dei Marvel Studios ed è pronto a rispondere alle nostre domande.
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Ciao a tutti e grazie per essere qua sul set di Doctor Strange. Prima che cominciate a sparare le vostre domande, vi do un po’ di informazioni di contorno. Ci troviamo al 70° giorno di riprese, quindi non siamo propriamente al termine della lavorazione, ma la intravediamo per così dire. Abbiamo inaugurato a novembre, mentre il wrap sarà verso la fine di marzo, anche se qua ce ne andremo via un po’ prima: effettivamente le ultime riprese le faremo a New York, che peraltro è la città dove è iconicamente ambientato il fumetto. Come spesso accade in pellicole così grandi c’è stata una pausa abbastanza consistente fra le prime riprese avvenute in Nepal, un’esperienza grandiosa che risulterà straordinaria una volta che la vedrete sul grande schermo, e queste nei teatri di posa inglesi. Che altro… beh, è superfluo dire che racconteremo la storia di Stephen Strange, un personaggio creato da Stan Lee e Steve Ditko nei primi anni sessanta, in quel magico periodo in cui hanno tirato fuori dal cilindro Spider-Man, gli X-Men e molti altri. Per chi non fosse bene a conoscenza di chi sia Stephen Strange dico rapidamente che si tratta di un neurochirurgo di grande successo, ma alquanto arrogante, un uomo di scienza che crede solo a quello che può vedere e toccare con mano. Ha un incidente d’auto davvero terribile che lo priva dell’uso delle mani, o meglio, di quella accuratezza manuale necessaria alla sua professione medica. Dopo questo fatto si ritrova letteralmente a pezzi, in preda a una profondissima crisi d’identità, cerca una cura per la sua situazione, ma la medicina occidentale non può nulla. Per questo comincia a percorrere la via della medicina orientale, dei metodi di cura alternativi e, anche qua, non ottiene risultati in tal senso. Ma durante questo suo viaggio s’imbatte nel mondo segreto della magia, delle dimensioni alternative, delle società segrete, delle arti mistiche. All’inizio rifiuta di credere a tutto ciò, ma poi capisce che anche lui ha un ruolo da giocare su questa scacchiera ben più grande di lui.
Per noi è un’opportunità emozionante e grandiosa per raccontare, al cinema, la storia di un nuovo personaggio, una canche per domandarci “Cos’è che ancora non abbiamo fatto sul grande schermo con il nostro patrimonio?”. Con I Guardiani della Galassia abbiamo spalancato la porta del lato cosmico dei fumetti Marvel. Con Doctor Strange stiamo facendo qualcosa di simile con il versante mistico, magico del nostro universo. Le dimensioni alternative! Tutta roba molto divertente e stimolante da esplorare. Poi, ragazzi, che cast. Ci penso ogni giorno e ancora non riesco a credere al team di interpreti che siamo riusciti ad avere. Lavorare con artisti come Benedict Cumberbatch, Tilda Swinton, Rachel McAdams, Mads Mikkelsen, Chiwetel Ejiofor. Ancora oggi mi pare incredibile.
Bene, adesso tocca a voi, quindi se avete domande da fare cominciate pure.
[Un collega canadese indica il Sanctum di New York] Ma quindi state girando scene ambientate nel Sanctum Sanctorum della Grande Mela?
Sì, anche, si tratta di una location molto iconica e tipica di questo personaggio e penso che oggi potrete dargli un’occhiata. Sai, uno degli aspetti più belli di questa storia, e in genere di tutte quelle che ha realizzato, è che Stan Lee è stato sempre molto abile ad incastonare gli avvenimenti di fiction con quello che stava realmente accadendo in quel dato momento storico. Osservava gli anni’60 e partoriva supereroi. Tony Stark è un prodotto della Guerra in Vietnam, di anni in cui la contestazione contro il sistema bellico statunitense era fortissima. Stan e i suoi soci Larry Lieber e Don Heck hanno preso un fabbricante d’armi, uno che potenzialmente e sulla carta era perfetto per essere detestato e odiato dai lettori, e l’hanno trasformato in un eroe. Con Doctor Strange, Stan e Steve hanno esplorato quell’atmosfera “groovy” degli anni ’60, i trip lisergici e i circuiti di consapevolezza di Timothy Leary e via così. Hanno preso tutti quegli elementi Hippie e l’hanno mischiati ai supereroi creando qualcosa di selvaggio e, perdonate il gioco di parole, strano. E noi abbiamo abbracciato interamente questa filosofia. Ecco, tornando alla tua domanda, molte cose accadono nel Greenwich Village di New York e, proprio per questo, abbiamo voluto rispettare la collocazione del suo Sanctum Sanctorum. Chiaramente adesso quel quartiere è differente da come era negli anni sessanta: è più high end, commerciale, non ha quasi più nulla delle atmosfere groovy e hippie degli anni sessanta, non ha niente a che fare con quella frequentata da Bob Dylan o alla A Proposito di Davis per intenderci. Ma noi l’abbiamo resa più simile a quella che era un tempo, abbiamo manipolato un po’ la realtà a nostro piacimento. Nulla di drastico, però abbiamo voluto donargli nuovamente quel sentore dei tempi andati.
In che modo il film sarà differente dalle altre produzioni dei Marvel Studios, soprattutto in riferimento al look?
Il setting magico contribuisce molto. Quindi come I Guardiani della Galassia non pare un film di Iron Man, con Doctor Strange e i suoi elementi allucinogeni avremo a che fare con qualcosa di analogo. Sarà un film “strano”, con effetti visivi e soluzioni d’immagine altrettanto peculiari. D’altronde il fumetto alla base era un vero e proprio trip mentale multidimensionale fatto di proiezioni astrali esperienze extra corporee… Abbiamo cercato di usare le tecnologie in nostro possesso per dare cinematograficamente vita a tutto questo mescolando il tutto ai progressi fatti intorno a questi discorsi, aggiungendo un po’ di fisica quantistica e cosmologia. Tutti quegli studi che avvengono ai lati più estremi della scienza. Stiamo solo stuzzicando un po’ in quella direzione, sia chiaro. Non ci permetteremmo mai di dire “la magia è scienza!”, ma vogliamo affrontare il tema della nostra esistenza così come hanno fatto pellicole come Contact, Interstellar con le loro spiegazioni dei vari piani dell’essere.
È per questo che avete scelto Scott Derrickson per il film? Perché ha diretto anche degli ottimi horror e può donare svariate sfumature alla pellicola?
Doctor Strange è atmosferico, ma non è assolutamente un horror, poi quando parlerete con Scott magari approfondirete meglio con lui. Anche perché non punta in direzione di un unico genere. C’è il kung-fu movie, un terreno inesplorato per i Marvel Studios e che ci emoziona moltissimo trattare data la natura del franchise e sappiate che nella nostra squadra ci sono tantissimi fan di questo filone, ma più generalmente ci siamo lasciati ispirare da opere che – e non vorrei sembrare troppo ambizioso affermando questo - non sono circoscrivibili all’interno di un singolo genere. 2001 – Odissea nello Spazio, il primo Matrix. Film che sono stati in grado di spalancare letteralmente le porte della mente perché magari dopo la visione a molte persone, uscendo dal cinema, potrebbe essere capitato di pensare “Wow, questo film ha cambiato il mio modo di vedere le cose”. Non pretendiamo di voler raggiungere i livelli di questi lungometraggi, ma ci lasciamo guidare da loro.
Puoi spiegarci un po’ meglio come intendete trasportare sul grande schermo l’immaginario psichedelico del periodo classico di Doctor Strange?
Assolutamente sì. In un certo qual modo l’abbiamo fatto in maniera diretta. Abbiamo studiato le soluzioni artistiche di Ditko per mesi e mesi prima di metterci al lavoro sul film e, fortunatamente, oggi esiste la tecnologia adatta a portare sul grande schermo questa dimensione alternativa elaborata da lui per Doctor Strange. L’aspetto più interessante dal punto di vista creativo è proprio l’andare incontro alla stranezza di questo fumetto senza essere spaventati dalla sua eventuale bizzarria trasformandolo in un prodotto pedestre. Vogliamo rendere onore a un fumetto che, non a caso, è in circolazione da molto più tempo della maggior parte di noi in questa stanza.
Avete usato un mix di effetti speciali pratici e digitali?
L’abbiamo fatto, l’abbiamo fatto, specie per alcuni momenti in perfetto stile Ditko, tanto per restare in tema. Un sacco di lavoro con i cavi per quei passaggi in cui magari i personaggi fluttuano in queste strane dimensioni in cui ci siamo sbizzarriti a comporre degli sfondi psichedelici.
Anche Doctor Strange ha un cast molto british, come d’altronde buona parte dell’Universo Cinematografico della Marvel. C’è una ragione specifica sulla scelta di voler scritturare attori britannici?
Non c’è nulla di pianificato è che siamo fan di molti degli attori che riusciamo a scritturare. Peraltro Benedict interpreta un americano in questo film, una sfida che lo stimola parecchio. Direi che è solo perché siamo dei fan.
Pensi che gli attori americani se la possano prendere in qualche modo?
Non che io sappia! Magari può anche darsi, chi lo sa. Però vedi il cinema, oggi più di ieri, è un fenomeno globale un fattore di cui devi tenere conto. Più che altro, cerchiamo di ingaggiare gli attori e le attrici che ci piacciono, come vi dicevo poco fa. Non c’è un’agenda specifica secondo la quale scegliamo questo o quello in base a domande tipo “Chi potrebbe tirare di più in questo mercato e chi in quest’altro?”. Fin dal primo Iron Man, dove avevamo Robert Downey Jr., Jeff Bridges e Gwyneth Paltrow, vogliamo avere il meglio sulla piazza. Quando riesci ad avere persone interessanti davanti alla lente della macchina da presa, sei già a metà dell’opera.
Parlando di casting, ricordo che Mads Mikkelsen era in corsa per la parte di Malekith in Thor: The Dark World. L’avete ingaggiato per Doctor Strange per recuperare l’occasione persa col secondo Thor?
Siamo sempre stati suoi fan ed è per questo che l’avevamo contattato all’epoca riuscendo quasi ad averlo come villain del film, cosa che non è più andata in porto per le sovrapposizioni dei vari impegni che aveva in agenda. Ma non è mai sfuggito dal nostro radar perché l’ammiriamo tantissimo. Mads è straordinario in questo film. Come tutto il cast che, peraltro, ha un forte background teatrale. E tenete a mente che in questo film stiamo davvero maltrattando tutti! C’è un sacco di lavoro fisico, ma sono tutti molto entusiasti della cosa anche perché stanno tutti in forma smagliante. Benedict arriva sul nostro set dopo essere letteralmente uscito dal teatro dove recita Amleto. Una maratona recitativa giornaliera, sette giorni su sette, da otto rappresentazioni teatrali da tre ore ogni sette giorni, perché il sabato ne ha due.
Fisicamente può essere disastroso.
E lo stesso è accaduto a Chewitel, che è a teatro a Londra con Everyman. Ogni sera corre in giro e suda come un dannato sul palco. Dover passare da impegni professionali come quelli a delle prove fisiche come quelle richieste da Doctor Strange, fatte di stunt appesi ai cavi, combattimenti… a volte mi sento cattivo per quello che faccio fare loro [ridendo, ndr.]. Ma loro si prestano senza dire nulla, si mettono in gioco. E anche Mads fa chiaramente parte di questo gruppo di attori che malmeniamo ogni santo giorno [ridendo, ndr.].
Hai detto che il film non è un horror, quello che ti domando è cosa porta di suo Scott Derrickson a Doctor Strange?
Di solito assumiamo le persone in base ai meeting che abbiamo con loro. A me piace essere sorpreso. A volte ti può capitare di parlare con qualcuno che ha un curriculum di tutto rispetto, fatto di pellicole che ti sono anche piaciute, ma ti domandi “È davvero la persona adatta al film che vogliamo fare?”. Si tratta di sedersi tutti intorno a un tavolo, ascoltare le idee e i concept che ti vengono proposti e se capisci che nella stanza si sta creando un’atmosfera di condivisione di queste proposte – che è quanto avvenuto con Scott fra l’altro. È consapevole del suo background ed è stato lui il primo a dirci “Guardate, non intendo fare una versione horror di Doctor Strange, voglio fare una pellicola seria, capace di reggersi sulle proprie gambe, ma senza che per questo diventi dell’orrore”. Abbiamo avuto quanti… dieci meeting con lui? Veniva alla Marvel per parlare con me, con Kevin Feige e gli altri produttori e ci trovavamo a concordare sul da farsi, che è quello che t’interessa quando devi produrre un film. Vuoi un regista che sia in grado di tradurre le tue idee sul grande schermo e, auspicabilmente, migliorarle pure. Posso anche dirvi che buona parte delle cose che ha suggerito sono state mantenute per il film e sappiate che questo non è così scontato quando realizzi un film. Sovente, un sacco di idee vengono accantonate mano a mano che la pellicola viene sviluppata. Proprio ieri stavo sul set a curiosare quello che stavano facendo e ho pensato “Oh sì, di questa cosa abbiamo parlato tempo fa in una riunione”.
Nei fumetti Doctor Strange, anche se ha ovviamente dei contatti con gli altri personaggi Marvel, sta un po’ sulle sue, non si schiera apertamente. Cosa accadrà nell’UCM?
Ci piace questo suo approccio, anche se non verrà sviluppato troppo in questo film perché si tratta del suo esordio nell’UCM. Ci piace il suo distacco, come guarda agli accidenti della Terra pensando “Oh, che cose carine, però scusatemi, ho un attimo da fare con delle minacce provenienti da altre dimensioni”. E penso che nell’UCM possa occupare un ruolo analogo, anche se ci stiamo ancora lavorando, se debba apparire in altri film e così via. Per noi è una bella sfida narrativa.
Incubo è uno dei villain più noti di Doctor Strange. Se ne parlerà in qualche modo nel film?
Incubo non compare nel film, ma – ed è abbastanza divertente come cosa – nelle varie discussioni preliminari con Scott ci ha parlato molto spesso di questo personaggio come potenziale nemesi di Doctor Strange nel film. È un personaggio figo, con tutta questa dimensione onirica alternativa. Ma qua parliamo di multiverso nei termini di luoghi differenti che puoi visitare traendone un determinato potere. Poi abbiamo deciso di non usarlo proprio perché con Doctor Strange dobbiamo porre le basi del mondo magico, stregonesco della Marvel se ci avessimo aggiunto anche la dimensione onirica sarebbe stato troppo perché si tratta di uno strato molto importante. Ma, una volta che le basi di questo mondo saranno ben salde, potremo esplorare anche il versante onirico o uno qualsiasi degli altri folli mondi in cui si svolgono le avventure di Doctor Strange.
Ci sono citazioni dirette dai fumetti che potranno essere apprezzate dai fan?
Sì, lo vedrete da soli anche oggi. Principalmente i costumi che, chiaramente sono stati aggiornati un po’, ma richiamano molto quelli delle tavole. E non è che con i nostri film sia sempre facile dare vita a costumi che risultino credibili davanti alla macchina da presa o sul set.
È più facile avere a che fare con storie come Doctor Strange, Ant-Man o Guardiani della Galassia ora che il brand Marvel è così saldo presso il pubblico?
Se è più facile?
Sì, nel senso se vi sentite più liberi di osare adesso che avete la quasi certezza di incassare perché bene o male le persone sanno che se entrano al cinema per vedere un film Marvel passeranno due ore all’insegna dell’intrattenimento.
Beh, spero che sia così. Dal canto nostro ti posso dire che non lo diamo di certo per scontato. Il momento in cui ti adagi sugli allori, in cui pensi “Oh, le persone verranno a vedere il nostro film” sia quello in cui finisci per fare fiasco. Quello che riconosciamo è che in questo dato periodo storico, le persone sembrano apprezzare i prodotti che stiamo portando nei cinema. Per questo, se hai un microfono in mano e il pubblico ti sta lasciando parlare… cerca di dire qualcosa d’interessante! Usa questo frangente come un’opportunità per prendere una virata improvvisa in una direzione che la platea non aveva previsto, abbraccia la stranezza, continua a sorprendere il pubblico. Se proponi la sempre la solita roba, il flusso di pubblico finisce per interrompersi. “Oh, abbiamo già visto questa roba!”. Ed è per questo che facciamo Guardiani della Galassia, con dei personaggi che non erano di certo popolarissimi al di fuori degli appassionati dei fumetti. Ora abbiamo Doctor Strange, con tutte le bizzarrie che proporrà. Ho lavorato a Iron Man 3 e sono stato molto contento del twist relativo al personaggio di Ben Kingsley. Sono decisioni e scelte come queste che mantengono desto l’interesse del pubblico.
Ultima domanda: ma quindi Doctor Strange e Mordo saranno nemici nel film e qual è il nome del villain di Mads Mikkelsen?
No, sono amici fraterni, c’è un forte legame fra loro e sarà interessante esplorarlo. Il personaggio di Mads si chiama Kaecilius.
Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!
Doctor Strange segue la storia del neurochirurgo di grande talento, Stephen Strange. Dopo un terribile incidente d’auto il dottore deve mettere l’ego da parte e imparare i segreti di un mondo nascosto fatto di misticismo e dimensioni parallele.
Dal Greenwich Village di New York City, Doctor Strange dovrà fare da intermediario tra il mondo reale e quello che si cela oltre, utilizzando una vasta gamma di abilità metafisiche e artefatti per proteggere l’universo Marvel.
Diretto da Scott Derrickson (Sinister, The Exorcism of Emily Rose) e prodotto da Kevin Feige, Doctor Strange è interpretato da Benedict Cumberbatch (Black Mass – L’Ultimo Gangster, The Imitation Game), Chiwetel Ejiofor (12 Anni Schiavo, Sopravvissuto – The Martian), Rachel McAdams (Southpaw – L’Ultima Sfida, Sherlock Holmes) e Michael Stuhlbarg (Steve Jobs, A Serious Man), con Mads Mikkelsen (Scontro tra Titani, Casino Royale) e il premio Oscar® Tilda Swinton (Michael Clayton, The Grand Budapest Hotel).
Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Charles Newirth, Stephen Broussard e Stan Lee sono i produttori esecutivi.
Il team creativo del regista Scott Derrickson comprende inoltre il direttore della fotografia Ben Davis, B.S.C. (i film Marvel Avengers: Age of Ultron e Guardiani della Galassia), lo scenografo Charles Wood (i film Marvel Avengers: Age of Ultron e Guardiani della Galassia), la costumista Alexandra Byrne (i film Marvel Avengers: Age of Ultron e Guardiani della Galassia), i montatori Wyatt Smith (Into the Woods, il film Marvel Thor: The Dark World) e Sabrina Plisco, ACE (Mr. Magorium e la Bottega delle Meraviglie, La Tela di Carlotta) e il supervisore degli effetti visivi Stephane Ceretti (il film Marvel Guardiani della Galassia).
Il film Doctor Strange fa parte della Fase 3 dell’Universo Cinematografico Marvel.