EXCL - Badtaste.it sul set di Victor Frankenstein a Londra - Reportage

Abbiamo visitato il set di Victor Frankenstein e guardato gli attori all'opera: ecco un dettagliato resoconto

Redattore per badtaste.


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Introduzione


Sono sempre stato affascinato da Victor Frankenstein.

Da piccolo non riuscivo a capire perché questa specie di gigante venisse ritratto (specie nei cartoni) con due bulloni piantati nelle tempie, con le mani sollevate in avanti, mentre emetteva vagiti indistinguibili e animaleschi. Ma mi divertiva. Al liceo, poi, ho imparato che quello non era Frankenstein, ma il suo mostro o - come lo chiama Mary Shelley - la sua “creatura”. All’università ho capito che il mostro, in fin dei conti, è proprio lo scienziato protagonista del romanzo gotico di Shelley, questo moderno Prometeo con manie (divine) di grandezza mosso dall’ambizione più estrema - quella di farsi creatore - e che la sua creatura è effettivamente molto più intelligente, cosciente e umana di quanto sia generalmente riconosciuto.

Come ogni mito, come ogni leggenda, Frankenstein è stato proposto con diversi caratteri e modalità più volte nel corso della storia. Ha affascinato, sorpreso e sconvolto un pubblico sin dal 1823 (lo stesso anno di pubblicazione del romanzo), quando le prime rappresentazioni teatrali misero in scena l’avvincente storia di un uomo geniale e della sua creazione. Per molti anni, lo scienziato folgorato da un’idea, chiuso nel suo laboratorio, suggestionò sempre più persone entrando nell’immaginario collettivo, fino a divenire parte integrante della cultura.

E poi spuntò fuori Igor (o Ygor). Solitamente colleghiamo questa figura grottesca a quella propostaci da Mel Brooks con Frankenstein Junior o anche dal Frankenstein di Bella Lugosi, ma in realtà ha un'origine ben più radicata nella storia. Sorvolando su tutto l’excursus evolutivo del personaggio, è bene precisare che Igor ha assunto - nonostante sia completamente assente nel romanzo di Shelley, anche se riconducibile a personaggi secondari come Henry Clerval - uno spazio sempre maggiore. E questo ci porta alla sua ultima iterazione, quella che Paul McGuigan ci proporrà in autunno (e in primavera in Italia), che ci mostrerà un Igor sì gobbo, ma colto, innamorato e - soprattutto - protagonista. Un Igor che in rapporto a Frankenstein rimetterà in scena la dicotomia creatore/creazione sotto una nuova veste.

Perché il cinema è così: al cinema piace rinnovare e rinnovarsi, al cinema piace mescolare le carte in tavola. A volte lo fa nel modo giusto, altre volte no. Per avere una risposta definitiva in merito alla nuova pellicola diretta dal regista di Sherlock (BBC) e firmata da Max Landis bisognerà attendere ancora qualche mese ma, fortunatamente, su invito della 20th Century Fox ho avuto il piacere di rappresentare BadTaste e partire alla scoperta di questa nuova rivisitazione un po’ più in anticipo rispetto al resto del mondo.

E con anticipo intendo dire che sono partito per Londra a marzo 2014, quindi circa 17 mesi fa.

Vi propongo il mio resoconto dettagliato qui di seguito, subito dopo un suggestivo fotogramma dal trailer. Se avete un indice di tedio troppo sensibile, vi invito ad andare direttamente a pagina 2.

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La quiete prima della tempesta


11 marzo 2014, ore 16.00 - Sono in aeroporto e sto per partire per Londra. L’ho scoperto 4 ore fa (è il bello di questo lavoro). Ci sarò stato una decina di volte in vita mia, eppure la capitale della Gran Bretagna non smette mai di esercitare il suo fascino su di me. Ciliegina sulla torta, domani metterò piede per la prima volta in assoluto su un set cinematografico “attivo”. Visiterò gli Shepperton Studios, nel Surrey, che da una manciata di settimane stanno ospitando le riprese di Victor Frankenstein.

Glissando sulla corsa al gate, sui neonati-mandragole a bordo dell’aereo e sulla peggiore turbolenza che abbia mai esperito, ecco che mi ritrovo nella freddissima Londra. Mi dirigo nell'albergo offerto dalla 20th Century Fox e per un attimo temo mi abbiano scambiato per una qualche star internazionale (è ancora un po' presto, me ne rendo conto). Il motivo? Parliamone.

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Avviso ragazza, amici e parenti che sono vivo e vegeto, ed esco alla volta di Londra in cerca di un pub con taccuino alla mano per iniziare a preparare le domande da porre al cast. Il preavviso di poche ore non mi ha permesso di studiare abbastanza, e mi piace essere preparato sui set, quindi in attesa del mio fish & chips (sono scontato, lo so) inizio a fare le dovute ricerche a proposito di questa grande produzione inglese firmata dal regista di Slevin - Patto Criminale.

Mi basta scorrere tutti gli articoli pubblicati su BadTaste per rinfrescarmi la memoria (giuro che l’ho fatto). Alla sceneggiatura c’è Max Landis, celebre per il suo contributo a Chronicle; per i due protagonisti la produzione si è assicurata di scegliere due nomi di grande spicco: James McAvoy - il professor Xavier del franchise di X-Men - e Daniel Radcliffe, il fu Harry Potter che torna a fare capolino nel mondo dei film ad alto budget dopo aver messo radici nell’indie; accanto a loro due c’è mezzo cast di Sherlock: oltre a McGuigan, che ha diretto 4 episodi tra il 2010 e il 2012 della celebre serie tv con Martin Freeman e Benedict Cumberbatch, troviamo Andrew Scott, Mark Gatiss, Louise Brealey e James Sholto, oltre al direttore della fotografia Fabian Wagner. A questo punto so già che una delle mie domande verterà proprio su questa bella rimpatriata.

La mia cena arriva in tempi record (il pub è praticamente vuoto) e così mi impongo di pensare alle altre domande prima di andare a letto. Cosa che poi non faccio. Quindi.. buonanotte!

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12 marzo, ore 11.00 - Sbam. Ho appena sbattuto la testa contro il finestrino di un bus colmo di giornalisti provenienti da tutto il mondo: ho dormito poco e i mezzi di locomozione mi provocano sonnolenza, perciò per un millesimo di secondo ho avuto la brillante idea di farmi un pisolino, ma il percorso dissestato in direzione degli Shepperton Studios non era tanto d’accordo con la cosa evidentemente, perché mi ha fatto cambiare idea in modo piuttosto convincente. Decido così di approfittare per terminare le domande per il cast e per socializzare con i miei colleghi: sono il più giovane assieme ad una simpatica giornalista russa, gli altri provengono da Stati Uniti, Francia, Brasile e Regno Unito. Occasioni come questa sono belle proprio perché sembra quasi di esser tornati all’epoca delle gite scolastiche, con la differenza che siamo tutti accomunati dalla stessa passione per il cinema e che quello che visiteremo ci interessa veramente.

Tra una chiacchiera e l’altra i 40 minuti procedono abbastanza spediti. Gli studios sono situati in periferia, perciò il paesaggio che si può scorgere dai finestrini è piuttosto brullo, nulla di avvincente che valga la pena fotografare. Arriviamo, superiamo i controlli d’ingresso mentre la Pr della Fox – Rachel – ci illustra il programma della giornata. Dalla mia postazione, mentre parcheggiamo, intravedo una macchia gialla che spunta oltre una serie di auto: è Vanessa Davies, la publicist di Daniel Radcliffe; è a quel punto che la visita comincia a farsi avvincente e l'agitazione palpabile.

La responsabile di produzione, dopo averci fatto firmare un contratto di non divulgazione, ci conduce oltre una serie di sound stage fino a un cortile invaso da roulotte, camper e una cinquantina di comparse vestite in perfetto stile vittoriano. C'è chi sonnecchia assuefatto dai raggi del sole, chi chiacchiera in modo composto in attesa della set call, chi ha bisogno di ritocchi dell'ultimo minuto a trucco e parrucco. Mi guardo intorno e poi mi accorgo (come se potesse sfuggire alla vista) di un enorme edificio all'interno del quale è stata ricreata una grossa tenda da circo. Sembra molto buio all'interno, ma solo perché fuori c'è un sole accecante. “Stiamo per accedere allo stage” ci dice Rachel. “All'interno è stata costruita una grossa tenda da circo. Vi invito a fare attenzione a tutta l'attrezzatura di scena sparsa un po' ovunque. Forza, andiamo a dare un'occhiata”.

Prendo un respiro e mi avvio assieme ai miei compagni: sto per mettere piede sul set di Victor Frankenstein.

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«It's Alive»


Appena entrato nel tendone vengo investito da un rumore assordante: tecnici all'opera, macchine per l'aerazione in funzione, assistenti alla regia che danno agli attori le ultime indicazioni, un centinaio di comparse che parlano eccitate. C'è un fortissimo odore: un misto di terra, concime e umido - più tardi ci viene spiegato che si tratta di un materiale impermeabile di cui sono stati ricoperti i tendaggi e le monumentali assi in legno. Veniamo condotti sugli spalti del circo che non compariranno nell'inquadratura, attenti a non inciampare tra i cavi o gli oggetti di scena.

C'è del fitto pulviscolo nell'aria, le luci sono soffuse. Aguzzando la vista e abituandosi alla nuova gradazione di luminosità i dettagli cominciano a prendere forma: l'imponente set è stato costruito integralmente, a 360°. Dall'alto pendono dei candelabri in ottone che donano una sfumatura ocra all'ambiente, mentre il tendone è decorato con tessuto rosso e oro. “Quella che state per vedere è una scena situata all’inizio del film” ci dice la Pr della Fox. “Si tratta di un momento molto importante, perché è dove i nostri 3 protagonisti si incontrano per la prima volta”. Prima di congedarsi da noi rinnova il suo invito a non scattare foto. “Tra un ciak e l’altro avrete la possibilità di registrare le vostre interviste al cast e alla troupe che saranno disponibili. Buona visione!”.

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La scena che abbiamo l’opportunità di ammirare ha inizio con Jessica Brown Findlay nei panni di Lorelei, un'acrobata circense. Tutù aderente, calzamaglie bianche, i lunghi capelli legati in un'acconciatura elaborata che le ricadono sulle spalle. La Lady Sybil Crawley di Downton Abbey (o, se volete, la protagonista di Storia d’Inverno) appare piuttosto nervosa ma decisa. I fari del set la abbagliano a tal punto da farla sembrare un ritratto sovraesposto, ma sbirciando da uno schermo posizionato in prossimità del regista la fotografia appare perfettamente dosata e bilanciata. Le comparse posizionate sugli spalti chiacchierano spensierate ammirando i propri abiti d’epoca o i cappelli a cilindro, i tecnici corrono all'impazzata con fogli alla mano, walkie-talkie e cuffie. Incredibile constatare come anche nell'ambiente più chiuso e controllato, la quantità di addetti ai lavori sia spropositata. Mi guardo intorno e scorgo assi in legno, funi, tecnici disseminati in ogni punto del tendone: per un momento mi sembra di essere su una nave pirata, con una ciurma in piena attività, ogni componente con il suo compito prestabilito. E poi eccolo lì, il Capitano, risvegliatosi dal torpore della concentrazione: è pronto. Fa un gesto della mano verso alcuni assistenti e poi tutto cambia. Piomba un silenzio assordante, un po' come quando si entra in galleria viaggiando in auto o in treno. Mi giro verso i miei colleghi giornalisti in attesa del fatidico momento, in attesa che Victor Frankenstein prenda vita davanti ai nostri occhi. Nessuno di loro sembra avere il coraggio o il desiderio di parlare: rivolgere l’attenzione verso altro significa perdersi attimi preziosi di quel microcosmo in fieri a pochi metri di distanza. Sono gli ultimi, concitati giorni di riprese dopo dieci settimane passate tra montagne, stradine vittoriane, castelli e vasche d’acqua. Ma la voglia di dare il massimo è tanta, la voglia di lasciare il segno con qualcosa di originale – seppur con l’ennesima iterazione di un classico della letteratura horror/gotica del ‘700 – è palpabile.

La scena nel dettaglio


Attenzione: i dialoghi non sono del tutto precisi.

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Nella scena, una delle acrobazie di Lorelei (la trapezista del circo) finisce per il verso sbagliato, e la ragazza cade da un’altezza considerevole. La sequenza girata davanti ai nostri occhi ha inizio con l’impatto di Lorelei al suolo. Le comparse sedute sugli spalti guardano tutte verso l’acrobata, in attesa di “prendere vita”. C’è una sola parola che può sbloccarli dal loro granitico silenzio. No, non “Action!”, ma… “Background!”. Il pubblico comincia così ad animarsi, a far finta che Jessica non si stia piegando al centro dell’arena per mimare una caduta, ma che stia ancora volteggiando leggiadra in aria. “E..azione!” - Lorelei sbatte a terra e lo sguardo degli spettatori si fionda su di lei. Plana un silenzio carico di tensione, seguito da alcuni mormorii. La ragazza giace immobile a terra: si sarà spezzata il collo? Sarà svenuta? È a questo punto che entra in scena un ragazzo vestito da clown, con il volto bianco, un’andatura zoppicante, i capelli unti. “Lorelei, sono qui. Andrà tutto bene”. Daniel Radcliffe procede a passo svelto verso la donna e si inginocchia accanto a lei controllando i suoi segni vitali. Nel film, Igor è un ragazzo molto colto (ama leggere) con una spiccata passione per la medicina, ma è bloccato in un circo a fare il clown . L'unico barlume di speranza in questa bolgia infernale è rappresentato da Lorelei, che ora giace a terra davanti a lui. “Non respiri, perché non respiri?”. Igor è perso, non sa cosa fare. Intanto, gli altri artisti del circo si stringono a cerchio intorno a loro, osservando tetri la scena come a un funerale. E poi arriva lui: un uomo dal portamento elegante, di classe elevata, affascinante. James McAvoy spunta fuori dal nulla e si avvicina ai due. “Che succede qui?”. Igor fa il punto della situazione: “La spalla sembra dislocata, le vie respiratorie sono libere, ma non respira”. A questo punto Victor Frankenstein si accinge a spogliarla e a strapparle il corpetto. Igor lo blocca: “Che hai intenzione di fare?”, lui ribatte: “Fallo o lei muore”. Igor acconsente, e così i due scoprono che una frattura della clavicola sta ostacolando un polmone. “Hai un orologio da taschino?” chiede Igor. “Sì, perché?”. “Dammelo” ribatte il gobbo, il dottore esita. “Fallo o lei muore”. Victor estrae un piccolo orologio dal taschino e lo cede a Igor che lo pone sullo sterno di Lorelei. Nel frattempo Victor afferra un braccio della ragazza: “Pronto? Vai!” e lo tira proprio mentre Igor colpisce l'orologio con tutta la sua forza. Lorelei riprende conoscenza, emette un forte rantolo cercando di incanalare quanto più ossigeno possibile. Igor è raggiante di gioia, poi inizia a dialogare con Frankenstein (in modo impercettibile, perciò mi è impossibile riportarvelo). “Riuscirà a sopravvivere?” interviene Barnaby, il proprietario del circo interpretato da Daniel Mays. “Sì, ma solo se riceverà le cure adeguate. Qui vicino c'è un ospedale, posso indicarvi la strada”. Si affretta a lasciare il tendone, Igor si volta e lo ferma. “Signore, il vostro nome! Ditemi il vostro nome”. James McAvoy si blocca, fa una pausa. La cinepresa si avvicina, Victor von Frankenstein è di spalle. Lui si volta, primo piano. “And...CUT”.

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Un campanello, seguito da un ruggito di suoni, segnala la fine delle riprese. In tutto assistiamo a 5 ciak. Tutto fila liscio come l'olio (a parte una piccola papera di Radcliffe, a cui scivola l'orologio da taschino, mancando Jessica per un soffio), la sequenza viene girata senza stacchi, tant'è che – ignorando le diverse cineprese – la sensazione è di essere spettatori di uno spettacolo teatrale. Tra un take e l'altro, come già detto, abbiamo modo di scambiare quattro chiacchiere con il regista e con gli attori, ma di questo vi parlerò nel dettaglio prossimamente.pasto

La mia avventura sta per giungere al termine. L'assistente di produzione ci ringrazia e ci porta in un enorme hangar adibito a mensa. Come piccolo regalo ci viene concesso di pranzare assieme a centinaia di comparse in costume di scena. Mi fiondo su del pollo con riso e patate, e intanto ripenso all'esperienza vissuta pochi attimi prima, ansioso di poter condividere con tutti il mio resoconto alla scoperta del moderno Prometeo e del suo aiutante.

È ora di andare. In direzione del parcheggio, mi riguardo indietro cercando di imprimere nella memoria tutti i dettagli di una splendida giornata. C’è un responsabile che sta chiamando a raccolta alcune comparse dando alcune indicazioni al megafono; la costumista è intenta a sistemare i voluminosi abiti di alcune dame. Ha un che di familiare, mi avvicino e la riconosco: è Jany Temime, costume designer dei film di Harry Potter (dal terzo in poi), che ha prestato le sue doti a grandi produzioni come 007 - Skyfall, Gravity e I Figli degli Uomini. La saluto, le faccio i miei complimenti, lei mi racconta delle riprese, dei problemi causati dal maltempo a tutta la produzione e poi mi anticipa che presto si metterà a lavoro a “un altro film di James Bond”. Resterei a parlare con lei per ore, a girovagare sul set assistendo incessantemente a un ciak dopo l’altro, ma è davvero ora di andare.

Prima di salire sul bus che mi porterà di nuovo nel cuore di Londra, colgo l'occasione per scattare una foto che farà da testamento alla mia splendida esperienza, una prova incontrovertibile che urla “io c'ero”.

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Naturalmente il mio è sarcasmo. Prossima volta, autoscatto.


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Il film uscirà il 25 novembre 2015 negli Stati Uniti, il 7 aprile 2016 in Italia.

A produrre la pellicola la Twentieth Century Fox e la Davis Entertainment che hanno già alle spalle il successo del thriller low budget Chronicle, che, proprio come Victor Frankenstein, è stato scritto da Max Landis.

SINOSSI – James McAvoy è Victor Von Frankenstein e Daniel Radcliffe è Igor in questa rivisitazione unica e mai vista del classico del 19° secolo scritto da Mary Shelley. Raccontato dal punto di vista di Igor, il film ci mostrerà le origini problematiche e oscure dell’assistente, la sua redentrice amicizia con il giovane studente di medicina Victor Von Frankenstein e la storia di come sia diventato il testimone dell’ascesa di Frankenstein a uomo – e leggenda – che conosciamo oggi.

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