Excelsior! Storia e gloria di Stan Lee: True Believer
Fabio Volino continua a raccontarvi la vita del leggendario Stan Lee
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E poi giunse un ragno
Lee, da consumato imbonitore, ribalta questa consuetudine: se un lettore Marvel scopre un simile errore, la sua lettera viene pubblicata e gli viene assegnato un No-Prize, ovvero… assolutamente nulla!
Febbraio 1965: con il benestare di Martin Goodman, Stan Lee fonda il primo fan club ufficiale della Marvel Comics, la Merry Marvel Marching Society (spesso abbreviata in M.M.M.S.). Con un piccolo contributo, il lettore riceve una lettera ufficiale di benvenuto e un pacchetto contenente alcuni gadget, quali spille, adesivi e persino un disco dove vengono incise le voci degli autori Marvel… tranne Steve Ditko, che si rifiuta di farlo.
L’esperimento si rivela un successo inatteso e la redazione si vede inondata di decine di lettere di adesione, permettendo così un incremento del merchandising a pagamento con l’aggiunta di t-shirt e poster originali.
Dicembre 1965: tra le numerose letture giovanili di Stan Lee vi sono anche i libri per ragazzi scritti da Edward Edson Lee, i quali presentano la caratteristica di pubblicare in appendice le lettere dei giovani lettori, con tanto di risposte informali e sopra le righe da parte dell’autore. Il Sorridente trasferisce questo stile di risposta nella pagina della posta di Fantastic Four e lo amplia quando vengono inaugurati – nelle pagine dedicate alle lettere dei lettori sui vari albi Marvel – i Bullpen Bulletins.
Su questi singolari redazionali, oltre a una checklist delle prossime uscite, si possono trovare profili dedicati ai vari autori della Casa delle Idee, sempre con uno stile che non si prende troppo sul serio, e qualche tempo dopo esordisce la Stan’s Soapbox.
Con questa rubrica, Stan Lee, prendendo spunto da alcune delle tante lettere ricevute, coglie l’occasione per dare qualche notizia su di sé o su uno degli autori Marvel, svela alcuni dietro le quinte sulla creazione di un albo, oppure offre la sua visione del mondo su svariati argomenti, alcuni dei quali anche scottanti quali religione, integrazione e razzismo, sempre utilizzando tuttavia un linguaggio educato, forbito e informale al tempo stesso.
Proprio su queste rubriche, Lee inizia a utilizzare quei termini che hanno reso celebre lui e la Marvel. Un lettore che acquista tutte le testate è definito un True Believer, la DC Comics viene ribattezzata Distinguished Competition (per noi italiani diverrà "Distinta Concorrenza") e compaiono frasi altisonanti quali “’Nuff Said!” e soprattutto, dal 1968, “Excelsior!”, presa a prestito dal motto dello stato di New York e utilizzato come titolo di una poesia da Henry Wadsworth Longfellow, un autore molto apprezzato da Lee.
L’atmosfera di giovialità e amicizia che traspare dalle pagine degli editoriali Marvel non corrisponde però del tutto alla realtà. Già da alcuni mesi, ad esempio, Stan Lee e Steve Ditko non si parlano più. L'artista consegna le sue tavole a degli intermediari, di solito Sol Brodsky, i quali le presentano a Lee che apporta le sue modifiche. Tali modifiche, sempre tramite intermediari, vengono rimandate a Ditko, che approva, e così l’albo va infine in stampa.
Dire che però Lee e Ditko non siano d’accordo su come debbano progredire le serie dell’Uomo Ragno e del Dr. Strange sarebbe un eufemismo. Ditko sta cominciando infatti a interessarsi alla filosofia dell’Oggettivismo ideata dalla scrittrice Ayn Rand, le cui idee cerca di far trasparire anche negli albi da lui co-gestiti. Non per contrasto verso questa filosofia, ma per semplice convinzione che certe idee non siano interessanti nelle pagine dei fumetti, Lee si trova spesso in opposizione sulle trame che Ditko crea e su cui interviene quando può… ovvero quasi sempre.
Anche il rapporto con Jack Kirby non è dei più idilliaci. Dopo lunghe dispute, più che altro con Martin Goodman, il disegnatore riesce infine a farsi accreditare come co-sceneggiatore negli albi a cui collabora, pur ritenendo il suo compenso per tale apporto ancora non adeguato.
La summa di quella che è la collaborazione tra Lee e Kirby, un rapporto di amore/odio capace comunque di creare capolavori, è la cosiddetta Trilogia di Galactus, dipanatasi su Fantastic Four #48/50, data di pubblicazione marzo/maggio 1966. Tra l’altro, a voler essere precisi, la storia inizia a metà del numero #48 e si conclude a metà del numero #50: uno dei racconti più epici di sempre che si dipana in appena due albi, una chimera rispetto agli standard attuali.
L’idea iniziale di Lee è addirittura quella di chiudere il tutto in un solo albo, con una sinossi che invita Kirby a mettere i Fantastici Quattro contro un essere semi-divino, ben aldilà della loro portata. Il Re, però, pensa che un essere simile, divoratore di pianeti, debba avere qualcuno al suo servizio e idea da solo la figura di Silver Surfer, araldo di Galactus e futuro angelo caduto.
Alla vista di questo personaggio, Lee (al contrario di quel che si potrebbe pensare) ne rimane affascinato e chiede che gli sia dato più spazio, portando così la storia a divenire più lunga e chiudersi con il cinquantesimo numero. Nessuno dei due autori, all’epoca, può immaginare che questa saga diverrà un caposaldo della storia dei fumetti.
Alla fine del 1965, Stan Lee sceneggia, co-sceneggia o stende i soggetti di tutte le testate Marvel, compresa Millie the Model! Per facilitarsi il lavoro, estende il Metodo Marvel (adattato secondo le esigenze del caso) a tutti i disegnatori, sebbene alcuni non si rivelino entusiasti di questo. Tuttavia, è ben chiaro che il crescente successo della casa editrice e dei suoi titoli porterà a un aumento degli impegni per Lee, che deve dunque trovare una soluzione al riguardo.
Una soluzione che arriverà direttamente dalla rivale DC Comics.