Excelsior! Storia e gloria di Stan Lee: L'Era Marvel ha inizio
Fabio Volino continua a raccontarvi la vita del leggendario Stan Lee trattando l'inizio dell'Era delle Meraviglie, innescata dal lancio di Fantastic Four!
Stanley continua in quegli anni a lavorare come editor e sceneggiatore per la Timely Comics, la quale è nota ora come Atlas Comics. La popolarità del genere supereroistico diminuisce in maniera drastica tra il 1949 e il 1950, costringendo la casa editrice a chiudere, tra le altre, le storiche testate dedicate a Capitan America, la Torcia Umana e Sub-Mariner. Un rilancio del genere, nel 1954, nel tentativo di cavalcare l’onda del successo del serial di Superman con protagonista George Reeves, ha riscontri poco entusiastici e vita breve.
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Dal 1958, inoltre, Stan ritrova tra i suoi collaboratori Jack Kirby, in rotta dalla DC Comics per dispute contrattuali. A quanto pare, l'artista non porta più alcun rancore verso lo sceneggiatore, né al contempo verso Goodman, il quale lo aveva licenziato in tronco alcuni anni prima.
Le prime collaborazioni tra Stan Lee e Jack Kirby hanno luogo a partire da quell’anno. E così come accade con Steve Ditko, grazie al suo innato talento, Lee scopre ben presto che a loro due basta semplicemente fornire una breve descrizione della storia invece di una sceneggiatura completa. Sia Kirby che Ditko si rivelano poi del tutto capaci di ideare da soli – salvo alcune, inevitabili eccezioni – le tavole da quella sinossi, a cui infine Lee aggiunge i dialoghi e le didascalie.
Tale strategia lavorativa è antesignana del cosiddetto Metodo Marvel, il quale diverrà negli anni successivi la regola per questa casa editrice.
Stan non è tuttavia entusiasta del suo lavoro. In primo luogo, ha avuto una disputa con Martin Goodman, poiché costui ha scoperto una serie di tavole regolarmente pagate ma mai pubblicate, in quanto ritenute da Lee non all’altezza. In secondo luogo, il fallimento del distributore su cui la casa editrice si appoggia costringe la Atlas a ridurre in maniera considerevole il numero di titoli pubblicati, con molti freelancer, anche di alto profilo, che da un giorno all’altro si ritrovano a non avere più incarichi.
In particolare, però, Stan Lee appare disilluso dal mondo del Fumetto stesso. Le produzioni a cui lavora gli appaiono fin troppo infantili e manca loro quel taglio realistico che le renderebbe uniche e appetibili anche a un pubblico diverso dal solito. Quel suo sogno mai sopito di scrivere una grande opera letteraria è ancora presente. Così, all’inizio degli anni ’60, lo sceneggiatore pare deciso ad abbandonare del tutto quel mondo in cui è attivo sin dal 1939.
Il destino, però, opera spesso in modi misteriosi. Nel 1956, la National Comics pubblica Showcase #4, che vede il rilancio del personaggio di Flash. Il buon riscontro spinge la casa editrice a pubblicare altri titoli con protagonisti i super eroi della Golden Age, opportunamente rivisti e modernizzati ove serva, mentre prima di allora solo le serie di Superman, Batman e Wonder Woman venivano pubblicate con alternante regolarità.
Nel 1960 esce Brave and the Bold #28, che unisce gli eroi più celebri della futura DC Comics nel gruppo della Justice League of America. Le vendite sono più che soddisfacenti e convincono la casa editrice a varare in quello stesso anno una testata dedicata al gruppo.
Le voci di questi buoni risultati giungono infine all’attenzione di Martin Goodman, il quale è ancora fedele alla sua filosofia: ciò che viene venduto dagli altri editori, può essere venduto anche dalla Atlas. Contatta dunque Stan Lee e gli chiede di creare un nuovo titolo che veda protagonista un gruppo di super eroi.
Stan è ancora deciso ad abbandonare il mondo del Fumetto, ma sua moglie Joan gli dà un consiglio: perché non scrivere questo nuovo titolo esattamente con il taglio che lui vorrebbe, più realistico e con personaggi che non appaiano sempre infallibili? Il peggio che gli possa capitare è che venga licenziato… e tanto ha già deciso di andarsene!
Stan segue il consiglio di Joan e decide dunque di non incentrare la storia su personaggi già noti come Capitan America o Namor, eroi del passato simbolo di quell’infallibilità, ma di creare un nuovo super gruppo.
Butta giù dunque una breve sinossi della storia, di quattro pagine, che viene affidata a Jack Kirby. Il disegnatore trae da essa venticinque tavole, a cui poi Lee aggiunge le didascalie e i dialoghi dei vari personaggi. Per il design dei protagonisti, Kirby si ispira a un titolo della DC Comics su cui aveva in precedenza lavorato, Challengers of the Unknown.
Messa giù in questo modo sembra una cosa semplice, in realtà vi sono delle differenze tra la sinossi iniziale di Lee e il prodotto finale di Kirby, quindi di sicuro tra i due creativi ci sono stati uno o più scambi di idee sulla storia e sul suo svolgimento. Non vogliamo comunque entrare nel merito di questo ormai un po’ stantio dibattito, su chi abbia fatto cosa, che continuerà con ogni probabilità finché la Terra girerà intorno al Sole.
Quello che conta è il risultato finale, ovvero Fantastic Four #1, data di pubblicazione novembre 1961, che dà vita all’Era Marvel dei comics. Il successo che ne deriva è inatteso per tutti, a partire da Stan Lee, che all’improvviso vede inondata la redazione di lettere entusiaste da parte dei fan. Cosa ancora più eccezionale se si pensa che la Atlas Comics non ha mai inserito nelle proprie riviste una rubrica della posta.
Con Fantastic Four #1, la Atlas Comics diventa Marvel Comics. Una nuova età di gloria fumettistica ha inizio, anche se all’epoca nessuno può prevedere dove porterà, ma Stan Lee non pensa più di abbandonare il mondo del Fumetto.