Essere un cosplayer al New York Comic-Con... e a Lucca Comics?

La figura del cosplayer ha fatto molto discutere alla recente edizione del NYCC... cosa dobbiamo aspettarci la prossima settimana a Lucca Comics?

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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cartello cosplayAlla New York Comic-Con è stato esposto un cartello che ha fatto molto discutere.
Il motivo è da imputare ai ripetuti casi di molestie avvenuti in passato, per cui ragazze in costumi discinti sono state palpate, o comunque persone in costume sono state trattate con poco rispetto perché non volevano fare foto.
Ci sembra superfluo dirlo, ma indossare un costume non vuol dire essere a disposizione di chiunque, visto che chi dedica tempo a crearlo è un appassionato che vuole godersi una fiera del fumetto.
Non è in quel luogo per lavoro: qualcuno può avere piacere a posare per delle foto, ma magari qualcuno preferisce di no, o in un particolare momento è di fretta o è già stato braccato per troppo tempo dai fotografi e non vuole passare l'intera giornata a fare da modello. La soluzione, come in molti casi, è la cortesia: chiedere se gentilmente si può fare la foto, ed eventualmente anche accettare una risposta negativa come qualcosa di diverso da un affronto personale.
Per le molestie, non ci risultano casi denunciati com'è avvenuto in America, ma ovviamente speriamo che situazioni simili non si ripresentino anche nel nostro Paese: nel caso invitiamo le cosplayer a denunciare il fatto, e chi volesse approfittare di una ragazza che mostra un po' di forme in quello che dovrebbe essere un evento festoso... bè, fatevi qualche esame di coscienza.

Sembra però che molte persone considerino le fiere del fumetto come un universo a parte, fuori dalla realtà.
Da questo punto va ricordato che sono sul nostro stesso piano dimensionale, non c'è multiverso che tenga.
Ricordo ancora il racconto di un cosplayer, salito a bordo di un treno con una vera katana, che si lamentava del fatto che dei poliziotti avessero osato effettuare dei controlli. Bè, anche se è strano, nella nostra società non è usanza quotidiana girare liberamente con delle armi; quindi, così come vi stupireste se in fila con voi dal fornaio vedeste un tizio con un lanciafiamme, il fatto di fare il cosplay di Iron Man non vi autorizza a lanciare veri razzi tra la folla.
Potrà sembrare un'indicazione stupida, ma guardate quanti armi sono state sequestrate all'ingresso della New York Comic-Con in UN SOLO GIORNO:

Nel panorama italiano i cosplayer sono però soggetti ad altri tipi di critiche.
La principale è che i cosplayer si limitano ad affollare le fiere e non comprano niente.
cosplayBè, sinceramente ci sembra una generalizzazione, visto che ci sembra improbabile che la quantità di cosplayer che affolla un evento come Lucca Comics non compri nulla. Non c'è poi non c'è nulla di male a pagare il biglietto di una manifestazione solo per girare tra gli stand e godersi tutti gli eventi organizzati, altrimenti questi grandi eventi si ridurrebbero ad essere "solo" una mostra mercato. Negli ultimi anni, soprattutto da quando Lucca Comics si svolge tra le strade della città, mi è capitato di vedere molte famiglie con bambini, amici non-lettori di fumetti che decidono di accompagnare un appassionato perché vogliono curiosare in questa bizzarra atmosfera colorata... Se loro tornano a casa senza aver comprato nulla, è disdicevole? Il fatto di non comprare fumetti è più grave per una persona in cosplay che per qualcuno con addosso jeans e maglietta?
Da nessuna parte c'è scritto che c'è un "obbligo di consumazione", quindi guardare in malo modo chi non compra nulla è come pretendere che chiunque paga il biglietto per un museo poi debba tassativamente comprare qualche souvenir, o che chi va a un concerto sia moralmente obbligato ad acquistare qualcosa al banchetto dei gadget.
Lucca Comics (ma molte altre fiere italiane) si sono evolute in una forma che va ben oltre la mostra mercato, quindi criticare "quelli che non comprano nulla" ci sembra un atteggiamento da qualcuno con indosso un paraocchi, incapace di accettare che ci siano più modalità per vivere la medesima esperienza.

Probabilmente quando Lucca Comics era nel palazzetto e nei padiglioni fuori dalle mura, la percentuale di appassionati che tornava a casa con un lauto bottino di fumetti era superiore... ma davvero preferiamo essere relegati in un recinto per nerd, distanti dalla società?
Non riusciamo a capire la funzione aggregativa di questa deriva multisensoriale che offre un intrattenimento più ampio, in grado di attirare più persone, magari anche qualcuno meno abituato a leggere fumetti?
Dopo che magari fatichiamo tutto l'anno per cercare di convincere l'amico o il parente a leggere quel fumetto che ci piace tanto, per diffondere la cultura fumettistica, ci sembra una vittoria un evento come questo in grado di far passeggiare qualcuno tra gli stand e - chissà - magari essere incuriosito anche da solo un fumetto che dopo aver sfogliato deciderà di portarsi a casa.

Mojo JojoUn altra critica ai cosplayer è che sono ingombranti. Costumi grossi che non permettono di girare comodamente per i padiglioni della fiera. Attorno a loro si accalcano fan che decidono di fotografali, e questo aggrava ulteriormente il flusso di pubblico tra gli stand.
Già qui c'è una contraddizione: se ai cosplayer non interessa acquistare fumetti e sono solo esaltati in costume che vogliono partecipare alla gara cosplay e farsi fotografare, perché mai dovrebbero girare tra gli stand? Allora forse anche la strana razza cosplayer è in grado di acquistare fumetti.
Qualcuno si lamenta del fatto che si vendano più T-shirt o gadget che albi a fumetti... bè, è concorrenza, cari editori.
Si parla comunque di prodotti correlati al mondo del fumetto, quindi se qualcuno preferisce comprare un poster di Naruto o una maglietta di Hulk, forse quel particolare prodotto è riuscito a imporsi e a farsi conquistare. Certo, per titoli meno popolari è più difficile farsi notare, ma probabilmente piuttosto che sminuire la concorrenza è più utile pensare a come fare a conquistare il pubblico che anima le fiere del fumetto.
E il pubblico vero, non degli ideali lettori che comprano ogni giorno una graphic novel diversa e ne discutono la sera davanti al caminetto sorseggiando un bicchiere di Bourbon.

A noi i cosplayer piacciono.
E siamo convinti che siano una manifestazione dell'affetto che si prova per un determinato fumetto.
Certo, la folla spesso rende complesso girare, dal punto di vista organizzativo ogni anno si tentano strade nuove per ovviare a questa condizione, ma bisogna tenere conto che Lucca Comics mescola molti elementi all'interno di una cittadina toscana: chi vuole comprare fumetti, chi vuole sfilare in cosplay, chi vuole seguire le conferenze degli editori, chi vuole fare ore di fila per un autografo, chi vuole osservare e fotografare una manifestazione così colorata, chi vuole farsi un giro e magari comprarsi qualche gadget come souvenir della giornata.
Nessuno è più importante di nessun altro. E soprattutto non siamo disposti a emarginare nessuno, pur di assistere periodicamente a questa convivenza che avvicina così tante realtà che, in un modo o nell'altro, sono collegate al mondo del fumetto.

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