Esercenti, questi sconosciuti
Quali sono i problemi che ha chi gestisce le sale cinematografiche italiane? E quali magari i difetti che pongono delle difficoltà ai distributori? Lo abbiamo chiesto agli addetti ai lavori...
Fonte: Varie
Quando parliamo di cinema, siamo soliti concentrarci sui chi i film li fa direttamente (registi, attori, sceneggiatori, ecc.) o ci lavora (distributori). Così, ci scordiamo spesso che in questo passaggio dal creatore al consumatore c'è un intermediario fondamentale, ossia gli esercenti. Per questa ragione, capire lo stato di salute di chi gestisce le sale in Italia è una buona idea.Quali sono i problemi maggiori, evidenziati anche dagli addetti ai lavori? Qualcuno fa notare l'età media degli esercenti, piuttosto alta, ma d'altra parte nulla vieta che chi ha i soldi abbia anche dei collaboratori giovani. La questione vera è la competenza, che l'esercente abbia 60 anni o 30. Tra le persone consultate, c'è chi ha criticato il fatto che si conosca poco l'andamento degli incassi americani, per non parlare di quelli europei, praticamente ignorati dalla maggior parte degli addetti ai lavori.
A parte gli incassi, non è assolutamente detto che gli esercenti vedano i film che poi programmano nelle loro sale, come se si affidassero a fattori esterni. Inoltre, un dato fondamentale che ogni esercente dovrebbe esigere è avere informazioni precise (e ovviamente veritiere) sugli investimenti che una società farà per lanciare un film. Ma sembra che poche società siano trasparenti su questo punto e che d'altra parte le richieste non siano propriamente inflessibili. E quando mi è stato detto "alcuni esercenti sono bravi a vendere i popcorn, non i film", alla mia replica "ah, come Blockbuster quindi?", la risposta tagliente è stata "infatti faranno la stessa fine".Un elemento importante da tenere in considerazione sono i famigerati 'pacchetti'. Insomma, può capitare che se un esercente vuole un titolo importante (magari a Natale) deve prendersi anche altri film della stessa società, altrimenti si ritrova a mani vuote. UPDATE: La pratica è ufficialmente illegale, ma è facilmente aggirabile e può generare situazioni di squilibrio.
Roberto Proia, responsabile marketing della Moviemax, ci dice che "fortunatamente questa tendenza sta diminuendo. Tuttavia, non significa che non ci possano essere degli errori, che comunque commettiamo tutti. Un caso recente è stato quello di Sul mare, che ha creato non pochi problemi in quel periodo con un'uscita probabilmente eccessiva per i risultati poi ottenuti e che ha creato difficoltà a tutti, distributori che non hanno trovato un’uscita all’altezza del budget di promozione speso ed esercenti che si sono ritrovati con medie per sala non all’altezza".
In generale, ci dice Proia, "esiste la tendenza da parte dei distributori a chiedere all’esercizio di sovradimensionare un'uscita anche magari per pressioni dagli Stati Uniti (per titoli americani) o da parte di registi italiani (per prodotti nostrani). La Moviemax invece ha sempre preferito perfino per i titoli “fuori stagione” valutare attentamente il potenziale del film. A dimostrazione di questo, anche quei film di minor successo hanno avuto medie sala alte". Così mentre la media per sala si mantiene ad un buon livello venendo incontro all’esercizio, allo stesso tempo si risparmia sulle copie (ricordatevi sempre che una pellicola costa mediamente mille euro, quindi per esempio uscire con 100 copie di troppo significa aver speso 100.000 euro a vuoto). "Sulla questione annosa dell’esercizio sotto scacco da parte di chi, avendo un prodotto molto forte sente di poter spingere e sovradimensionare prodotti molto più deboli, è per fortuna una tendenza che in questi anni ho visto affievolirsi con un esercizio sempre più padrone di decidere, magari anche sbagliare, ma in piena autonomia".
Ma cosa ne dicono gli esercenti stessi? Abbiamo sentito Daniel Cleaver, responsabile del Supercinema di Carbonia, che i nostri lettori conoscono bene viste le tante informazioni che ci fornisce:
Su un punto la risposta è semplice, realizzare un cinema costa una barca di soldi e la resa non è minimamente equivalente all'investimento. Quindi o fai parte di una famiglia di esercenti o hai una passione smodata e parecchi soldi, altrimenti non entri sul mercato.
Secondo punto. Non essere a conoscenza di come va il mercato internazionale è, sicuramente, poco professionale, ma non vedo come possa influire su un mercato che è abbastanza differente dagli altri. Principalmente devi conoscere il mercato dell'area in cui operi e molti non lo conoscano, questo è un problema. Non conoscere i desideri delle persone a cui vendi il tuo prodotto è sicuramente più grave del non sapere l'andamento di un film in Spagna.
Sarebbe giusto conoscere i piani pubblicitari dei vari film (anche senza parlare di cifre, visto che quando le dicono sono palesemente false), ma è difficile avere anche le schede tecniche, figurati questo!
Io ritengo sia fondamentale vedere i film prima di poterli programmare, ma tutti gli esercenti italiani dovrebbero prendere la residenza a Roma per farlo. Organizzare proiezioni nelle 12 città capozona dei film costerebbe sicuramente meno dei soldi che buttano per l'antipirateria (persino per film come Shrek che già erano subbati da 3 mesi!).