L'eredità della mitologia norrena: da God of War Ragnarök al grande schermo
In occasione dell'uscita della versione PC di God of War Ragnarök, ragioniamo insieme sul rapporto tra la mitologia norrena e il mondo del cinema e delle serie TV
Sviluppato da Santa Monica Studio nel 2022, God of War Ragnarök è l’epico seguito di quel soft-reboot della saga datato 2018. Un soft-reboot di incredibile successo, capace di dare vita a una storia d’azione epica nella narrativa, inebriante nel gameplay e accompagnata da un costante piano sequenza in grado di far scorrere le quasi trenta ore di gioco con estrema naturalezza. La capacità di Cory Barlog di allontanarsi dai canoni della serie, variando stile di gioco, ambientazione e mood è qualcosa di davvero raro all’interno dell’industria dei videogiochi. Anzi: all’interno dell’industria dell’intrattenimento stesso, nel quale si è incentivati a ripetere le formule che funzionano per abbattere il più possibile il rischio d’impresa e andare così “a colpo sicuro”.
Da qualche anno il folklore scandinavo è diventato protagonista di numerose opere videoludiche. Opere che vanno da progetti più contenuti, come il survival Valheim, a blockbuster del calibro di Assassin’s Creed Valhalla. Il tutto senza dimenticare vere e proprie gemme di questo medium come Hellblade: Senua’s Sacrifice, in grado di elevare la narrativa dei videogiochi a vette difficilmente raggiungibili da altri linguaggi. Ma questa fame di miti norreni ha colpito anche il mondo del cinema e delle serie TV? In occasione dell’uscita della versione PC di God of War Ragnarök abbiamo deciso di ragionare insieme su questa domanda, in modo da consigliare film e serial televisivi a tutti coloro che hanno amato le recenti avventure di Kratos e Atreus.
L'arrivo della mitologia norrena in Europa
Prima di addentrarci in linguaggi più moderni, è bene evidenziare come la mitologia scandinava sia stata lentamente introdotta nella cultura “pop” a partire dal diciannovesimo secolo. Merito inizialmente di autori del calibro di George Webbe Dasent, scrittore e grande amante del folklore che contribuì alla diffusione della mitologia norrena in Germania e in Inghilterra, e di William Morris, poeta che si ispirò a figure epiche come Sigurd per le proprie composizioni e che tradusse diverse saghe in lingua inglese. La passione per queste incredibili avventure si sparse così a macchia d’olio, raggiungendo in primis il cuore di compositori come Richard Wagner e, tramite L’Anello dei Nibelunghi, anche autori come John Ronald Reuel Tolkien. Fu proprio la composizione di Wagner, infatti, a spingere lo scrittore inglese a dare vita alla sua opera massima: Il Signore degli Anelli.
Dei e vichinghi al cinema
Se libri e fumetti hanno spesso rivolto lo sguardo verso la mitologia norrena, lo stesso non si può dire purtroppo per l’industria del cinema. Certo: la coppia di film facenti parte della saga de I nibelunghi (Fritz Lang, 1924) è entrata nella storia, ma il discorso è ben diverso se si guarda a pellicole uscite nei decenni successivi. Pellicole come I vichinghi, diretto da Richard Fleischer nell’ormai lontano 1958. Questo film, caratterizzato da incredibili paesaggi provenienti dalla Norvegia, è ricordato non tanto per il suo ritmo o per la trama, bensì per la presenza di Kirk Douglas nel ruolo del protagonista e per la voce narrante di Orson Welles. Un "successo" moderato, che non contribuì alla diffusione della cultura scandinava.
Negli ultimi anni, infine, abbiamo fatto la conoscenza del Thor dei Marvel Studios e dei vichinghi di Dragon Trainer, personaggi che tentano di reinterpretare l’immaginario norreno per un pubblico più giovane. Esistono però anche produzioni che hanno tentato di tradurre i toni epici delle leggende attraverso il linguaggio cinematografico. È il caso di film come Valhalla - Al fianco degli dei, tratto dal fumetto di Peter Madsen, Hans Rancke-Madsen e Henning Kure, Valhalla Rising - Regno di sangue, con protagonista un fantastico Mads Mikkelsen, e del meraviglioso The Northman di Robert Eggers. È proprio in quest’ultima pellicola che troviamo la migliore trasposizione della cultura norrena. The Northman, infatti, prende personaggi provenienti dalla raccolta danese "Gesta Danorum", celebre per essere stata presa da Shakespeare come base per realizzare la celeberrima tragedia “Amleto”.
L'epica trasformata in serie tv
Nonostante l’innegabile fascino trasmesso dalla mitologia norrena, nel mondo delle serie TV, dei e creature provenienti dal folklore scandinavo si sono spesso ritagliati ruoli di secondaria importanza. È il caso della razza degli Asgard di Stargate SG-1 o di alcune puntate specifiche di Hercules, Xena - Principessa guerriera, Supernatural e Doctor Who. In questi episodi si fa riferimento a eventi e/o personaggi provenienti dalle leggende del Nord Europa, ma senza puntare i riflettori verso le loro origini mitologiche. Si tratta di un lavoro sicuramente apprezzabile, ma che non rende mai protagonista la cultura scandinava e che la relega a mera comparsa.
Esistono, però, alcuni serial televisivi totalmente a tema norreno. Impossibile non citare Vikings, celeberrima serie TV che ruota attorno al personaggio di Ragnarr Loðbrók e capace di conquistare gli spettatori di tutto il mondo dal 2013 al 2021. Per coloro che cercano un’opera moderna e con una strizzata d’occhio al pubblico più giovane, Ragnarok è sicuramente un’altra serie che merita di essere recuperata. Una moderna reinterpretazione dell'epica norrena, contestualizzata però in epoca moderna. Se, invece, amate le trasposizioni dei personaggi a fumetti, American Gods e le due stagioni dedicate al Loki dei Marvel Studios sono sicuramente altri validi prodotti meritevoli di attenzione.
Di recente le divinità norrene sono state protagoniste di Twilight of the Gods, nuova serie TV animata disponibile su Netflix e ideata da Zack Snyder. In questo show troviamo tutte le principali figure del folklore, da Thor a Odino, da Baldr a Hel, con tanto di citazioni alle leggende scandinave più "di nicchia". Un'opera che, seppur non perfetta, appare in grado di soddisfare proprio coloro che hanno amato God of War Ragnarök. Volete un motivo in più per recuperare questa serie? La colonna sonora è stata composta nientemeno che da Hans Zimmer. Una mossa che contribuisce non poco a dare vita a un prodotto che grida “epicità” da ogni poro.
La forma finale di God of War
Come accennato in apertura, God of War Ragnarök è una sorta di piccola bibbia della mitologia norrena. Un’opera che punta tutto sull’ambientazione e su come essa si riflette su Kratos e su suo figlio Atreus. I due protagonisti del racconto sviluppato da Santa Monica Studio, infatti, si interfacciano continuamente con il folklore, attraversando i nove Regni, incontrando figure iconiche come Surtr e finendo per combattere celebri creature come Níðhöggr, il lindworm (un drago serpentiforme) annidato tra le radici di Yggdrasill. La natura videoludica di God of War Ragnarök, a differenza del cinema e delle serie TV, permette di avere effetti speciali all’avanguardia e una costante ricerca estetica che sfocia nel creature design e negli ambienti, più curati di qualsiasi altra opera dedicata alla mitologia norrena mai realizzata.
Se narrativa e gameplay di God of War Ragnarök erano incredibili già nel 2022, questa nuova versione per PC (disponibile dal 19 settembre) raggiunge livelli grafici a dir poco sensazionali. Il lavoro svolto da Jetpack Interactive nel trasportare il titolo PlayStation su computer è impeccabile e ci troviamo di fronte, senza dubbio, alla miglior versione possibile dell’opera di Santa Monica Studio. God of War Ragnarök non è mai stato così bello da vedere e fluido da giocare. Per questo motivo, se siete appassionati di miti e leggende scandinave, non dovete lasciarvi sfuggire il titolo del 2018 e questo suo seguito. Entrambe le opere, infatti, sono la dimostrazione di quanto l’epica possa ancora risultare affascinante al giorno d’oggi.
Speriamo, a questo punto, che il mondo del cinema possa trarre ispirazione da quello videoludico. Non tanto per “copiare” idee e portarle sul grande e piccolo schermo, quanto piuttosto per prendere ispirazione dalla creatività e dalla messa in scena per dare vita a pellicole altrettanto memorabili. Pellicole in grado di farci sentire un tono epico anche solo lontanamente paragonabile a quello vissuto in God of War Ragnarök.