Ennio Morricone: 10 brani imprescindibili che hanno cambiato i film in cui sono inseriti

Una scelta personale in una produzione sconfinata come quella di Ennio Morricone: 10 brani imprescindibili che hanno cambiato i rispettivi film

Critico e giornalista cinematografico


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Ognuno ha i suoi 10 brani preferiti tratti da colonne sonore di Ennio Morricone. E spesso è una scelta che ha a che vedere con i film cui sono abbinati, condizionata da esperienze personali e da estasi (dell’oro) uniche che magari non sono condivise. La produzione è sconfinata, in pochissimi hanno il privilegio di conoscerla tutta e qualsiasi classifica è quindi non solo parziale (perché non si padroneggia l’intero repertorio) ma anche inevitabilmente personale. Che è ancora più intimo di soggettivo.

La scelta è caduta sulla varietà, sarebbe stato possibile fare una classifica anche solo con le musiche dei film di Leone, ma abbiamo cercato di non ripetere troppo e di guardare alla vastità della produzione e come abbia spaziato tra generi diversi ogni volta creando qualcosa di unico, nuovo, coerente e influente nel genere.

10. Ok Connery

Il film è una delizia che solo il cinema italiano degli anni ‘60 poteva produrre, un film di James Bond che non è di James Bond, una copia bella e buona, con il fratello di Sean Connery (Neil Connery), una delle attrici italiane scelte per fare da bond girl in passato (Daniela Bianchi per Dalla Russia con amore) e un attore che ha fatto il villain in Thunderball (Adolfo Celi). Morricone inventa una musica che non è quella di 007 ma ci gira intorno come un falco, si adatta alla copia all’italiana ma fa un lavoro eccelso perché deve impostare tutto il tono e lavorare sodo per avvicinare questa bruttissima copia agli originali.

9. Milano odia

Con questa colonna sonora Morricone definisce un genere intero e inventa uno stile, un mood e un passo, che è quello che poi identifichiamo con il poliziottesco. Una versione in minore, più crassa e grossolana dei temi sofisticati. Dritto al punto come andavano quei film, punta alle sensazioni e meno alle speculazioni.

8. Metti, una sera a cena

In questa storia tutta triangoli, seduzioni, intellettuali borghesi e tabù che vengono rotti, Morricone crea una colonna sonora di moda, jazz, uno swing leggero con tutti e due i piedi nella propria epoca per definire un film che attacca, preda e graffia stereotipi e convenzioni dei suoi anni.

7. L’uccello dalle piume di cristallo

La cosa incredibile di Morricone è come si faccia trovare pronto quando serve. Nessuno poteva sapere che l’esordio da regista di Dario Argento sarebbe stato un film epocale e avrebbe inventato un genere a sé. Morricone però approccia ogni film come il più importante di sempre e qui crea qualcosa di nuovo, si inventa questo cantato lieve e terribile, unisce un’apparente calma alle atmosfere di tensione. Tutto il resto delle colonne sonore dei gialli italiani sono figlie di questa.

6. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

Con questa strana marcetta Morricone contrappunta un’indagine che non è una vera indagine, è una farsa. E la musica stessa è la parodia della musica di un vero giallo. Ne ha tutte le caratteristiche ma anche una strana attitudine giocosa che sembra farsi beffe di ogni serietà con i suoi fiati.

5. Il Clan dei Siciliani

Che atmosfera. In questo polar magnifico che riunisce tre icone del genere (Delon, Gabin e Ventura) Morricone capisce tutto immediatamente, si cala nel genere e nella sua storia creando una musica al tempo stesso tradizionale e pensosa, che lavora di soppiatto per ampliare lo spettro intimista del film.

4. L’estasi dell'oro

Forse non il tema più famoso in assoluto tra quelli composti per Sergio Leone ma quello dalla vita più lunga. Diventato nel tempo un inno anche rock, ne esistono cover e viene usato dai Metallica, è quello che era più avanti nel tempo. Un atto di musica complicatissimo, che incrocia tutto quel che Morricone usava nei film di Leone, portandolo a summa, con una conclusione elevatissima.

3. La Battaglia di Algeri

C’è tutta una parte della produzione di Ennio Morricone in cui usa gli strumenti, canonici o meno, per imitare i rumori, per evocarli e accompagnare le immagini non solo con le armonie ma anche proprio con i suoni. In questa colonna sonora di un film di guerra, questo tema famosissimo sembra usare il rullante che detta i tempi della marcia per evocare le mitragliate.

2. Mission

Non è il più noto Gabriel’s Oboe la parte clamorosa di questo score, che stava molto a cuore a Morricone per ragioni spirituali, ma la chiusura della suite principale che riassume due temi portanti della colonna sonora. Dopo il minuto 6 quando l’incitamento e i cori che puntano ad una spiritualità altissima lentamente si sciolgono sostituiti dall’impeto del fiume e i cori diventano più secchi ed incisivi. La parte più melodica lascia il passo a quella più cadenzata, il divino e il terreno, la natura e l’astrazione.

1. Un sacco bello

È sicuramente una scelta inusuale mettere in testa alla classifica un motivetto così semplice e un arrangiamento quasi pop (per quanto con sofisticate note jazz) là dove invece ci sarebbero brani certamente più ricercati, complessi e originali. Ma nella schiera delle colonne sonore popolari e dei generi del cinema affrontati la commedia è quello forse in cui Morricone è stato meno incisivo. Almeno fino a che non ha musicato l’esordio di Carlo Verdone su richiesta di Leone che produceva. In questo brano, sostenuto dal fischio caratteristico di Alessandro Alessandroni ma poi dotato di un ritmo dolcissimo e molle, c’è molto di più dell’accompagnamento del film, c’è la colonna vertebrale del vivere romano; il film è il pretesto, il brano vive da sé.

Un sacco bello parla sostanzialmente di Roma d’estate tramite tre personaggi e qui come non mai Morricone coglie qualcosa di inesprimibile a parole, e che va anche più in là di quel che riesce a cogliere il film cui appartiene. Parla di una certa facile trascuratezza, di una piccineria romana stretta tra i grandi edifici, lo zoo e una malinconia particolari che aggredisce nelle lunghe estati solitarie. Irrimediabilmente soli in una grande città accaldata, in cui c’è sempre qualcuno che ozia alla finestra o si trastulla fuori dall’ospedale, questi personaggi sono sostenuti dalle cicale e poi da questo fischio anch’esso solo con il riverbero di una ambiente ampio che pare lamentarsi con pigrizia e che coglie lo spirito della città (e dei cittadini) in cui viveva Morricone. Forse davvero la sua conquista più profonda, rappresentare un modo di essere in un solo brano.

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