Emergenza Coronavirus: cosa succede al cinema in Italia e le prime ipotesi per una ripresa

A partire dall'esercizio passando per i distributori per arrivare alle major e infine ai festival, cosa pensano, cosa prevedono e come si stanno muovendo gli attori dell'industria italiana

Critico e giornalista cinematografico


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All’inizio di questa settimana, lunedì, ai cinema delle 5 regioni più interessate dall'Emergenza Coronavirus era stato imposto di rimanere chiuse. Era il secondo weekend consecutivo in cui, tra paura di contagio ed effettive chiusure, il cinema si era quasi fermato (alcuni titoli minori sono comunque usciti). Almeno una decina di film tra i maggiori erano stati rinviati a data da destinarsi e in totale il box office viaggiava tra -70% nei weekend e anche -85% durante la settimana, se confrontato con l’anno precedente.

Da ieri invece una disposizione più ampia e più chiara (si fa per dire) ha ordinato tra le molte altre cose anche la chiusura degli spettacoli dal vivo, dei teatri e dei cinema laddove non consentano uno spazio interpersonale di un metro agli avventori (persiste invece l'obbligo di chiusura nelle regioni citate precedentemente).

Le sale dunque possono rimanere aperte se lasciano due sedili a destra e a sinistra di ogni posto assegnato (totale 120 cm) e un sedile vuoto avanti e dietro ogni spettatore, funzionando così circa al 30% del proprio potenziale. La stima l’ha fatta Mario Lorini, presidente ANEC, associazione che riunisce gli esercenti che da quando è partita l’Emergenza Coronavirus si sta adoperando per capire, mediare, fare pressione e cercare di salvare il salvabile per gli associati, cioè gli esercenti. Da ieri l’ANEC lavora di concerto con il Ministero per capire come vada interpretata la norma: “Le sale sul territorio sono di tutte le fogge grandezze e larghezze”, dice, “alcune hanno posti assegnati elettronicamente, altre no, alcune sono a conduzione familiare altre sono di multinazionali. Tutte però devono capire cosa poter fare. Servono le bocce igienizzanti ma bisogna anche capire chi farà i controlli, è presto per parlare, ci sono tantissime cose da capire”.

Non c’è solo la questione spazio infatti: “La norma parla di distanza interpersonale e questo vale anche per una coppia sposata?” continua Lorini. Il punto è che la situazione è in continuo cambio ed evoluzione. Le sale dovrebbero rimanere in questa condizione fino al 3 aprile, secondo la norma, ma nulla vieta, se l’emergenza non dovesse migliorare, che il provvedimento venga prolungato. “Io una cosa posso garantire: che noi faremo di tutto, programmeremo i film di catalogo, i classici se necessario!”, conclude.

Tuttavia all’orizzonte un’idea già c’è secondo l’ANEC: “La speranza è che quando potremo ripartire finalmente non saremo impreparati. È già da un anno e mezzo e più che anche attraverso Moviement stiamo lavorando sull’estate, adesso faremo di tutto per velocizzare le operazioni che l’anno scorso hanno già dato importantissimi risultati e faranno bene alla ripresa. Quando ci saranno le condizioni minime per tornare a una situazione normale saremo pronti”.

4 - No Time to Die

Quello che si capisce è che l’estate potrebbe essere un buon momento per recuperare i molti film ora rimandati, evitando che affollino la già affollata stagione autunnale come invece ha fatto No Time To Die (spostatosi a novembre a livello globale).

Perché se le sale rimangono chiuse di certo i distributori non escono con i film più importanti. 01 Distribution aveva inizialmente rimandato il suo Volevo nascondermi, fresco di premio a Berlino, ma è tornata sui suoi passi: il film è andato in sala lo stesso l'altroieri, pur sapendo che avrebbe incassato molto poco. Lo stesso non hanno fatto Si vive una volta sola di Carlo Verdone o Cambio tutto con Valentina Lodovini. Il punto è che se già le chiusure affaticano le sale, lasciarle senza film le condanna a morte, tuttavia molte distribuzioni non possono proprio permettersi un ritorno troppo basso da film che potrebbero sostenere la loro intera stagione. Parliamo infatti di un box office che è arrivato al minimo della nostra storia e che ieri ha fatto segnare -89% d’incassi rispetto ad un anno fa.

Dall’altro lato le major americane ovviamente si stanno attrezzando per spostare in avanti i loro film più grossi, ma per fortuna sono anche le prime a poter sottoporre alle sale la parte meno clamorosa e meno potente del proprio catalogo, così che queste abbiano materiale per rimanere aperte. Warner Bros., che da noi distribuisce anche i film Sony, aveva inizialmente rinviato The Grudge, Un amico straordinario e Charlie’s Angels. Salvo poi decidere di uscire, ieri, con The Grudge per “aiutare a tenere la macchina accesa”.

Lo stesso ha fatto Universal che se da una parte vuole tutelare uscite come L’Uomo Invisibile, dall’altra ha preso un titolo con minori speranze d’incasso come Queen & Slim e da aprile e l’ha spostato a questa settimana. Entrambe le società non rilasciano dichiarazioni perché le loro strategie sono solo parzialmente decise in Italia e vanno sempre concordate con la sede centrale, le quali al momento hanno problemi molto grossi. La Cina è il secondo mercato del mondo e versa in una situazione peggiore dell’Italia. Alcuni dei film che possono determinare da soli l’andamento di un’intera stagione, come Fast & Furious 9, hanno un’uscita prevista entro i prossimi due mesi e qualcosa andrà fatto. Come del resto qualcosa dovrà decidere Disney con Mulan e Black Widow.

Come noto, inoltre, le major hanno anche problemi a lungo raggio perché il coronavirus blocca molti set, diversi dei quali in Italia. Ma questa è un’altra storia.

Intanto Eagle Pictures, la distribuzione più importante tra gli indie italiani che da poco ha acquistato i diritti per la distribuzione in sala dei film Paramount (tra cui Top Gun: Maverick e il prossimo Mission: Impossible), ha deciso di partire comunque con le riprese del suo secondo film da produttore, Sul più bello. Sono in ballo e ballano, è la parafrasi della mossa. Ma dal lato distributivo è probabile che anche loro rimanderanno alcune uscite a momenti migliori: “C’è poco da fare, se le sale sono chiuse i film non possono essere distribuiti” dice Roberto Proia che di Eagle è executive director, theatrical distribution and production e concorda con l’ipotesi avanzata da Lorini secondo la quale alcune uscite ora rinviate potrebbero essere recuperate d’estate. Eagle del resto ha già in passato puntato sul rilancio dell’estate e per quest’anno aveva diversi film previsti per quei mesi come Top Gun: Maverick e Spongebob 2: “Con 30 film da distribuire non possiamo trascurare l’estate. Detto ciò, se questo stato di emergenza si prolunga, quando terminerà la ricaduta economica su noi distributori sarà devastante”. E non solo su di loro.

Si tratta di una situazione effettivamente mai affrontata prima, resa più grave dalla difficoltà per tutti nel capire cosa accadrà. Non è solo che distribuzione ed esercizio (ma ad un certo punto anche produzione) devono rivedere i loro piani ma soprattutto che non lo possono ancora fare perché non è chiaro a nessuno cosa possa accadere.

A tal proposito il 28 febbraio l’industria del cinema, ovvero ANICA, esercizio, festival (ci sono anche loro e anche loro stanno saltando uno ad uno) e tutti i comparti hanno incontrato il ministro Dario Franceschini per chiedere lo stato di crisi. Sono passati 7 giorni e la richiesta ha più senso di prima. Si tratta di sbloccare fondi e aiuti per le imprese. Il presidente dell’ANICA Francesco Rutelli, dalle pagine del Sole 24 ore, ha poi ribadito la richiesta ricordando l’urgenza e mettendo pressione tramite la stampa al ministro per una soluzione che sia soprattutto rapida.

Perché se non è chiaro se il 3 aprile effettivamente le sale potranno tornare a piena potenza, ancora meno lo è quando il pubblico sarà pronto per tornare ad andare al cinema.

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