eFootball potrebbe essere migliore, ma ha indubbie potenzialità | Speciale

Il debutto di eFootball non è stato dei migliori, ma la piattaforma di Konami ha del potenziale: basterà per contrastare l’ondata di meme?

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Come abbiamo già accennato qualche giorno fa, in un articolo dedicatoeFootball allo stato attuale ha ben poche chance di spuntarla nei confronti del diretto avversario, il meglio equipaggiato FIFA 22, il quale, va tuttavia sottolineato, non è apripista di alcuna potenziale rivoluzione nell’ambito delle simulazioni calcistiche e non solo, traguardo ambizioso a cui invece aspira la produzione nipponica.  

Quello della piattaforma di Konami, ad ogni modo, non è stato un esordio che lascia ben sperare. Dovessimo basarci sull’esperienza accumulata con Anthem, giusto per tirare fuori l’esempio più eclatante, potremmo già intonare il de profundis per l’esperimento del publisher giapponese, già marchiato con la lettera (o per meglio dire il numero) scarlatto nelle recensioni degli utenti su Metacritic, voti che ad oggi oscillano tra lo 0.2 e l’1.1.  

Eppure non è tutto da buttare, un po’ come non lo era per il GAAS di Bioware, del resto. La creatura è sicuramente prematura, Konami in questo senso ha comunque voluto correre dietro a FIFA non concedendogli una finestra di lancio totalmente priva di concorrenza, ma sotto le macerie di una fan base che sta già demolendo eFootball a suon di meme c’è vita, un piccolo germoglio che solo il tempo ci dirà se avrà modo e possibilità di fiorire.  

La simulazione nipponica, di fatto, si pone in forte contrasto rispetto a FIFA 22 per quanto concerne il puro gameplay. Laddove Electronic Arts pone al centro l’atleta virtuale, eFootball fa ruotare qualsiasi cosa attorno alla palla. L’Unreal Engine 4, se ha qualche complicità nella tragicomica deformazione dei volti e dei corpi di Cristiano Ronaldo e compagnia bella, è certamente riuscito nell’intento di restituire alla sfera reazioni e movimenti assolutamente credibili, slegati da qualsiasi algoritmo preimpostato.  

Se ne ha una prova empirica, banalmente, nelle rimesse dal fondo. Nel sistemarsi il pallone davanti a sé, il portiere non lo rilascerà mai due volte nella stessa ed identica posizione. Se in questo caso si tratta di un semplice orpello estetico invisibile ai più, sul campo di gioco si apprezza la gestione della fisica nei rimpalli, nei contrasti, così come nei passaggi lunghi e nei tiri ovviamente. La spiacevole e irreale sensazione di quell’effetto colla tra giocatore e sfera, in poche parole, non esiste più. 

Saremmo di fronte al Santo Graal delle simulazioni calcistiche, la feature che scardinerebbe il sospetto di procedere in realtà su tanti sentieri preimpostati, posti l’uno di fianco all’altro, non fosse che la gestione dei modelli poligonali risulta goffa, macchinosa, gestita da un’I.A. che spesso e volentieri si dimostra limitata ed ancorata a costrizioni insormontabili.  

Necessaria premessa: le intuizioni alla base del sistema responsabile del movimento di ogni giocatore sul campo sono figlie di fini intenditori di calcio, esperti determinati a regalare all’audience un’autentica simulazione del tutto sorda a qualsiasi influenza arcade.  

Lo scatto, tanto per cominciare, esattamente come nella realtà, va dosato, alternato, riservato a momenti specifici della manovra offensiva. In eFootball, infatti, il comando non coinvolge solamente il giocatore che lo effettua, ma influenza direttamente il movimento del pallone, pallone che, lo ricordiamo, ora si comporta come un corpo estraneo rispetto a quello dell’atleta stesso. Ciò significa che scattare inclinando in una certa direzione lo stick analogico si traduce automaticamente in un allungo, in un primo tocco che potenzialmente può imprimere immediatamente profondità all’offensiva, ma che al contempo può facilmente tradursi in una palla regalata agli avversari.  

Premere continuamente il trigger, senza carpirne appieno le conseguenze che ha sulla gestione del pallone, significa perdere continuamente il possesso, gettare all’aria occasioni da gol, sbagliare facili appoggi per i compagni.  

Al tempo stesso, non a caso, anche chi si impegna a impedire il gol può sfruttare sia lo scatto, sia il contrasto, affidato al trigger sinistro, per difendere la porta. Anche in questa fase della partita, tuttavia, diventa fondamentale capire l’approccio tattico necessario per rendere la manovra efficace. Come nel calcio reale, in primis bisogna chiudere le linee di passaggio, fare scudo allo specchio della porta, creare separazione con il corpo tra l’avversario e la palla. Cercare la rubata automatica e rapida significa farsi saltare puntualmente, sebbene il contrasto aiuti e non poco ad infastidire ed impedire i movimenti dell’avversario.  

Purtroppo, come anticipato, queste ottime premesse, queste brillanti idee di design, che rendono eFootball sulla carta un gioco di calcio dai ritmi ragionati e dalle immense potenzialità simulative, si scontrano con problematiche piuttosto evidenti nella gestione fisica dei modelli poligonali, oltre che nell’I.A. di compagni e avversari.  

Se nei contrasti la sfera mostra reazioni credibili, a discrezione dell’engine i corpi si piantano sul posto o rimbalzano in modo assolutamente surreale. Permane un fastidioso senso di pattinamento lungo tutto il campo. Nonostante i cambi di direzione della palla, gli atleti spesso e volentieri proseguono noncuranti sulle loro traiettorie preimpostate, impedendo persino al videogiocatore di modificarne l’andamento in qualsiasi modo. I compagni di squadra spesso non seguono la manovra, mentre l’I.A. avversaria si incaponisce in infruttuosi e folli passaggi corti a pochi metri dall’area piccola.  

Giocando a eFootball si ha più volte la sensazione di avere a che fare con un mostro di Frankenstein: alcune cose puntano con decisione al futuro, altre sfigurerebbero persino una generazione di console addietro. 

 

Se la gestione della palla ha del miracoloso, se le idee di design legate allo scatto e al contrasto evolvono il gameplay, i già citati bug grafici, un’I.A. limitata e diverse problematiche per quanto riguarda i movimenti dei modelli poligonali deturpano e mortificano un progetto che non può dirsi soddisfacente in termini prettamente ludici.  

Come se non bastasse, ad oggi eFootball si presenta al pubblico con due sole modalità di gioco. La partita secca, contro la CPU o in multiplayer, locale o online che sia, scegliendo tra sole nove squadre. Il Worldwide Clubs in cui i team selezionabili diventano molti di più, segno che il database di eFootball PES 2021 non è andato perduto per sempre, ma che attualmente si limita a mettere in palio un certo quantitativo di punti virtuali ad ogni vittoria, al momento inutilizzabili in alcun modo. Manca qualsiasi senso di progressione insomma, così come una modalità degna di questo nome. 

Difficile al momento prevedere il futuro della piattaforma. Tutto dipenderà dall’impegno di Konami, alla sua determinazione nel portare avanti il progetto, seguendo alla lettera il programma di aggiornamenti e potenziamenti promessi. Gli utenti, tra meme e recensioni su Metacritic, si sono già largamente espressi. Se si eviterà un nuovo Anthem, insomma, lo si dovrà solo alla testardaggine di Konami, consapevole di avere tra le mani una simulazione potenzialmente convincente, attualmente rotta e incompleta, risoluta a fare di tutto per ribaltare il giudizio dei fan.

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