Editoriale - Dieci anni di Xbox - American Dream
A dieci anni dal lancio della prima console Microsoft, la nostra retrospettiva.
Dieci anni.
Oggi Xbox (intesa come marchio) domina il mercato videoludico americano, Halo - la sua esclusiva più caratterizzante - rimane stabile ai primi posti della classifica dei migliori incassi della storia e Xbox Live, con i suoi 40 milioni di utenti paganti, oltre ad essere la piattaforma di gioco online più usata al mondo, ha definito lo standard cui tutti i competitor stanno tentando, con alterni risultati, di raggiungere. Insomma, niente male per una console che, secondo Forbes:
rischia[va] di diventare il più grande fallimento di Microsoft.
Al momento del lancio, Xbox era la console in assoluto più semplice programmare fra quelle presenti sul mercato, priva dei bizantinismi tecnici di Playstation 2 (con i suoi due processori da gestire in parallelo) e più mainstream di Gamecube che, a causa dell’architettura PowerPC risultava meno facile per i programmatori cresciuti a C++ e Visual Basic. L’archietettura Celeron/nVidia che muoveva i poligoni a schermo era, di fatto, un pc di fascia media iperottimizzato per il gioco e, per questo motivo, gli sviluppatori trovarono immediatamente semplice portare i loro prodotti sulla nuova piattaforma, senza bisogno di costose riscritture. Dieci anni dopo, nonostante Xbox 360 si sia convertita ai chip Power, Microsoft ha dimostrato come il suo approccio si sia rivelato vincente e l’ha esteso anche agli sviluppatori homebrew.
Ad oggi, infatti, il tool kit per sviluppare su XBLA è quanto di più evoluto un appassionato possa usare per creare titoli di livello professionistico senza bisogno di spendere una lira per acquistare devKit o licenze d’uso. Inoltre, grazie all’uso comune delle librerie DirectX, il passaggio da PC a console è stato reso quasi automatico, rendendo lo sviluppo molto meno costoso. Se ai tempi, con Playstation 2 dominatrice assoluta del mercato, questa strategia poteva non avere senso, oggi Xbox 360 vanta una resa migliore in praticamente tutti i titoli multipiattaforma ed è diventata la piattaforma standard per lo sviluppo di tutti i giochi non in esclusiva.
Tuttavia la storia di Xbox non è stata solo una sequela di successi: all’inizio, quando la console costava ancora oltre 600 dollari (un milione e seicentomila lire in Italia), Microsoft si vide costretta prima a un repentino taglio di prezzo, poi ad “indennizzare” gli early adopter con alcune regalie di consolazione, successivamente il pad venne ridisegnato completamente per venire incontro alle esigenze dei mercati europeo e nipponico, infine non si può non menzionare il clamoroso flop della console in Giappone dove, ancora oggi, non riesce a superare il quinto posto, venendo battuta addirittura da PSP e Nintendo DS.
Dal punto di vista del software, Microsoft ha creato quasi dal nulla i suoi Game Studios, grazie ad un’oculata politica di acquisti che, prima gli ha garantito l’esclusività sul brand di Halo e sul lavoro di Bungie (il matrimonio finirà nel 2010 in circostanze non del tutto chiarite), poi gli ha permesso di portare con sé alcuni grandi developer europei ed americani come Lionhead (e soprattutto il suo frontman, Peter Molyneaux, che giusto settimana scorsa ha lasciato Microsoft per dedicarsi allo sviluppo indie) ed Epic Games. Anche qui, tuttavia, alcuni passi falsi sono destinati a rimanere fra storia e leggenda, come il tentativo di acquistare in blocco Nintendo. Su questa vicenda circola nell’ambiennte un aneddoto ormai vecchio di qualche anno, ma mai del tutto smentito: pare che intorno al 1999, Steve Ballmer (all’epoca AD di Microsoft, oggi Presidente) abbia iniziato dei contatti diretti con l’allora presidente - ma sarebbe meglio dire shogun - di Nintendo, il mitico Hiroshi Yamauchi, per l’acquisto della compagnia; Yamauchi, un giapponese tradizionalista e molto orgoglioso, poco incline alla “spontaneità” americana, nonostante all’epoca Nintendo navigasse in pessime acque, dopo il fallimento del Nintendo 64, pare fu talmente scioccato dall’arroganza di Microsoft da dire in faccia a un basito Ballmer:
Steve, se pensi di comprare la mia azienda puoi anche venire qui e succhiare le mie ***** gialle.
Alla fine Microsoft non acquistò Nintendo ma riuscì a strappargli una delle sue first party più prestigiose, Rareware che, a partire dal 2001, si impegnò a portare i suoi nuovi progetti su piattaforma Microsoft. Tuttavia, e qui forse il vecchio shogun ci aveva visto giusto, lo studio inglese, una volta perso l’input creativo e il controllo di Kyoto, non è più riuscito a produrre un solo gioco capace di rivaleggiare con i capolavori del passato. Tuttavia a Redmond non si sono persi d’animo e, esattamente come nel campo dell’hardware, hanno investito in molti nuovi progetti, fino a raggiungere l’eccelenza in molti generi ludici una volta dominati dai giapponesi: Forza Motorsport, alla sua quarta iterazione in cinque anni, ha surclassato Gran Turismo (alla quinta iterazione in quindici anni), Gears of War ha definito il canone per gli action del XXI secolo e Halo non c’è neppure bisogno di ricordarlo. In anni recenti l’unico vero errore di Microsoft è stato rinunciare all’esclusività della trilogia di Mass Effect, dopo un primo episodio amatissimo dalla critica ma un po’ sottotono per quanto riguarda le vendite. Una volta che Microsoft si è tirata indietro, EA ne ha approfittato per comprare BioWare e poi sappiamo com’è andata a finire la storia.
Chiudendo questa breve retrospettiva, non possiamo non ammettere come l’arrivo di Microsoft abbia portato una boccata di novità in un settore che rischiava di fossilizzarsi su un monopolio eterno da parte di Sony, con una totale subalternità delle produzioni occidentali a quanto viene deciso in Giappone. Xbox ha dato il via a una nuova era, permettendo lo sviluppo delle terze parti (EA ed Activison non avrebbero avuto una tale crescita con una Playstation 3 al 90% del mercato), l’arrivo in tutte le case del gioco online e, soprattutto, ridando valore al software, coerentemente con la vecchia e mai abbandonata convinzione di Bill Gates, il quale ha sempre sostenuto che:
L’hardware è solo un mezzo, la differenza la fa il grande software...
Buon compleanno Xbox, dunque, sperando che i prossimi dieci anni siano divertenti, interessanti e impegnativi come i primi dieci.
Chiudiamo l'articolo con un video d'epoca in cui Bill Gates insieme a The Rock svela la prima Xbox e una bella infografica fatta da Gamerant