Edgar Allan Poe al cinema: fantasma che segue i registi, visione che li ispira, nome in locandina
Edgar Allan Poe al cinema è uno degli autori più trasposti e anche uno dei più traditi. Autore che ispira, ma anche personaggio di molti film
Sono almeno 150 le opere tra film e serie TV direttamente ispirate dalle opere di Edgar Allan Poe. Sono ancora di più se si contano i cortometraggi, gli adattamenti amatoriali, o le trasposizioni indirette. Quelle che nascondono la propria fonte, ma che, senza i suoi racconti, non sarebbero mai venute alla luce.
La vita di Edgar Allan Poe al cinema
Sin dalle origini del cinema il nome di Edgar Allan Poe è stato uno strumento di marketing sopraffino. La sua figura di autore maledetto, tormentato da visioni e accompagnato dalla morte, era un personaggio tanto forte quanto quelli dei suoi romanzi. Il primo a farne un biopic (o meglio a renderlo protagonista di una storia) fu Griffith, con un cortometraggio muto intitolato proprio Edgar Allen Poe. La data è il 1909. C’è lo scrittore, indigente, disperato al capezzale della moglie Virginia Clemm malata. Un corvo entra nella stanza e si posa sopra il letto della donna ispirando Poe a scrivergli la poesia che oggi conosciamo come, appunto, “Il corvo”. Griffith tornerà sui suoi romanzi con Ragnatela (The Avenging Conscience), film del 1914, basato sul racconto breve Il cuore rivelatore.
Anche Nella stretta morsa del ragno, film del 1971, usa questo stratagemma. Klaus Kinski interpreta lo scrittore che confessa a un giornalista che ciò di cui scrive è reale. James McTeigue e John Cusack l’hanno reso protagonista di un thriller costruito attraverso le sue opere in The Raven. C’è un serial killer a piede libero che si ispira ai suoi scritti e che, a sua volta, ispira i successivi. Poe collabora con la polizia per scoprire la sua identità. Una carriera da detective anche nel recente The Pale Blue Eye - I delitti di West Point di Scott Cooper con Christian Bale. Lontano dal biopic, Poe diventa un personaggio suggestivo quasi dotato di poteri.
Il nome Edgar Allan Poe, sia esso nel film o anche solo citabile in locandina è stato da sempre un ottimo strumento di pubblicità. The Black Cat di Edgar Ulmer è una storia pressoché autonoma, se non per pochi punti di trama, ma cattura l’attenzione del pubblico facendo riferimento al celebre racconto. La città dei mostri di Roger Corman, datato 1963, è stato venduto come un film del ciclo di adattamenti da Poe, ma in realtà è molto più debitore a Il caso di Charles Dexter Ward di Lovecraft.
Le storie più saccheggiate dal cinema
Oltre ai già citati Il Corvo e Il gatto nero c’è ovviamente La caduta della casa degli Usher tra i titoli più adattati. Jean Epstein collaborò con Luis Buñuel per il suo film sugli Usher del 1928 intuendone il potenziale visivo e sperimentale. Un altro grande classico è The Pit and the Pendulum, di cui è particolarmente celebre l'omonima versione di Corman del 1961 con sceneggiatura di Richard Matheson. Anche Il cuore rivelatore è tra le opere che più hanno ispirato i registi ricevendo ben 14 adattamenti cinematografici.
Si può tracciare una linea netta tra i film che usano gli scritti di Poe come struttura entro cui ambientare la propria trama più o meno fedelmente, e quelli che utilizzano i suoi spunti per poi andare altrove, concentrandosi però sulla creazione di un'atmosfera gotica. Spesso i suoi testi sono utilizzati, ma ancora più spesso sono messi nel titolo e poi ignorati nello svolgimento.
Nel 1929 la Universal di Carl Laemmle Jr. stava conquistando un pubblico giovane con i film dedicati ai mostri. La grande fonte di ispirazione erano i libri, da cui acquistavano i diritti. Oltre a Frankenstein e Dracula, la Universal acquisì I delitti della Rue Morgue. Più che la trama gli occorreva la fama da autore maledetto di Poe da sbandierare in locandina e all’inizio del film. In Il dottor miracolo resta ben poco del tratto rivoluzionario della storia, ovvero l’indagine del detective. L'opera è invece un classico film di mostri ed esperimenti di persone malvagie come quelli che funzionavano all'epoca.
Poe è un autore capace di suggestionare a partire dal suo nome e dalla sua fama, senza bisogno di fedeltà nell’immaginario. Una fonte inesauribile da cui attingere idee… per poi farne quello che si vuole. Il pressbook del film The Raven (1935) prodotto dalla Universal stimolava la stampa a tracciare un parallelismo tra il vero Poe e il personaggio interpretato da Bela Lugosi, Richard Vollin. Geni malati, dalla mente allucinata e senza morale, capaci di assistere ai peggiori orrori. Era l'autore, più che la storia, a giustificare la visione.
Edgar Allan Poe c’è… anche se non lo si vede
Le storie di detective devono tutto a I delitti della Rue Morgue. È grazie a questo racconto pubblicato nel 1841 che il genere ha iniziato a trovare la sua forma. Le storie sulle indagini non erano una cosa nuova, ma per la prima volta la narrazione si concentrava interamente sulla tecnica investigativa, sui pensieri e sui dettagli notati dall’investigatore protagonista Dupin.
Il primo vero adattamento può essere considerato il film Sherlock Holmes and the Great Murder Mystery del 1908, andato però perduto. La trama corrisponde a quella di I delitti della Rue Morgue ma il protagonista non è Dupin, bensì il personaggio di Arthur Conan Doyle. La rivalità tra i due detective si era già manifestata diciassette anni prima del film quando, nel romanzo Uno studio in rosso, Watson dice a Holmes che quest’ultimo gli ricorda proprio il Dupin scritto da Edgar Allan Poe. Lui risponde di avere, in confronto, capacità molto maggiori.
Il modo di indagare, lo stato un po’ allucinato e ossessivo di tutti i detective che verranno, deve molto a questo racconto. Anche cinematograficamente parlando, il recente Assassinio a Venezia, tratto liberamente da Agatha Christie, è girato con un tono da horror gotico che molto deve al Poe.
Altre influenze
Tra il 1960 e il '64 Corman girò otto film liberamente tratti dai suoi romanzi. Tutti hanno in comune la presenza di Vincent Price come mattatore. I vivi e i morti (House of Usher) fu un titolo chiave per la sua carriera, trovando il mostro di turno (obbligatorio per il genere) nella casa stessa. Fu un grande successo.
Tra i molti maestri che incontrarono gli incubi di Poe ci furono anche Lucio Fulci con Il gatto nero e, con lo stesso titolo, anche Dario Argento nel film a due episodi girato con Romero Due occhi diabolici. Anche Federico Fellini si è cimentato in un mediometraggio tratto da Mai scommettere la testa con il diavolo nel trittico Tre passi nel delirio. Il suo Toby Dammit segue un inconscio richiamo in un sogno di ebbrezza e delirio.
Eppure, osservando i tanti titoli che lo interpellano direttamente, si capisce come l’influenza di Edgar Allan Poe sia murata nelle fondamenta di molti horror contemporanei, come un suo personaggio. Fantasma che segue i registi, visione che li ispira. La sua mano si vede quando il terrore è meno puro, ma lascia spazio a un’inquietudine psicologica. Quando l’ignoto è anche poesia, o il senso della ricerca di un delitto è trovare se stessi. Da The Others a The Terror (molto vicino a Le avventure di Arthur Gordon Pym) fino alle parodie, alle versioni per bambini, arrivando persino al nuovo filone di horror d’autore, Edgar Allan Poe ha dimostrato ciò che era sotto gli occhi di tutti. In ogni racconta storie, c’è un po' di lui.
Fonti:
Paul Woolf: "The movies in the Rue Morgue: adapting Edgar Allan Poe for the screen”
Criterion
The Poe Cinema
Edgar Allan Poe and his influence on modern horror movies