E3 2017, Nintendo e Microsoft verso il futuro, Sony è in un favoloso presente
Un E3 qualitativamente notevole, nonostante siano mancati i picchi visti in altre edizioni della fiera losangelina
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Non ci sarà stato uno Shenmue III, nonostante a distanza di due anni dal roboante annuncio non si sia visto praticamente nulla, mancherà all’appello un titolo dal potere mediatico del calibro di Final Fantasy VII, anche qui valgono le stesse premesse, fatichiamo a digerire l’ennesima assenza di Half-Life 3, F-Zero e di un Dreamcast 2, ma c’è davvero poco di cui lamentarsi, tanto più che abbiamo avuto il piacere e l’onore di assistere al battesimo ufficiale di una console nuova di pacca: la portentosa Xbox One X, che paga lo scotto di avere un nome che sembra uno scioglilingua.
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Durante la conferenza della casa di Redmon, nessuno si è strappato i capelli dall’esaltazione, tanto più che le specifiche tecniche della nuova nata erano già state svelate mesi addietro, eppure, più di ogni altro produttore hardware, ha imposto, sotteso ed esplicitato una linea politica e strategica innovativa, certo rischiosa, difficilmente comprensibile se analizzata con gli attuali strumenti di valutazione di cui è equipaggiato l’appassionato contemporaneo.
Il discorso, infondo, è sempre lo stesso: Microsoft aveva una visione ben precisa, un concept fortissimo ai tempi della presentazione di Xbox One, purtroppo sabotato e goffamente cambiato al volo dopo aver ricevuto i feedback negativi dal suo potenziale audience. Ora che i tempi sono maturi, ora che il colosso americano sembra definitivamente decisa ad abbandonare la strada del gaming in senso classico, ecco che, lentamente, viene riproposta l’idea di una macchina, di un ecosistema di macchine, che condivideranno un unico catalogo, uno store, una serie di app. Xbox non vuole più essere una console, quanto un servizio, una branca di Windows 10 pensata per l’intrattenimento a tuttotondo. Ecco perché è importante il 4K, per i videogiochi, ma anche per Netflix; ecco perché è fondamentale Xbox Game Pass, che strizza l’occhio ai moderni servizi di contenuti in streaming; ecco l’importanza ricoperta dalla retrocompatibilità, perché i videogiochi devono iniziare a superare il concetto di formato e di generazioni di console, per prolungarne lo sfruttamento e la fruizione nel tempo.
Il progetto è molto ambizioso e non privo di sacrifici, naturalmente. Dove sono finite le grandi IP? Dove sono finiti gli Halo e i Gears of War? Dove è finito Scalebound? Fagocitati, eliminati, assorbiti per ottenere questo risultato, raggiungibile solo grazie al supporto delle terze parti, ingolosite dalle sconfinate potenzialità di Xbox One X, ma, soprattutto, da un habitat che condivide sempre più regole con il PC-gaming. Nessun tripla A, dunque, quanto il pieno supporto a grandi e piccoli publisher, pronti a regalare a Microsoft le migliori versioni delle loro killer application, quando non piccole perle che ruotano attorno al panorama indie, come il già intrigante The Last Night.
Anche Nintendo, naturalmente e inevitabilmente, guarda al futuro. Lo fa, una volta tanto, con pacatezza, senza stravolgere e rivoluzionare i paradigmi dell’industria. Del resto, Nintendo Switch è già sul mercato, ha già dimostrato empiricamente la bontà del concept che ne ha dato i natali. La Grande N, durante questo E3, quasi sottovoce, ha voluto riconfermare il cambio generazionale in atto da qualche anno, diventato evidente con l’insediamento di Tatsumi Kimishima a capo dell’azienda.
Dopo aver ufficialmente affidato la saga di The Legend of Zelda al “giovane” Eiji Aonuma, con i risultati che tutti conosciamo bene, la casa di Kyoto ha tutte le intenzioni di reinventare un altro classico: Super Mario. Odyssey, da quanto abbiamo potuto vedere, stravolge praticamente tutti i canoni della saga, a partire proprio dall’art design, dall’ambientazione di riferimento dell’avventura. Mario + Rabbids Kingdom Battle, pur sviluppato da un team interno di Ubisoft, riconferma la volontà di Nintendo di giocare con le sue IP, frantumando quell’intransigente isolazionismo che, in passato, è costato carissimo alla multinazionale. Yoshi, dal canto suo, prosegue nella sua personalissima ricerca di nuove soluzioni, stilistiche e non solo, da applicare al genere dei platform.
Metroid, in questo senso, rappresenta l’immagine più efficace per riassumere il concetto. Metroid Prime 4, tanto per cominciare, pare non sarà sviluppato da Retro Studios, ulteriore segnale di cambiamento. Metroid: Samus Returns, dal canto suo, non si limiterà ad aggiornare graficamente un grande classico dell’era Game Boy, ma rappresenterà a tutti gli effetti un tributo stesso alla saga, all’evoluzione subita negli ultimi anni. Proprio per questo ritroveremo le atmosfere dei Prime, verranno adottate soluzioni di level design trapiantate da Fusion e, soprattutto, il combat system si arricchirà persino di mosse corpo a corpo in pieno stile Other M.
[caption id="attachment_174314" align="aligncenter" width="600"] Impossibile non ascrivere tra i best of show il promettente Anthem, FPS co-op prodotto da Electronic Arts.[/caption]
Forte del suo passato, rinvigorita dal suo promettente presente, Nintendo, in questo E3, ha voluto ribadire il suo rinnovato desiderio di mescolare le carte in tavola, consapevole che solo chi non resta fermo, sopravvive.
In tutto questo, Sony ha giustamente giocato in difesa, forte di un dominio che nell’immediato futuro non potrà che rafforzarsi a colpi di roboanti esclusive. God of War, Uncharted: L’Eredità Perduta, l’espansione di Horizon Zero Dawn, lo stesso Days Gone, per quanto abbia ancora molto da dimostrare, valgono come manifesto, come dichiarazione d’intenti del publisher nipponico, desideroso di non mollare la presa su ciò che già stringe saldamente.
Il remake di Shadow of the Colossus, inoltre, ha sancito l’ennesima scelta politica di Sony, in totale controtendenza alla retrocompatibilità senza compromessi voluta e promossa da Microsoft. Innegabile, tuttavia, scorgere in questa scelta, quella delle remastered puntuali e cicliche, tutti i limiti e le incongruenze di una strategia destinata, presto o tardi, al collasso.
Peccato, perché a Sony sarebbe bastato davvero pochissimo per imbrigliare, oltre al presente, anche il futuro nella sequela di annunci che si sono rincorsi durante la sua conferenza dell’E3. Non che ci aspettassimo davvero una nuova PS Vita, né avremmo mai desiderato anche solo un antipasto di ciò che sarà PlayStation 5, ma perché dedicare così poco spazio (e fiducia) al PlayStation VR, periferica che, nonostante tutto, sta comunque macinando discrete cifre di vendita?
Skyrim VR e l’intrigante The Inpatient sono meglio di niente, ma si vede che manca il coraggio, un coraggio che invece non è affatto mancato, in tempi recenti, ad Ubisoft che, con prodotti come Werewolves Within e Star Trek: Bridge Crew, ha tracciato un probabile e sostenibile futuro per la realtà virtuale.
[caption id="attachment_174313" align="aligncenter" width="600"] Tra i momenti più esaltanti dell’E3 vale sicuramente la pena citare la presentazione di The Evil Within 2. Non vediamo l’ora di essere terrorizzati dalla produzione Bethesda.[/caption]
Oggi più che mai, è inutile, per non dire controproducente, cercare forzatamente un vincitore di questa bellissima edizione dell’E3. Tutti i produttori di hardware, ottimamente supportati da publisher quanto mai attivi e attenti ai nuovi trend dell’industria, a modo loro hanno dimostrato di sapersela cavare, sancendo i veri trionfatori di questa fiera: i videogiocatori, gli unici che, portafogli permettendo, potranno godersi senza alcun problema le piattaforme e i tantissimi giochi che invaderanno presto o tardi il mercato.