[E3 2015] Speciale - Considerazioni finali
Un breve riassunto su quanto visto all’E3 2015
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Ubisoft, Electronic Arts, Bethesda e Square-Enix, le uniche a concedersi conferenze esclusive, dal canto loro si sono limitate al “compitino”, consapevoli di non poter far altro che presentare, al meglio, il meglio che avevano. Per quanto grandi, imponenti e anch’esse coinvolte su più livelli nel grande “Game of Thrones” che fa vendere l’hardware, non hanno rinverdito o rivoluzionato i format dei propri show. Di certo, non è stato un E3 sottotono. Magari è mancata la vera sorpresa, ma i publisher si sono mossi bene, alternando inevitabili iterazioni, a piccoli e coraggiosi esperimenti. Per un nuovo Need for Speed pronto a riportarci ai (bellissimi) tempi di Underground, c’è un Unravel che ci ha più che incuriosito. Per un The Division che ha subito un ulteriore downgrade grafico e concettuale, c’è un South Park: The Fractured But Whole che promette di bissare il successo del predecessore. Difficile in ogni caso lamentarsi quando abbiamo potuto godere di una Lara Croft in splendida forma, una Faith che dovrebbe appoggiarsi agli stessi pilastri che hanno reso grande il primo Mirror’s Edge e un Doom che, dopo eoni di promesse e rumor, sembra finalmente sulla rampa di lancio. Forse avremmo preferito non renderci conto che Star Wars Battlefront sia tutto sommato una reskin (anche se resta una reskin di tutto rispetto), forse avremmo desiderato qualche dettaglio in più su Mass Effect: Andromeda, forse non sentivamo il bisogno di World of Final Fantasy, ma ora stiamo ostinatamente cercando il pelo nell’uovo.
Dall’altra parte della barricata, come dicevamo, i tre principali produttori d’hardware che in questo E3 ci hanno fatto vedere ben altro: i loro piani sull’immediato futuro, soprattutto, nascosti da un velo di annunci e presentazioni che hanno naturalmente (e giustamente) catturato l’attenzione dei fan, ma che ci hanno dato l’impressione di essere più uno specchietto per le allodole che il reale focus su cui si è incentrato lo spettacolo. L’idea, del resto, non è poi così campata in aria: se i prodotti, da soli, non bastano più, bisogna tentare l’approccio con il cliente altrove. Abbiamo avuto un assaggio di questa strategia qualche E3 fa, quello in cui Sony e Microsoft presentarono al mondo PlayStation 4 e Xbox One: da una parte avevamo il “For the players” della multinazionale nipponica, dall’altra la (caotica) offerta multimediale della casa di Redmond. All’epoca, del resto, fisiologicamente non c’erano molti giochi da far vedere e l’accento fu ovviamente posto su prestazioni e servizi.
La casa di Kyoto ha reso ancor più evidente che in passato il cambio di registro adottato per l’E3. Nel corso del Digital Event la parola chiave non è stata Mario, Zelda o Samus: quante volte abbiamo sentito Reggie o Iwata parlare di trasformazione? Già, perché Star Fox Zero, al di là del criticatissimo aspetto grafico, è una chicca, per quanto preannunciata, ma il resto è stato poco più che un antipastino, nemmeno particolarmente stuzzicante (qualcuno ha detto Metroid Prime Federation Force?). La Grande N ha insomma sacrificato lo spettacolo, probabilmente consapevole della pioggia di critiche che le si sarebbe scatenata addosso, sperando che la sua onestà intellettuale venisse quantomeno apprezzata. Non hanno fatto rivedere Zelda, non c’era un nuovo Super Mario a festeggiare degnamente il trentennale della saga, non c’era nemmeno un party game che tentasse, nuovamente, di millantare le peculiarità uniche del GamePad. Il messaggio è stato chiarissimo: finché non verrà fatta luce su NX, non ci sarà niente di nuovo da vedere, presentare, giocare.
[caption id="attachment_144315" align="aligncenter" width="508"] Tra i worst of show, invece, impossibile non citare Metroid Prime Federation Force, titolo che ha fatto andare su tutte le furie i fan della saga, tanto da convincerli a promuovere una petizione online per chiederne la cancellazione.[/caption]
Microsoft, dal canto suo, ha giocato d’astuzia, forte di una stabilità economica e strutturale di ben altro spessore rispetto a quella del concorrente nipponico. Nell’ormai evidente lotta, tutta interna, tra hardware e software, sul fronte Xbox One abbiamo assistito a un confortante e promettente pareggio. La vendita di un controller della propria ammiraglia in bundle con Oculus Rift è politica allo stato puro. Xbox Game Preview, l’Elite Controller e l’inevitabile convergenza dei device equipaggiati di Windows 10 la dicono lunga sulla ritrovata attenzione (destinata a crescere) verso il PC gaming. Halo 5, Gears 4 e Forza Motorsport 6 sanciscono la rincorsa e riscossa al predominio di PlayStation 4 nei cuori dei videogiocatori e, soprattutto, nei dati vendita mensili. In poche parole, Microsoft ha fatto di tutto e di più, arrivando persino a sbilanciarsi un po’ troppo con una demo, lievemente truffaldina, sulle potenzialità di Hololens. Dal canto nostro, abbiamo apprezzato lo sforzo, consapevoli che la casa di Redmond si stia segretamente attrezzando per salvaguardarsi da un eventuale tracollo (colposo o meno) della sezione Xbox.
Infine, Sony ha ribadito a chiare lettere quanto PlayStation sia “the best place to play”. Sorvolando sulla questione PS Vita, ormai costretta a sopravvivere dell’elemosina degli sviluppatori indipendenti, ai piani alti della multinazionale si è optato per dare forma ai sogni del popolo: scelta strategica tanto affascinante, quanto pericolosa. Dopo anni di richieste, petizioni online e rumor sul nulla, avremo finalmente il nostro remake di Final Fantasy 7, Shenmue 3, The Last Guardian, un nuovo Uncharted, che ci ha già conquistati, e persino una nuova IP di Guerrilla che unisce il fascino sci-fi dei robot, all’inestinta passione per i dinosauri. Una strategia del genere non poteva che incontrare i favori dell’audience dell’E3, ma andando oltre alla comprensibile euforia generata da certi annunci, è anche vero che una politica del genere si espone a diverse criticità: non ultima quella di oltraggiare miti del passato con la convinzione che ciò che andava bene anni fa, possa funzionare identicamente anche oggi (e il discorso è valido anche e soprattutto per The Last Guardian).
Tirando le somme, l’E3 2015 ha chiuso ben al di sopra del par. Nonostante i numerosi leak dei giorni precedenti, di sorprese ce ne sono state molte e, dopo un inizio incerto, è ormai evidente che questa “next-gen” stia per concludere il fisiologico rodaggio di cui aveva bisogno. Se i publisher hanno dimostrato di esserci, i produttori di hardware hanno dato risposte diverse, comunque tutte positive e incoraggianti. Nintendo è certamente quella che rischia di più e su cui vertono i dubbi maggiori, ma solo nel 2016, con la presentazione di NX, potremo sbilanciarsi in giudizi e ipotesi. Microsoft e Sony, dal canto loro, hanno fatto il possibile per attrarre quanti più videogiocatori dalla loro parte.
Politiche o non politiche, strategie o non strategie, è stato un ottimo e ricco E3. Dopo tanti rinvii, remake e remastered, il 2016 sarà finalmente un anno pieno di titoli da giocare e aspettare.